L’andamento del prezzo del petrolio non deve sentirsi minacciato dalla produzione di shale oil da parte degli Stati Uniti. Ad affermalo è stato il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, nonchè attuale presidente dell’OPEC, Suhail Al Mazrouei. La sua rassicurazione vale quasi oro per i tanti investitori che sono soliti puntare sull’andamento della quotazione del petrolio poichè smentisce quasi completamente la vulgata degli ultimi mesi secondo cui il duro lavoro fatto dall’OPEC per contenere la produzione sarebbe stato reso vado dall’atteggiamento degli Usa. Ebbene, secondo il presidente dell’organizzazione tra i paesi produttori di petrolio, la decisione Usa di puntare sulla produzione di shale oil non dovrebbe mettere in pericolo la politica di contenimento della produzione di greggio. In parole povere dallo shale oil americano non ci dovrebbero essere problemi sulla tenuta dei prezzi del petrolio agli attuali livelli e, per dirla ancora più sinteticamente, la quotazione del petrolio non crollerà nei prossimi mesi a causa dello shale oil. 

Secondo il presidente dell’OPEC, la promessa fatta a maggio scorso dai paesi produttori circa il riequilibrio del mercato del petrolio potrebbe presto essere centrata. Gli squilibri tra domanda e offerta che in passato hanno causato il crollo della quotazione del petrolio, sono ad un passo dall’essere eliminati. Suhail Al Mazrouei, in una intervista sulle previsioni del petrolio concesssa a Bloomberg, ha affermato che la possibilità che la produzione di shale oil da parte degli americani nel 2018 sia maggiore rispetto a quella del 2017, è altissima. Nonostante gli Usa produrrano più shale oil, però, per il petrolio non ci sarà alcun problema. Le previsioni su un ulteriore incremento dei livelli produttivi dello shale sono sostenute dagli ultimi dati sugli impianti produttivi Usa. Appena venerdì scorso, infatti, le autorità americane avevano comunicato che la produzione di greggio settimanale per la prima volta aveva superato quota 10 milioni di barili al giorno, aprendo così la porta alla possibilià di incrementare la produzione a 11 milioni di barili al giorno nei prossimi mesi.

Gli ultimi dati confermano quindi che gli Stati Uniti non hanno alcuna intenzione di diminuire la produzione di shale oil, confermando così le previsioni del presidente dell’OPEC. Questo trend, però, non sarebbe un problema per l’andamento del prezzo del petrolio secondo Suhail Al Mazrouei. Il presidente dell’OPEC si è infatti detto molto fiducioso circa la possibilità che il mercato del petrolio possa andare in pareggio entro la fine dell’anno. 

Tutta questa fiducia mostrata da Suhail Al Mazrouei rappresenta un chiaro segnale rialzista sulle prospettive del prezzo del greggio. Per il presidente dell’OPEC, infatti, pur in presenza dell’insidia shale oil Usa, l’impegno preso dai paesi produttori di greggio, da un lato, e i buoni indicatori macroeconomici, dovrebbero bastare a garantire maggiori equilibrio domanda e offerta e quindi a sostenere il prezzo del petrolio.

Ma quelle di Al Mazrouei sono rassicurazioni concrete eppure semplici segnali di tipo psicologico? Un dubbio di questo tipo è quasi scontato se si considera che, in più di una occasione in passato, dai rappresentati di alcuni paesi della stessa OPEC, sono arrivati precisi segnali di allarme circa i rischi dello shale oil Usa. Dove sta quindi la verità?

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