auto Ferrari e grafico con crollo
Azioni Ferrari - BorsaInside.com

Nuovo ribasso per le azioni Ferrari. Dopo il grande crollo di giovedì causato dai target al 20230 più bassi delle stime della vigilia, e il rimbalzino messo a segno venerdì, nella prima di ottava la Rossa torna a soffrire. Ad un’ora dall’apertura degli scambi, infatti, il titolo è scivolato sul fondo del Ftse Mib con un ribasso dell’1,45 per cento sotto quota 340 euro. Tenendo conto che il paniere di riferimento di Piazza Affari pur non facendo vedere niente di eccezionale, sta comunque avanzando dello 0,4 per cento, è chiaro che le azioni Ferrari non solo non rimbalzano ma addirittura stanno scivolando ancora. Questa dinamica che si sta profilando nella prima parte della seduta non può che impensierire ancora di più gli investitori sia perchè è la dimostrazione che forse era troppo presto per comprare dopo il crollo successivo al Capital Markets Day 2025 e sia perchè significa che evidentemente il titolo non ha ancora del tutto scontato le implicazioni negative derivati dal mancato rispetto delle attese sui target all’esercizio 2030.

La situazione, quindi, resta molto complessa e del resto a certificare la delicatezza del momento ci hanno pensato ben sette analisti che pur confermando il rating sulla quotata, hanno deciso di tagliare il target price certificando di fatto la “crisi” del titolo. Per chi è pratico di finanza, un prezzo obiettivo più basso significa drastica riduzione del potenziale di upside rispetto ai prezzi attuali.

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I veri motivi del crollo delle azioni Ferrari

Il tonfo del titolo Ferrari e la mancata ripresa di cui oggi si sta avendo manifestazione evidente, ha scosso i mercati e sorpreso anche gli investitori più esperti. A pesare non è stato un dato negativo in sé, ma la percezione che la strategia del Cavallino Rampante sia diventata troppo prudente rispetto alle aspettative di un mercato abituato all’eccellenza e alla costante accelerazione.

Come abbiamo già accennato in precedenza, la causa principale risiede nella reazione fredda degli analisti al piano 2030: un programma giudicato realistico, ma non all’altezza della fama di un marchio che da sempre sfida i limiti. I nuovi obiettivi prevedono ricavi a circa 9 miliardi e un utile operativo di 2,75 miliardi, con una crescita media del 6% annuo. Numeri solidi, ma inferiori al ritmo del 10 per cento indicato nel precedente piano al 2026.

Il mercato, abituato a vedere Ferrari battere ogni previsione, ha interpretato questa moderazione come un rallentamento strutturale. In realtà, il gruppo guidato da Benedetto Vigna ha scelto di consolidare la propria leadership, puntando su redditività e qualità, più che sulla corsa ai volumi. La filosofia è chiara: meglio una crescita sostenibile e controllata che un’accelerazione rischiosa.

Detto questo il crollo e la mancata ripartenza sembrano essere stati condizionati anche da dinamiche tipicamente speculative. Dopo anni di rialzi vertiginosi, il titolo è cresciuto del 1660 per cento nell’arco di 10 anni, molti investitori hanno deciso di incassare i profitti mentre altri hanno approfittato della volatilità con vendite allo scoperto. In parole povere almeno una parte della borsa ha a trasformato un evento strategico in un’occasione per fare cassa.

Eppure, nel medio-lungo periodo, la visione di Maranello appare coerente. Ferrari continua a garantire margini da sogno, prevede 7 miliardi tra dividendi e buyback entro il 2030 e resta un unicum nel panorama automobilistico mondiale. E proprio da questo strano paradosso si può dedurre che il mercato stia reagendo non tanto ai numeri quanto alla fine di un sogno di crescita infinita.

Di questo cambiamento epocale, anche gli analisti ne stanno prendendo conto. In che modo? Tagliando il target price sulla Rossa.

Pioggia di downgrade di target price sulle azioni Ferrari

Da RBC Capital fino a Deutsche Bank passando per ODDO sono ben sette le case di analisi e le banche che hanno ridotto, spesso anche in modo marcato, il loro target price sulle azioni Ferrari. Unica consolazione è il fatto che in tutti e sette i casi il rating sia rimasto invariato.

Ma vediamo nel dettaglio.

RBC Capital ha deciso di mantenere il rating Buy sulle azioni Ferrari tagliando il target price a 460 euro contro i 475 assegnati a inizio agosto. Gli esperti, pur cancellando 15 euro di upside, hanno comunque confermato la la fiducia nel potenziale di lungo periodo del Cavallino Rampante. Stessa visione per Deutsche Bank, che è rimasta ottimista tagliando il target price a 500 euro per azione dai 520 euro di inizio settembre. Anche Bank of America Merrill Lynch ha preferito ribadire la raccomandazione Buy, ma ha abbassato il target a 450 euro, segnalando una minore visibilità sulla crescita a medio termine.

Più prudente HSBC, che confermando il giudizio positivo (rating buy) ha rivisto il prezzo obiettivo a 415 euro. Per finire, ODDO BHF ha optato per Outperform con target a 430 euro dando l’impressione di aver interpretato il recente ribasso come una opportunità di ingresso.

I più pessimisti in assoluto sono gli analisti di Citigroup che non solo hanno ribadito il rating a Sell ma hanno anche tagliato il target price a 340 euro, prevedendo ulteriori pressioni sul titolo dopo il piano industriale giudicato poco ambizioso.

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