La sessione di borsa di oggi è caratterizzata da una netta prevalenza degli acquisti. Il Ftse Mib, grazie anche al venir meno dei timori di una bolla AI in Usa, sta mettendo in cassaforte l’1 per cento. L’impostazione prevalente è rialzista, tuttavia ci sono alcuni titoli che non seguono il trend generale ma al contrario subiscono un ribasso. STM è il peggiore con un calo del 2 per cento ma anche Stellantis non se la passa bene visto che rimedia una flessione dell’1,8 per cento a 8,3 euro. Il “problema” della quotata automotive è che il ribasso di oggi, maturato in un contesto favorevole, annulla il tentativo di rialzo che era stato avviato appena ieri dopo una serie consecutiva di ben tre cali di fila.
Il prezzo di questa fase negativa inizia ad essere evidente anche nella performance mensile della quotata che torna ad evidenziare un calo del 6,8 per cento. Ovviamente in rosso anche le prestazioni a sei mesi, quella da inizio anno e quella su base annua. Insomma sembra essercene abbastanza per riportare in primo piano le solite paure mai sopite: azioni Stellantis di nuovo in crisi? Tenendo conto che la quotata si è oramai giocata la carta della trimestrale non è che ci sia tanto a cui aggrapparsi per comprare. Il fatto che i prezzi siano tornati ad essere bassi non è una ragione sufficiente. Putroppo c’è anche dell’altro che pesa ancora di più.
Le ragioni del pessimismo sulle azioni Stellantis
Tre elementi stanno convergendo e alimentando questa fase ribassista sulle azioni Stellantis: le criticità sulla qualità del prodotto negli Stati Uniti, le incertezze legate alla partnership con Leapmotor e, più in generale, l’attesa per un piano industriale che dovrà ricostruire credibilità strategica dopo una serie di shock reputazionali.
Soprattutto il primo punto sembra pesare tantissimo. E in effetti se c’è un segnale che il mercato teme, è proprio la ricomparsa di problemi strutturali su uno dei principali driver di crescita del gruppo: il business nordamericano. Stellantis ha annunciato nell’ultimo mese tre maxi-richiami negli Stati Uniti, coinvolgendo centinaia di migliaia di veicoli Jeep e altri modelli core.
L’episodio più recente ha riguardato 113 mila Grand Cherokee e Wrangler delle annate 2023-2024 che siono state richiamate per un rischio di incendio potenzialmente generato dalla presenza di detriti nell’area del motore. Il quadro diventa più complesso considerando gli interventi precedenti:
- 375 mila SUV Jeep richiamati a inizio novembre per problemi alle batterie che potrebbero provocare incendi;
- 298 mila veicoli interessati a ottobre da un difetto che potrebbe causare movimenti involontari del mezzo.
Per un investitore, tre richiami consecutivi in così breve tempo non sono semplicemente eventi operativi: rappresentano un potenziale campanello d’allarme sulla qualità del processo industriale e sulla governance tecnica dei marchi americani del gruppo. In un mercato dove margini e volumi sono già sotto pressione a causa della transizione elettrica e della concorrenza asiatica, la percezione di un indebolimento qualitativo può tradursi rapidamente in rischi più profondi: perdita di fiducia del consumatore, incremento dei costi di garanzia, ritardi produttivi, possibili indagini delle autorità USA.
Il risultato è un impatto diretto sul sentiment del mercato, che spesso sconta tali rischi prima ancora che si manifestino nei conti fiscali.
Il nodo Leapmotor e il possibile ingresso di FAW
Un secondo elemento che sta contribuendo all’ondata di vendite sulle azioni Stellantis è rappresentato dalle indiscrezioni su un possibile interesse del colosso cinese FAW Group ad acquisire una quota di controllo in Leapmotor, partner strategico di Stellantis nell’offensiva elettrica low cost.
Secondo gli analisti di Banca Akros, lo scenario è da considerarsi negativo per la casa guidata da Antonio Filosa. Il motivo non riguarda l’impatto immediato sui conti, che sarebbe minimo, bensì il rischio più profondo: una riduzione dell’autonomia strategica di Stellantis nell’utilizzo della tecnologia sviluppata con Leapmotor.
Il gruppo europeo conta molto su questa alleanza per accelerare il lancio di modelli elettrici di nuova generazione, più economici e competitivi rispetto all’offerta cinese emergente. Già da ottobre circolavano ipotesi su progetti congiunti tra Opel e Leapmotor per portare in Europa EV low cost — iniziative potenzialmente replicabili su marchi come Fiat.
Se FAW dovesse entrare nel capitale con influenza sulla governance, Stellantis si ritroverebbe con tre altre rogne:
- l’accesso alla tecnologia potrebbe essere limitato
- i piani produttivi europei potrebbero subire rallentamenti
- la strategia EV di Stellantis rischierebbe di perdere uno dei pilastri su cui si basa l’intero futuro industriale del gruppo
Per gli investitori un evento simile andrebbe ad aprire un inedito capitolo di rischio geopolitico. La storia dice che questa tipologia di incertezza tende a essere prezzata immediatamente nei multipli del titolo coinvolto. Non è un bel segnale.
Reputazione e piano industriale: il mercato aspetta risposte
La combinazione tra problemi di qualità e potenziali tensioni con il partner cinese sta mettendo sotto forte pressione il nuovo CEO Antonio Filosa, chiamato a gestire una fase delicatissima a pochi mesi dal suo insediamento.
La reputazione di un costruttore automobilistico, oggi più che mai verrebbe da dire, è essa stessa un asset fondamentale. I richiami negli Usa, la complessità delle partnership con la Cina e il rallentamento della domanda globale stanno imponendo un’accelerazione nel processo decisionale. Tuttavia, il mercato attende ancora il nuovo piano industriale, che sarà presentato solo entro metà 2026.
E nel frattempo? Basta guadare ai grafici per rispondere con l’incertezza strategica che si sta traducendo in premio per il rischio più elevato e in una minore propensione degli investitori a difendere il titolo nei momenti di volatilità.
Un pessimismo che riflette rischi reali e non semplici oscillazioni?
Crisi delle azioni Stellantis quindi? Forse l’espressione è un pò dura ma è un dato di fatto che, dopo i segnali di ripresa lanciati nei mesi scorsi, il mercato si attendeva ben altro e invece riecco i soliti spettri del passato.
Il ritracciamento in atto sulle Stellantis non appare quindi come una reazione emotiva, ma come la somma di tre preoccupazioni concrete:
- rischi operativi sulla qualità del prodotto
- rischi strategici sulla partnership chiave per l’elettrico
- rischi reputazionali e di governance in attesa del nuovo piano industriale
E’ vero che il titolo resta interessante per valutazioni contenute e dividendi elevati, ma lo scenario attuale richiede una prudenza agli investitori. Il rischio ora più che mai tangibile è che finchè il gruppo non offra segnali chiari di controllo sui rischi tecnici, la pressione di mercato sia destinata a restare alta.
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