Gli esperti l’avevano vista arrivare fin dall’estate scorsa, e forse anche prima. Ma non si aspettavano una tale intensità. E’ l’inflazione, che ormai imperversa sul mercato statunitense – e non solo – facendo registrare le percentuali più alte degli ultimi 30 anni.

Primo “colpevole” dell’incremento dell’inflazione è il reparto energetico. L’aumento di prezzo di petrolio e gas naturale ha tirato la volata a tutto il settore. Ma anche il rincaro degli alimentari si fa sentire e non potrebbe essere divesamente alla luce dell’incremento dei prezzi della materia prima. 

Ovviamente, essendo in economia e finanza tutto concatenato, la diffusione dell’inatteso market mover ha impattato su molti mercati a partire dalla borsa americana. Come vedremo nei prossimi paragrafi, ieri è stata una seduta non facile per la borsa. La reazione ha confermato che dati come l’inflazione sono oramai importanti catalizzatori da sfruttare per fare trading online.

Il fatto che l’impatto di tali eventi macro interessi più settori, non significa che si debba ricorrere a piattaforme diverse per investire. Il broker eToro (leggi qui la nostra recensione completa) consente di fare trading da una sola piattaforma su tanti mercati diversi (indici di borsa, forex e azioni in testa). Inoltre eToro offre anche la demo gratuita da 100 mila euro per imparare a fare pratica senza rischi. Chi volesse può provarla seguendo il link in basso. 

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Vediamo adesso quali sono le dimensioni dell’impennata dell’inflazione Usa nel mese di ottobre. 

I numeri dell’inflazione

A mettere a fuoco il rialzo dell’inflazione è stato il Bureau of Labour Statistics (BLS) americano in una comunicazione sui prezzi al consumo diffusa ieri. Il dato ufficiuale ha decretato come l’inflazione del mese di ottobre abbia superato le aspettative di tutti. Calcolando su base annua l’aumento di ottobre 2021 – ovvero rispetto a ottobre 2020 – si registra un + 6,2 per cento. E’ il tasso più alto da 30 anni, anzi di più; l’ultima volta era capitato nel lontano 1990; persino un altro secolo.

Il mese di settembre, sempre in rapporto a 12 mesi prima, aveva registrato un +5,4 per cento, per questo i mercati avevano previsto un aumento intorno al 5,8 per cento, in ogni caso inferiore al 6.

Ma l’aumento di alcuni settori non hanno dato scampo. I prezzi al consumo hanno mostrato un incremento dello 0,9 per cento rispetto al mese precedente, superiore sia al consensus (+ 0,6 per cento) sia alle percentuali di settembre (+ 0,4 per cento).

Energia e alimentari

Come detto, il comparto energetico spinge moltissimo. L’indice generale è cresciuto del 4,8 per cento nel corso di ottobre; significa un incremento del 30 per cento nel corso degli ultimi 12 mesi. A farsi notare, come spesso accade, la benzina, il cui prezzo è cresciuto del 6,1 per cento.

Per quanto riguarda i generi alimentari, l’indice segna un + 0,9 per cento. Su base annua, siamo a un + 5,3 per cento.

L’ultimo dato interessante riguarda il cosiddetto “core” rate, ossia l’indice che calcola l’andamento dei prezzi al consumo al netto però delle componenti maggiormente più volatili, che sono appunto i settori degli alimentari e delle materie prime energetiche.

La Federal Reserve ha diramato i dati ufficiali: l’aumento su base mensile è dello 0,6 per cento, praticamente uguale al consensus (+ 0,4 per cento), ma superiore a quanto accaduto in settembre (+ 0,2 per cento). Il dato tendenziale registra una crescita del 4,6 per cento, di nuovo superiore alle aspettative di uno 0,3 per cento.

Inflazione Usa: la reazione dei mercati

Lo abbiamo già anticipato nella prima parte del post ma qui riprendiamo l’argomento. Il boom oltre le attese dei prezzi al consumo Usa ha messo nell’angolo la borsa di Wall Street che ieri ha chiuso la giornata di ieri con un evidente ribasso. Secondo Craig Erlam di Onda è sempre più difficile per la FED riuscire a far passare l’aumento dell’inflazione come transitorio. Secondo l’analista la stessa risposta data dai mercati alla pubblicazione del market mover sembra suggerire che la narrativa sulla fase momentanea sia destinata a non fare più presa sugli investitori.

Secondo Erlam, inoltre, il timore che l’inflazione possa salire ancora sta diventando sempre più diffuso e mentre i problemi sul lato dell’offerta che vengono risolti riusciranno ad alleviare le pressioni sui prezzi, non c’è alcuna garanzia che ha banca centrale sia intenzionata ad affrontare fino in fondo questa situazione. 

Insomma alla luce dell’andamento dell’inflazione e in considerazione della difficiltà della FED a muoversi, è bene prepararsi ad un certo dinamismo non solo sulle borse ma anche sul Forex (cambio Euro Dollaro in testa).

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