Prescrizione, Iv diserta il Cdm. Crisi più vicina, sostituire i renziani? Conte per il dialogo

Come avevano annunciato, i renziani non hanno preso parte al Consiglio dei Ministri che si è tenuto nella serata di ieri con le assenze delle ministre Bellanova e Bonetti. Assenze “ingiustificate” secondo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ora sta valutando la strategia da mettere in campo per poter proseguire con il programma di Governo anche senza l’appoggio di Italia Viva.

Il premier si è quindi sentito telefonicamente con il segretario del Partito Democratico. “Bisogna fare chiarezza una volta per tutte, Renzi rappresenta un fattore di instabilità eccessiva” ha detto Conte a Zingaretti “è diventato una palla al piede per il Governo. Così ci porta tutti a fondo“.

Sul punto nulla da eccepire da parte del segretario dem, che ha poi garantito al presidente del Consiglio che il Pd non ha nessuna intenzione di venir meno al suo impegno con l’attuale esecutivo. “Se cade il tuo governo, non se ne fanno altri” ha concordato Zingaretti “si va sparati a elezioni e cancelliamo una volta per tutte Renzi”.

Pronti a sostituire Italia Viva?

Il Consiglio dei Ministri che si è tenuto ieri ha lavorato, come da programma, alla riforma Bonafede, e nello specifico sulla riforma della prescrizione e del processo penale. Italia Viva però ha disertato la riunione dimostrando ancora una volta a questa maggioranza che le posizioni su cui si sono arroccati i renziani sono quanto mai ferme.

La soluzione sarebbe fare a meno di Matteo Renzi, vera spina nel fianco dell’esecutivo giallo-rosso, un Renzi “che mi ricorda tanto Salvini…” dice Conte. Così a palazzo Chigi si inizia a cercare un modo per rimpiazzare chi evidentemente non ha più intenzione di appoggiare questa maggioranza. Anche perché se Iv chiude tutte le porte al dialogo, il rischio è quello di ritrovarsi senza i numeri in parlamento.

Si pensa quindi a qualche “responsabile” da trovare tra le fila di Forza Italia o del Gruppo Misto, ed alcuni nomi sono già venuti fuori, come quello di Cesa, Mallegni, Romani, Saccone. Rimpiazzare i renziani permetterebbe al Governo di andare avanti senza doversi preoccupare dei capricci del leader fondatore di Italia Viva.

Voci molto vicine al presidente del Consiglio confidano: “a Palazzo Madama siamo già a quota 158 senza Italia Viva, per poter fare a meno di Renzi bastano 3-4 senatori. Tanto più che, potete starne certi, anche una decina di renziani su diciassette alla fine volterebbero le spalle al loro capo ormai avvitato in un cupio dissolvi. Italia Viva è tutt’altro che monolitica“.

Conte stesso non rinuncia all’idea che qualcosa da salvare, o meglio qualcuno, nel partito di Matteo Renzi in fin dei conti ci sia ancora. Così nottetempo rivolge un appello ai renziani “nei confronti dei parlamentari di Iv c’è massima disponibilità a confrontarci”.

Anche in conferenza stampa dopo il Cdm, il presidente del Consiglio si è espresso sulla questione dei numeri da trovare al Senato, dicendo però, anche abbastanza chiaramente, che non c’è in programma di cercare numeri fuori dalla maggioranza originale dell’attuale esecutivo.

“Non è nel mio stile governare e mentre governo, dopo aver chiesto la fiducia con un determinato assetto, lavorare per sostituire un gruppo ad un altro. Non è nell’orizzonte delle mie facoltà” ha risposto il premier Conte interrogato da un giornalista.

Il rischio però che si riesca a fare a meno dei suoi uomini ha iniziato però a preoccupare Matteo Renzi che tuttavia non sembra minimamente intenzionato a tornare sui suoi passi. “Ormai siamo in guerra e non ci fermiamo” ha detto il leader di Iv “io non morirò giustizialista. Magari si creasse un’altra maggioranza, se mi mandano all’opposizione sarò l’uomo più felice della Terra. Ma non ci sono i numeri e non è vero che Italia Viva potrebbe smottare“.

Tra gli scenari prospettati da Matteo Renzi, anche quello di “un nuovo Governo con un nuovo premier” che è poi in realtà il vero obiettivo dell’ex segretario dem, in aperto conflitto con il Pd e con Dario Franceschini in particolare.

“Se siamo arrivati a questo punto è perché i dem stanno facendo di tutto per esasperare la situazione” ha detto Renzi “bastava che si decidesse una sospensione di 6 mesi della prescrizione e tutto sarebbe stato risolto. Invece, quelli vanno dritti per la loro strada. La ragione? Con Conte che fa da cameriere e con i 5 Stelle non pervenuti per mancanza di un leader, Franceschini sta lavorando per far cadere questo governo e aprirsi la strada per palazzo Chigi”.

Una specie di teoria cospirazionista insomma, quella esposta da Matteo Renzi, nella quale trovare un filo logico risulta difficile anche ai più ferrati in materia. Nel pomeriggio di ieri rispondeva ad una richiesta di chiarezza che gli era stata avanzata dal premier, dicendo: “ci dica il presidente del Consiglio se vuole aprire una crisi, noi gli daremo una mano a trovare un’altra maggioranza”.

A tali percorsi tortuosi tracciati dalle parole di Matteo Renzi fanno eco quelle di un altro esponente di Italia Viva che dice: “e la cosa più assurda è che Conte non ha capito il gioco, crede nella lealtà di Franceschini. E sta lavorando in segreto per sbatterci fuori dalla maggioranza, pensando di avere i numeri anche in Senato senza Italia Viva”.

E ancora: “se deve finire così, per noi è okay: abbiamo solo due ministri, un sottosegretario e ci tagliano fuori da tutte le partite importanti. A cominciare dalle nomine, di cui siamo informati se va bene a cose fatte”. Quello delle nomine infatti è probabilmente uno dei punti caldi dell’intera faccenda, perché in ballo ci sono le 400 poltrone da assegnare tra Eni, Enel, Leonardo, Poste, Terna e via dicendo, nel giro di un mese o poco più.

Alle accuse lanciate da Matteo Renzi a Dario Franceschini hanno risposto i suoi fedeli “sono tutte balle. Dario non è così stupido da imbarcarsi in un’operazione del genere. Sa bene che i 5 Stelle, dopo che Di Maio già si è chiamato fuori, non reggerebbero un Governo senza Conte e a guida Pd. Dunque, questa ipotesi non sta in piedi e Dario non ci lavora. Anzi, è impegnato a sostenere il premier. Anche per lui se cade Conte ci sono solo le elezioni”.

E sembra che quest’ultimo particolare sia l’unica cosa certa, se si apre la crisi si va alle elezioni anticipate “e non ci sarebbe neppure un Governo istituzionale di cui si vagheggia in qualche corridoio parlamentare” ha precisato il segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

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