I giorni continuano a passare, e il Regno Unito sembra essere sempre più lontano dai propri obiettivi in chiave Brexit. Al fine di riassumere quel che è accaduto negli ultimi giorni, e cercare di prevedere che cosa avverrà, poche ore fa Vasileios Gkionakis, PhD Global Head of FX Strategy Lombard Odier, ha elaborato alcune interessanti riflessioni sugli sviluppi del divorzio tra UK e UE.

Il voto del 29 gennaio

Partiamo dall’evento recente più rilevante, il voto che la Camera dei Comuni ha effettuato su tre importanti emendamenti.

In particolare, i deputati hanno approvato l’emendamento Brady, in cui si afferma che il Parlamento sosterrà il Withdrawal Agreement (WA), a condizione di sostituire il “Backstop” irlandese con “accordi alternativi”, e l’emendamento volto a respingere un Brexit “in linea di principio”.

In terzo luogo, è stato bocciato l’emendamento Cooper, che ha come obiettivo quello di fornire un mandato al Parlamento affinché proroghi il termine dell’art. 50 oltre la fine di marzo in assenza di un’intesa di WA.

E adesso che succede?

Archiviato quanto sopra, Theresa May cercherà di riaprire i negoziati al fine di convincere gli altri 27 Stati membri dell’Unione Europea ad abbandonare il backstop irlandese per sostituirla con un accordo alternativo, il Matlhouse Compromise, molto vago.

Si tratta – sottolinea Gkionakis – di “una semplice rielaborazione dei tentativi dei Brexiteers di sostituire il backstop con altre soluzioni”, che includono anche l’impegno a concludere un’intesa di libero scambio secondo il modello canadese entro 3 anni, ad applicare la tecnologia per evitare un confine fisico con l’Irlanda, e eventualmente prolungare il periodo di transizione.

Ora, a patto che la May riesca effettivamente a rinegoziare con l’UE (cosa che è in verità molto improbabile) a metà febbraio la premier presenterà l’accordo alla Camera dei Comuni e domanderà al Parlamento di ratificarlo. In caso contrario, è possibile che possano sorgere nuovi emendamenti che possano modificare ulteriormente le carte in tavola. Nel caso in cui non vi sia un accordo e non vi sia una richiesta di proroga, il Regno Unito si ritirerà dall’Unione Europea alla fine di marzo.

Il backstop della frontiera irlandese

Il tema più caldo sembra dunque essere ancora una volta il backstop della frontiera irlandese. Attualmente, ci sono pochissime possibilità che l’Unione Europea accetti la sua rimozione, tanto che funzionari di Bruxelles hanno già ribadito che il backstop è parte integrante degli accordi e non può essere rinegoziato.

Lo scenario più probabile, secondo l’esperto, è che May domandi una proroga del termine di cui all’art. 50, oppure che la Camera accetti l’emendamento Cooper appena bocciato, visto e considerato che è improbabile che si arrivi a una soluzione in tempi utili.

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