Petrolio e azioni nel primo trimestre 2018 hanno segnato un movimento convergente. E’ questo il parere di Daniela Corsisi di Intesa Sanpaolo. Secondo l’analista l’andamento delle quotazioni del petrolio ha ricalcato quello delle azioni. A partire da questa constatazione di fine trimestre, quali previsioni sul prezzo del petrolio possono essere fatte per la parte restante dell’anno? La Corsini, esperta del settore della materie prime per la primaria banca italiana, ritiene che allo stato attuale dei fatti, i rischi sul mercato del petrolio siano perfettamente bilanciati nonostante l’oro nero sia stato costretto a contenere il recupero delle quotazioni, rispetto all’andamento dell’azionario, a causa di una certa debolezza dei fondamentali. L’analista ricorda che le stime di crescita dell’offerta non-OPEC hanno subito una serie di revisioni al rialzo e adesso le previsioni puntano sul fatto che gli Stati Uniti possano diventare il primo produttore al mondo entro fine anno. Gli Usa potrebbero quindi superare la soglia di 11 milioni di barili al giorno.

Se questa previsione si dovesse realmente verificare allora sia la promessa dei paesi OPEC di prorogare i tagli alla produzione di greggio che il buon andamento della domanda mondiale, verrebbero depotenziati. L’analista ritiene che il mercato mondiale possa restare in surplus dal terzo trimestre 2018 fino alla fine del 2019. Gli ultimi dati EIA relativi al mese di marzo fotografano una situazione di questo tipo: dopo aver registrato un significativo deficit nel 2017, il mercato tornerà in surplus nel 2018 (+0,4 mb/g) e resterà in eccesso di offerta anche nel 2019 (+0,3 mb/g).

Partendo da tali premesse, la Corsini delinea le previsioni sulla quotazione petrolio 2018. L’esperta ritiene che nel 2018 il Brent possa scambiare in un ampio trading range attorno ad una media di circa 65 dollari al barile. Questa previsione nasce dalla convinzione che i rischi siano circa bilanciati. Più nel dettaglio le pressioni al ribasso legate alla fragilità dei fondamentali saranno bilanciate da una forte domanda finanziaria per investimenti in commodity. Se quindi il 2018 sarà un anno del bilanciamento, nel 2019 la domanda di greggio dovrebbe registrare un aumento maggiore dell’offerta non OPEC. E’ appunto in questa situazione che potrebbe maturare un rialzo del prezzo del petrolio fino a quota 70 dollari. Secondo l’economista esperta di materie prima di Intesa Sanpaolo, inoltre, lo spread fra petrolio Brent e il petrolio WTI continuerà a mantenersi abbastanza ampio. Le previsioni degli esperti puntano su uno spread medio di 4 dollari nel corso del prossimo biennio. L’alto spread è dovuto al differenziale dei costi di trasporto dai bacini shale verso l’Asia. 

Lo scenario descritto dalla Corsini, comunque, non è esente da rischi. L’analista, infatti, ritiene che gli investimenti in petrolio possano perdere leggermente di appeal laddove dovesse verificarsi una mutazione dell’inclinazione della curva forward, attualmente in backwardation per il petrolio Brent. 

Mentre scriviamo il prezzo del petrolio è in leggero ribasso. Dal grafico sulla quotazione petrolio risulta che il Brent è in flessione dello 0,87% a quota 67,53% mentre il greggio WTI registra un ribasso dello 0,93% su quota 62,92 dollari al barile. 

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