L’Italia in zona rossa, a Natale lockdown a intermittenza dal 24 dicembre al 6 gennaio

Sembrava stesse andando tutto per il meglio quando il numero dei nuovi casi ha iniziato a calare, ed in base alle disposizioni dei Dpcm la maggior parte delle Regioni italiane è passata ad una fascia di rischio gialla o arancione.

E come previsto dai Dpcm per le zone arancioni e soprattutto per quelle gialle, le misure da rispettare sono diventate meno severe. Ai cittadini quindi è stato permesso di uscire per fare shopping o andare al bar, salvo poi colpevolizzarli per presunti comportamenti irresponsabili, quali appunto uscire a fare shopping o andare al bar. 

Il messaggio che passa infatti è che nonostante non venga infranta alcuna norma in quanto i Dpcm lo prevedono, e i cittadini escano rispettando l’obbligo di mascherina ed il distanziamento sociale, un eventuale incremento del numero dei nuovi casi viene imputato ad una sorta di ‘irresponsbilità’ degli Italiani.

Zaia: “mi sembra chiaro che non abbiamo più paura di morire”

Un comportamento che è stato infatti criticato ad esempio dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che alle persone che esercitano il proprio diritto di uscire, nel rispetto non solo di quanto stabilito dai Dpcm, ma anche delle varie precauzioni come l’uso di mascherina, rivolge aperte critiche.

“Mi sembra chiaro che non abbiamo più paura di morire. Io non sono per uno stato di polizia, ma deve essere chiaro a tutti che certi comportamenti hanno delle conseguenze” ha dichiarato Zaia, che evidentemente ritiene sbagliato che un cittadino gestisca la propria vita senza lasciarsi condizionare dalla paura della morte.

Per il Natale in arrivo nuove severe restrizioni

Ma se gli Italiani nonostante il martellante lavoro dei mass media non sono ancora sufficientemente spaventati ed hanno ancora, nonostante tutto, la voglia ed il coraggio di uscire per incontrarsi e socializzare, a porre un freno a questi comportamenti che oggi sono classificati come pericolosi, ci pensa l’esecutivo con nuove restrizioni.

Nuove restrizioni che, naturalmente, non sono rese necessarie dal fatto che l’esecutivo o gli esperti del Comitato Tecnico Scientifico cui fa affidamento hanno commesso degli errori di valutazione. Sono invece dovute ai comportamenti irresponsabili dei cittadini che quando sono stati autorizzati ad uscire per fare shopping o andare al bar, lo hanno fatto davvero.

Quali saranno le misure restrittive per il Natale?

L’esecutivo continua a giocare a “il poliziotto buono e quello cattivo” così che le misure restrittive imposte, generalmente meno severe di quelle proposte dal ‘poliziotto cattivo’ (Pd-LeU) sono viste in un certo qual modo quasi come concessioni, e non come quel che sono, e cioè privazioni delle libertà individuali garantite dalla Costituzione.

Il ‘poliziotto buono’ Giuseppe Conte, ha già fatto sapere che “forse qualche ritocchino ci sarà”, ma è ancora indeciso proprio perché l’ala dura chiede di imporre un lockdown nazionale senza interruzioni, a partire dal 24 dicembre fino al 6 gennaio compreso.

Il fronte della massima cautela, per capirci, è composto dal ministro della Salute Roberto Speranza, dal ministro della Cultura Dario Franceschini, e dal ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia

Se dovesse essere questa la linea che verrà decisa dal governo, l’Italia tornerà in lockdown esattamente come in occasione della prima ondata. Ciò significherebbe che tutte le attività ritenute non essenziali dovranno essere chiuse, come qualsiasi negozio al di fuori di quelli di generi alimentari, ed ovviamente anche bar e ristoranti.

Il diritto di spostarsi dalla propria abitazione verrebbe sospeso ancora una volta, salvo che per comprovate esigenze lavorative, motivi di salute, assoluta urgenza. Per spostarsi quindi potrebbe servire ancora una volta il modulo dell’autocertificazione.

Boccia: “cenone di Natale? La mia risposta è no”

Ha le idee molto chiare il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, che per quel che riguarda le limitazioni cui dovranno sottostare gli Italiani, nel corso della trasmissione Di Martedì ha dichiarato: “si fa il cenone di Natale? La mia risposta è no. Ipotizzare assembramenti è folle. Ipotizzare cenoni oltre i conviventi è una cosa sbagliata. Noi abbiamo il dovere di salvare vite. I cenoni li faremo il prossimo anno”.

