Il prezzo del petrolio WTi rischia seriamente di dover fare i conti con una correzione di 5 dollari nel giro di poche settimane. E’ questo l’allert lanciato dagli analisti di Bank of America secondo i quali gli investitori orsi sulla quotazione del petrolio starebbero dormendo da troppo tempo e un loro risveglio rischia di far saltare in aria il tavolo poichè del tutto inatteso. Il mercato del petrolio si è da tempo quasi assuefatto a quelli che sono gli attuali corsi del prezzo del greggio e l’atteggiamento degli orsi non viene valutato con la giusta attenzione. Ma perchè ci dovrebbe essere questo risveglio? 

Gli analisti di BofA hanno analizzato la questione petrolio in un report dal significativo titolo “Dove sono andati tutti gli orsi sull’oil?“. L’analisi può essere considerata come un utile contributo all’elaborazione di previsioni sull’andamento del prezzo del petrolio nel medio termine. L’attenzione degli analisti è anzittutto rivolta al rapporto attuale tra posizioni long e short. Ebbene ad oggi le posizioni lunghe superano quelle short per un controvalore netto da record di 76 miliardi di dollari. Un rapporto simile si spiega alla luce del fatto che le posizioni ribassiste sul prezzo del petrolio sono letteralmente collassate. In pratica si sarebbe dinanzi ad una sorta di bomba ad orologeria poichè “con le posizioni short sul petrolio ai minimi da 15 anni, il rischio è che se si risvegliasse l’orso, il prezzo del Wti potrebbe perdere 5 dollari nelle prossime settimane“. 

Per far risvegliare l’orso potrebbe bastare davvero poco. Più concretamente una mossa dei produttori Opec o il un ulteriore aumento della produzione di shale oil da parte degli Usa potrebbe essere sufficiente a far risvegliare gli orsi e quindi a far crollare la quotazione del petrolio. 

Secondo BofA uno scenario di questo tipo si potrebbe verificare perchè “c’è una correlazione tra le posizioni speculative e la volatilità. L’assenza di posizioni speculative orso può spiegare perché la volatilità del prezzo del petrolio sia rimasta bassa rispetto a quella vista per le altre asset class“. Bisogna quindi prepararsi al peggio? Assolutamente no anche perchè, come del resto sono gli stessi analisti a ricordare, i fondamentali del petrolio restano solidi e gli stessi tassi più alti potrebbero sostenere l’andamento della quotazione del greggio. Ma tra il non cedere al pessimismo (atteggiamento trading giusto) e non tenere neppure in considerazione il possibile ritorno degli orsi, c’è una via di mezzo che è appunto quella della ponderazione. Il consiglio che gli analisti danno è quindi quello di restare long sul petrolio ma al tempo stesso non scordare il rischio connesso con il risveglio degli orsi. Questo, conclude il rapporto di BofA, potrebbe concretizzarsi non appena i dati dovessero indicare il passaggio da un deficit di produzione ad un surplus. Allora e solo allora i traders potrebbero lasciare il loro approccio long e buttarsi sullo short. 

Intanto mentre scriviamo la quotazione petrolio registra una progressione dell’1,7% a quota 67,21 dollari per quello che riguarda il Brent e del 2% a quota 63,4 dollari al barile per quanto concerne il WTI. 

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