Previsioni materie prime 2019: le stime di Schroders

Negli scorsi giorni Mark Lacey, Head of Commodities e James Luke, gestore del fondo Schroder ISF Global Gold, di Schroders, ha elaborato alcune previsioni sul futuro delle materie prime. Un outlook 2019 completo sulle commodity, che abbiamo scelto di riassumere e di rielaborare in queste righe.

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Complessivamente, quel che emerge dalle note di Schroders è una valutazione tendenzialmente positiva, caratterizzata da un contrasto tra l’equilibrio precario di offerta e domanda e le preoccupazioni

macroeconomiche. Ma quali sono i principali fattori macro che potrebbero fungere da supporto per le commodity?

In primo luogo, il gestore del fondo segnala il rischio di inflazione, con i mercati che si stanno focalizzando sul legame potenzialmente dannoso tra le guerre commerciali e la crescita globale, prestando molta meno attenzione all’impatto sull’inflazione delle tensioni commerciali e delle politiche fiscali accomodanti dei Governi dell’UE e della Cina.

Sul fronte Forex, l’impatto del dollaro statunitense è tutto da decifrare. Il biglietto verde è stato molto forte nel 2018, ma è anche ver oche l’impatto dei tagli fiscali sta gradualmente scemando e che i tassi di

interesse in rialzo stanno impattando su parti sensibili dell’economia: c’è quindi un’alta probabilità che nel 2019 il supporto per le materie prime da un dollaro forte sia fortemente ridimensionato.

Energia

Concentriamoci dunque sinteticamente sui singoli settori. Partendo dall’energia, i mercati hanno visto un rapido cambiamento di posizionamenti. D’altronde, non sono pochi gli elementi negativi: si pensi al fatto che l’OPEC e gli Stati Uniti hanno aumentato la produzione più rapidamente del previsto, e che concomitanti sanzioni meno rigide hanno condotto a un surplus di petrolio in un periodo di domanda debole a livello stagionale.

Per Schroders, l’outlook del petrolio per i prossimi 12 mesi è rialzista, perché è probabile che il mercato torni a restringersi nel 2019. La domanda dovrebbe mantenersi ancora piuttosto forte mentre la spare capacity è ai minimi storici.

Per quanto concerne lo shale oil, il gestore ritiene che le aspettative per la crescita della produzione nordamericana siano eccessive, e che i vincoli legati agli oleodotti dei principali giacimenti saranno alleviati solo verso la fine del terzo trimestre del 2019. In ogni caso, per Schroders la domanda rimarrà eccessiva rispetto alla capacità di produzione dell’OPEC, e il mercato dovrà attingere alle scorte nel secondo e terzo trimestre, con un comportamento che spingerà il prezzo del petrolio al rialzo, con possibili impennate se i produttori precari, come Libia, Iraq, Nigeria e Venezuela dovessero subire disruption sul lato dell’offerta.

Metalli

Nel 2019 il gestore non si attende sovraprestazioni dei metalli comuni, anche se l’andamento non sarà omogeneo. Sia sufficiente dare uno sguardo all’alluminio, il cui prezzo è estremamente basso rispetto ai costi e l’ampio deficit probabilmente spingerà i prezzi al rialzo, oppure, con uno sguardo sul lungo termine, al nickel, con il gestore particolarmente fiducioso sul potenziale a causa di una crescita dell’offerta limitata e di una domanda solida e in aumento per le batterie agli ioni di litio.

I metalli preziosi al momento sono poco popolari, ma probabilmente i mercati stanno colpevolmente ignorando una domanda importante per l’oro, che il gestore riassume così: quando vedremo l’impatto sull’economia Usa dei tassi di interesse più elevati, della crescita più debole dei mercati emergenti e dei mercati azionari e dell’incertezza derivante da una politica commerciale più aggressiva?

Se tale visione dovesse realizzarsi, l’impatto negativo sulle aspettative di tassi e del dollaro potrebbero essere profonde. “In tal senso la gestione delle tempistiche è difficile. Sarà necessaria una certa dose di pazienza, ma il 2019 probabilmente vedrà rendimenti che riflettono tale punto di svolta e ciò rappresenterà un catalizzatore positivo per i mercati dei metalli preziosi” – afferma Schroders.

Agricoltura

Chiudiamo infine con i prodotti agricoli, con fondamentali molto diversi al loro interno. Anche se la guerra commerciale USA – Cina pesa sul comparto, alcuni settori come quello dei cereali sembrano potersi caratterizzare per note positive, prevedendo che la produzione globale e le scorte continueranno a restringersi nel 2019.

Promettenti sembrano essere anche i mercati del cotone, dato che la domanda per le fibre naturali continua ad essere solida a livello globale, mentre il cotone di alta qualità mostra un’offerta debole. Negativo l’outlook sui semi per i prossimi 12 mesi, in particolare sulla soia.

Infine, i mercati delle soft commodity come cacao, caffè e zucchero sembrano essere vicini alla fine della loro tendenza orso del lungo termine.

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