Quanto al dovere di salvare vite, sembra che l’esecutivo intenda perseguire questo obiettivo rigorosamente senza intervenire con un deciso potenziamento della sanità. Abbiamo visto infatti che il Recovery Plan prevede un investimento di soli 9 miliardi su 196 nell’obiettivo Salute.

Non solo, gli 1,3 miliardi stanziati con il decreto Rilancio per aumentare i posti letto nelle terapie intensive non hanno sortito gli effetti sperati, con la quasi totalità delle Regioni che ha mancato completamente gli obiettivi.

Per non parlare del problema con interi lotti di mascherine chirurgiche prodotte da FCA e da altre imprese italiane, che stando a quanto rivelato da un servizio del tg satirico Striscia la Notizia, avrebbero una capacità di filtraggio dei batteri intorno al 70% contro il 95% delle mascherine chirurgiche prodotte in Cina.

L’esecutivo però, quello stesso esecutivo che ha “il dovere di salvare vite” aveva certificato la sicurezza di quelle mascherine chirurgiche senza battere ciglio, sempre stando a quanto viene affermato nel servizio di Striscia la Notizia.

Ciò nonostante è proprio il ministro della Salute, chiaramente nell’intento di “salvare vite”, che punta a “chiudere il più possibile”, così come Dario Franceschini, il quale non intende cercare “mediazioni e compromessi sulla salute degli Italiani”.

Natale zona rossa in tutta Italia: chiusi negozi e vietati spostamenti

Come accennato vi è una parte dell’esecutivo che spinge per intervenire con misure restrittive da lockdown generale già a partire dal 24 dicembre e senza interruzione fino al 6 gennaio. Una linea però che un’altra parte dell’esecutivo non condivide. Incerta poi la linea da seguire per quel che riguarda chiusura e riapertura delle scuole.

Iniziamo allora proprio dal tema scuole, con l’idea di anticipare le vacanze di Natale al 21 dicembre che va rafforzandosi nell’esecutivo. Poi per quel che riguarda le scuole superiori una parte del governo ritiene che tornare alle lezioni in presenza già il 7 gennaio sia troppo pericoloso, mentre Italia Viva e il Movimento 5 Stelle spingono nella direzione opposta.

Per quel che riguarda invece lo shopping natalizio, una parte dei ministri vorrebbe misure più severe già a partire da questo fine settimana introducendo il divieto per tutti gli spostamenti. Il presidente del Consiglio però ricorda che non si può vietare di spostarsi a chi ha già acquistato il biglietto dell’aereo o del treno.

I ministri che giocano nel ruolo del ‘poliziotto cattivo’ cui accennavamo in apertura ammettono che “sarà dura ottenere il via libera alle misure più restrittive. Ma se non chiudiamo, a gennaio ci troveremo nel pieno della terza ondata”.

Nei prossimi giorni si valuterà quindi la severità delle misure da imporre, e Conte si affida ai suoi esperti del Comitato Tecnico Scientifico che però non intendono fornire alcun alibi al governo. Le decisioni da prendere sono anche oggi, come sempre sono state dall’inizio dell’emergenza, decisioni politiche, e dovrà essere il governo come è giusto che sia, a farsi carico della responsabilità di quanto deciderà.

Tra le ipotesi al vaglio della maggioranza quella di imporre misure da fascia arancione a tutta Italia. Sarebbe questa la linea verso la quale sembra muoversi in particolare il presidente del Consiglio, con l’appoggio di Movimento 5 Stelle e Italia Viva.

Un’altra ipotesi invece è quella di misure restrittive da zona rossa su tutto il territorio nazionale, ma ‘a intermittenza’ durante le festività di Natale. In questo caso scatterebbe la chiusura di bar e ristoranti nei giorni festivi e prefestivi e cioè: dal 24 al 27 dicembre, dal 31 dicembre al 3 gennaio, ed il 6 gennaio. In tutto sarebbero nove giorni di lockdown diluiti in un arco di tempo di 14 giorni.

Questa sarebbe la soluzione migliore per evitare che gli Italiani si ritrovino per cenare insieme e socializzare, attività che evidentemente oggi sono ritenute una minaccia per la collettività.

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese invece propone una soluzione ancora diversa, più ‘semplice’ da applicare e da far rispettare: chiudere tutto. “Se teniamo aperto, i controlli sono più difficili e i rischi più grandi” dice il Viminale.

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