Prezzo petrolio previsioni tornano rialziste: arrivano due catalizzatori di breve termine

L’accordo raggiunto tra i paesi OPEC e non OPEC (russi in testa) rischia di essere “svuotato” delle sue potenzialità ancora prima di produrre gli effetti auspicati dai suoi stessi sottoscrittori. Nelle intenzioni dei fautori dell’intesa, infatti, l’accordo sulla revisione al rialzo della produzione di petrolio, sarebbe dovuto servire per lanciare l’offera e quindi ridurre il prezzo del greggio. Ebbene oggi la quotazione petrolio sembra prendere un direzione ben diversa. Le quotazioni elettroniche di New York, infatti, sono in rialzo con il barile di greggio con consegna ad agosto che registra una crescita di 45 cents ed è scambiato a 70,98 dollari dopo aver guadagnato 2,45 dollari martedì e il petrolio Brent sempre con consegna ad agosto che è salito fino a 76,69 dollari a barile in crescita di 38 cents. In poche parole il prezzo del petrolio oggi è in aumento nonostante tutte le previsioni di fine giugno puntavano su una depressione delle quotazioni per effetto dell’accordo. Come hanno commentato alcuni analisti di materie prime, è come se l’accordo sull’aumento della produzione fosse stato quasi vanificato. Il fatto che l’intesa sui livelli produttivi non produca gli effetti sperati lo si deve all’emergere di due nuove variabili in precedenza non incluse in quello che era il quadro di riferimento. 

Se vuoi impostare una strategia trading di breve termine sulla quotazione petrolio, ti conviene tenere seriamente in considerazione questi due nuovi elementi vale a dire l’insorgere di una gravissima crisi in Libia e l’aggravarsi della tensione tra gli Stati Uniti e la Repubblica Islamica dell’Iran. 

Per quello che riguarda il primo punto, ossia il fronte libico, la Libia potrebbe presto non essere in grado neppure di produrre i “pochi barili” che attualmente Tripoli è capace di immettere sul mercato. Secondo il Sole 24 Ore, nelle ultime 48 ore “la situazione in Libia è precipitata al punto che le forniture di greggio dal Paese (già quasi dimezzate) rischiano la paralisi”. L’instabilità politica della disastrata Libia, quindi, continua a presentare il suo conto ai mercati di materie prime. Per quello che riguarda, invece, il fronte iraniano, la tensione è tornata ad alzarsi dopo che dagli Stati Uniti sono arrivati segnali abbastanza chiari circa la volontà di Trump di tagliare con Teheran anche prima della fine degli accordi siglati da Obama. Secondo il Sole 24 Ore, infatti, “gli Stati Uniti intanto si sono ulteriormente irrigiditi nei confronti dell’Iran, rivelando di voler azzerare le sue esportazioni“. 

Le variabili impazzite Libia e Iran potrebbero mettere a rischi il target produttivo che è fissato in 3 milioni di barili al giorno e quindi vanificare la recente intesa dell’OPEC. L’andamento del prezzo del petrolio nelle ultime ore è appunto un effetto di questo timore tanto che nel trading online molti operatori si stanno spostando verso un approccio più di tipo long sulle quotazioni di greggio. 

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