Fioramonti attaccato per le sue dimissioni. L’ex ministro: “mi criticano perché ho fatto ciò che avevo detto”

Le dimissioni del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti hanno richiamato più attenzioni di quel che ci si poteva aspettare, e soprattutto attirato molte critiche, sia da parte di forze dell’opposizione che da quelle che sostengono l’attuale maggioranza, incluso incredibilmente lo stesso Movimento 5 Stelle.

“Credo che sia la prima volta nella storia del nostro Paese che un Ministro della Repubblica venga criticato perché ha fatto ciò che aveva annunciato. Non da giorni, ma da mesi” ha scritto su Facebook l’ex ministro pentastellato, che poi risponde alle accuse ricevute in questi giorni anche dall’interno del suo stesso partito, parlando di un sistema di rendicontazione “farraginoso e poco trasparente”.

Le ultime “rate” delle spettanze che il ministro, come da contratto è tenuto a restituire, saranno date al Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppi Sostenibile, un centro di ricerca che si trova a Taranto. Lo spiega lo stesso Fioramonti che poi si rivolge agli esponenti del M5s che hanno criticato la sua decisione di rassegnare le dimissioni come aveva anticipato mesi prima.

“Sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni” ha detto l’ex ministro che su Twitter si è lamentato della scarsa attenzione verso istruzione e ricerca, tornando sul tema che aveva già affrontato nel post pubblicato all’indomani delle dimissioni.

“Il tema non è mai stato accontentare le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo” ha scritto su Twitter “perché è nella scuola e nell’università, eterne cenerentole, che si costruisce quello che saremo”.

Fioramonti criticato per aver tenuto fede alla parola data

La decisione di rassegnare le sue dimissioni dall’incarico di ministro dell’Istruzione non sarebbe dovuta essere una sorpresa per nessuno. In un Paese normale se un ministro annuncia che si dimetterà qualora determinate condizioni non dovessero essere soddisfatte, è naturale che poi si dimetta.

In Italia è diverso, perché qui si è abituati alle dichiarazioni senza alcun valore, quelle che vengono puntualmente rimangiate, quelle a cui ormai nessuno crede più, nemmeno chi le rilascia. Così invece di scandalizzarci quando un ministro non mantiene la parola data o non tiene fede a una promessa, ci si scandalizza quando lo fa.

Così è andata con la faccenda delle dimissioni di Lorenzo Fioramonti, ormai ex ministro dell’Istruzione. Nel mese di giugno, quindi praticamente sei mesi fa, Fioramonti aveva annunciato a Il Fatto Quotidiano e poi a La Verità, che se non si fosse trovato un miliardo di euro da destinare alla ricerca, si sarebbe dimesso.

Poi nel mese di ottobre, ospite del programma Piazza Pulita, il ministro ribadisce il concetto, e alla domanda se si sarebbe dimesso qualora non fossero stati trovati i 3 miliardi per l’Istruzione lui conferma che lo avrebbe fatto entro Natale, e che comunque avrebbe lotatto fino all’ultimo. Il 25 dicembre infatti arrivano puntuali le dimissioni di Fioramonti.

“Io sono così” ha scritto su Facebook dopo le dimissioni “se una cosa la dico, poi la faccio. Per questo ho lottato senza sosta, anche da ministro, per porre la questione nel Governo anche con riferimento alla scuola”. Nulla di strano, per chi continua ad aspettarsi che quando si preannuncia l’intenzione di fare qualcosa, poi seguano i fatti.

Ed è sempre Fioramonti a ricordare quanto accaduto nel 2016, quando un Matteo Renzi allora premier aveva annunciato che avrebbe abbandonato la politica se fosse risultato sconfitto dall’esito del referendum costituzionale. “Forse non dovrebbe neanche stupire che mi giungano critiche da partiti i cui leader avevano promesso di abbandonare la politica in caso di sconfitta elettorale, ma sono ancora saldamente al loro posto”.

Ma se le critiche arrivassero solo da un partito come Italia Viva di Matteo Renzi, sarebbe tutto sommato normale, quello per cui l’ex ministro si dice “stupito” è che le stesse critiche giungano anche dal Movimento 5 Stelle. “E per cosa?” domanda Fioramonti “per aver fatto solo ciò che ho sempre detto. Mi sarei in realtà aspettato il contrario: sarebbero dovuti essere loro a chiedermi di onorare la parola data favorendo le dimissioni, invece di chiedermi di fare quello che i politici italiani hanno sempre fatto: finta di niente”.

Fioramonti sul sistema dei rimborsi “farraginoso e poco trasparente”

Le accuse da parte dei colleghi del M5s riguardavano non solo la scelta di dimettersi dell’ex ministro, ma anche un altro aspetto, quello delle restituzioni. Dal suo stesso partito Fioramonti ha infatti ricevuto l’accusa di non aver restituito circa 70 mila euro, accusa alla quale replica così: “in tanti, nel Movimento, abbiamo contestato un sistema farraginoso e poco trasparente di rendicontazione“.

E ancora: “dopo aver restituito puntualmente per un anno, come altri colleghi, ho continuato a versare nel conto del Bilancio dello Stato e le mie ultime restituzioni saranno donate sul conto del Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo Sostenibile”.

Si tratta di un centro di ricerca pubblico che Fioramonti ricorda aver promosso a Taranto, una città che definisce “deturpata da un modello di sviluppo sbagliato”. “Invito anche altri parlamentari 5 Stelle a fare lo stesso non appena il conto sarà attivo” ha detto poi l’ex ministro “ho chiesto a tutto il Governo di fare di più per finanziare il Tecnopolo, che ad oggi riceve un esiguo finanziamento annuale di 3 milioini, perché è forse il segno più concreto per una comunità civica che, come tutti noi, ha bisogno di futuro”.

“Sarebbe un piccolo gesto per dimostrare che la ricerca, soprattutto quella che può migliorare la qualità della vita, ci sta davvero a cuore” ha concluso Lorenzo Fioramonti.

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