Azioni Carige, banca “salva” con prossimo aumento di capitale

Banca Carige? È salva, per la gioia di tutti i risparmiatori e gli investitori che hanno nel proprio portafoglio le azioni Carige, e che magari hanno guardato con (giusta) preoccupazione le vicissitudini dell’istituto di credito negli ultimi mesi.

Ad affermarlo è una parte evidentemente interessata, l’amministratore delegato Fabio Innocenzi, che intervistato dal quotidiano economico finanziario Il Sole 24 Ore rammenta come con l’emissione del bond entro la fine del 2018 e con il successivo aumento di capitale a inizio 2019, la banca si può dire “in sicurezza”.

Naturalmente, giova anche guardare un po’ oltre. Una volta puntellata la struttura solvibile di Carige, l’obiettivo è infatti quello di guardare con interesse e con maggiore consapevolezza all’aggregazione chiesta da Bce.

Amministratore delegato di Banca Carige da circa due mesi, Innocenzi ha avuto modo di chiarire al S24H diversi spunti di particolare interesse nel percorso di risollevamento dell’istituto di credito dalla crisi, e di come ha intenzione di puntare al rilancio con il presidente Pietro Modiano.

Il top manager della banca ligure spiega pertanto come l’incremento delle rettifiche sui crediti siano aumentate per poter accogliere le richieste dell’ispezione Bce, con il nuovo cda che ha dunque valutato come indispensabile effettuare una politica di accantonamenti più rigorosa, per 200 milioni di euro in più, portando al 53% la percentuale di copertura dei crediti dubbi.

Viene poi rammentato come entro fine anno sarà lanciato un bond da 400 milioni di euro (in buona parte sottoscritto dal Fondo interbancario), che a marzo 2019 verrà sostituito da un aumento di capitale di pari importo: il bond è dunque uno strumento transitorio, che verrà sostituito appena possibile con capitale primario.

Tecnicamente, spiega il manager, si tratta di un’operazione bridge to equity che, non trattandosi di un prestito convertibile, può essere assimilabile a un convertendo con due opzioni: per gli investitori privati che sottoscrivono il bond, compresi gli attuali azionisti escluso il retail, spiega Innocenzi, di fatto è come se venisse esercitato in anticipo il diritto di opzione del successivo aumento di capitale; per il fondo interbancario che si farà carico della maggior parte della sottoscrizione, invece, il ruolo è quello del garante dell’eventuale inoptato.

Qualche parola viene inoltre spesa sul rapporto con l’istituto monetario europeo: una relazione che Innocenzi definisce essere molto trasparente, nel pieno rispetto di una road map che la banca genovese sta seguendo, e che prevede entro fine mese la presentazione di un capital conservation plan già sostanzialmente noto al mercato, a cui farà seguito un altro percorso concordato di studio di un’aggregazione.

E per quanto concerne i potenziali partner di aggregazione? Innocenzi spiega che attualmente è troppo presto per poterne parlare, e che non sono stati nemmeno cercati i nomi “papabili”. È stato però affidato a UBS un mandato a 360 gradi per poter valutare soluzioni di interesse per gli azionisti, i dipendenti e i clienti.

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