I gestori dei fondi pensano che la recessione sia vicina

Il rischio che si verifichi una recessione globale è al massimo dall’agosto 2009, stando almeno a quanto suggerisce un’indagine condotta da Bank of America tra un panel di gestori di fondi, che indicano nel rallentamento della crescita, nell’incertezza commerciale e nell’aleatorietà politica le determinanti principali.

Circa il 38% degli investitori intervistati nel Bank of America Merrill Lynch Fund Manager Survey per il mese di settembre, si aspettano infatti una recessione entro il prossimo anno, con un balzo in avanti rispetto al 34% nell’indagine di agosto, che all’epoca era il dato più alto da ottobre 2011.

Gli investitori intervistati tra il 6 e il 12 settembre non hanno ancora mostrato alcun segno di rotazione in attività di “valore”, rimanendo dunque overweight sugli investimenti che superano le prestazioni in un contesto di bassa crescita e basso tasso. Solo il 7% degli intervistati prevede che le azioni a valore supereranno la crescita nei prossimi 12 mesi.

L’indagine, condotta tra 235 panelist con un totale di 683 miliardi di dollari in attività in gestione, ha rivelato che gli investitori vedono nello stimolo fiscale tedesco il potenziale più rialzista per le attività di rischio nei prossimi sei mesi, seguito da un taglio di 50 punti base del tasso di interesse della Federal Reserve statunitense e della spesa cinese per le infrastrutture.

Per quanto attiene i principali pericoli per la crescita globale, è la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ad essere in cima alla lista dei rischi per gli investitori, con il 40% di loro che li cita come preoccupazione – chiave. Alla domanda su una possibile risoluzione della guerra commerciale, il 38% degli intervistati ha dichiarato che l’attuale stallo tra le due maggiori economie mondiali sarà una “nuova normalità”, rispetto al solo 30% che prevede invece una risoluzione prima delle elezioni presidenziali americane del 2020.

Dietro le tensioni commerciali, è l’impotenza della politica monetaria e una possibile bolla del mercato obbligazionario a costituire le successive due preoccupazioni più importanti, ciascuna citata dal 13% degli investitori, con un rallentamento cinese che si avvicina al 12%.

La ricerca effettuata da BoA sottolinea inoltre come l’allocazione obbligazionaria sia calata di 14 punti percentuali per raggiungere una sottoponderazione netta del 36%, dopo che l’allocazione obbligazionaria per l’indagine di agosto ha raggiunto il livello più alto dal settembre 2011. Le posizioni long sui titoli del Tesoro statunitensi rimangono l’area di trading più affollata per il quarto mese consecutivo.

A livello territoriali, gli investimenti sugli USA sono cresciuti di 15 punti percentuali per raggiungere una posizione netta di sovrappeso del 17%, per il più grande aumento mensile dal giugno 2018, rendendo gli Stati Uniti la regione più preferita tra i gestori di fondi.

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