
Come scegliere un ETF? Ecco alcuni criteri guida che ti permetteranno di investire correttamente nei fondi.
Più volte sul nostro sito abbiamo parlato degli ETF, delle loro caratteristiche e dei loro vantaggi. Ebbene, con così tanti ETF oggi disponibili sul mercato, e altri che vengono lanciati ogni mese sul mercato italiano, è evidente che può essere difficile determinare quale prodotto finanziario possa risultare il migliore nel tuo portafoglio.

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Come fare, allora?
Il sottostante
A molti piace concentrarsi sul rapporto costi/benefici tipico dell'ETF, sull’ampiezza del suo patrimonio gestito o sull'emittente.
È evidente che si tratti di cose molto importanti ma, per noi, la cosa più importante da considerare in un ETF è indubbiamente il suo sottostante.
Per tua fortuna, non è certo difficile farsi un’idea di cosa “celi” un ETF. La maggior parte di loro, peraltro, pubblicano il paniere dei loro investimenti su base giornaliera o almeno settimanale. Quindi, prenditi il tempo di guardare sotto l’etichetta dell’ETF e comprendere se le sue partecipazioni corrispondono o meno all'asset allocation che hai in mente.
Non solo. Fai particolare attenzione non solo a quali azioni o obbligazioni un ETF detiene, ma anche alla loro ponderazione. Alcuni indici pesano le loro partecipazioni in modo più o meno uguale, mentre altri permettono a uno o due grandi nomi di farsi carico della maggior parte del peso. Alcuni puntano a un'ampia esposizione al mercato, mentre altri si assumono dei rischi nel tentativo di sovraperformare il mercato. Tutte queste informazioni si trovano nel prospetto dell'offerta, nel foglio informativo di qualsiasi ETF o nella scheda di composizione del portafoglio.
Insomma, il primo suggerimento che vogliamo darti è: cerca di capire che cosa andrai a possedere. Non dare per scontato che tutti gli ETF siano uguali, perché… non lo sono!
La replica
Una volta trovato l’ETF giusto, è importante assicurarsi che il fondo abbia un “prezzo” ragionevole, sia ben gestito e sia negoziabile.
Ora, un errore che commette la maggior parte degli investitori è quello di osservare il rapporto costi/benefici, nella convinzione che più basso è, meglio è.
Tuttavia, almeno in questa fase, ti invitiamo a considerare che gli indici di spesa non sono un essenziale per la scelta di un buon ETF. In altri termini, non è quello che si paga, ma quello che si ottiene, a dover contare di più.
Proprio per questo motivo il nostro suggerimento è quello di osservare con particolare attenzione il gap di “tracciamento” di un ETF.
Per comprendere il perché, ricordiamo che gli ETF sono progettati per replicare gli indici. Se un indice è aumentato del 10,25% nell’arco di un anno, anche un fondo dovrebbe aumentare del 10,25%.
Tuttavia, raramente questo è il caso.
In primo luogo, ci sono delle spese. E le spese creano un effetto di “trascinamento” sui rendimenti. Se il fondo addebita lo 0,25% in commissioni annuali, il rendimento previsto sarà pari al 10,00% (10,25%-0,25%). Ma al di là delle spese, è vero che alcuni emittenti fanno un lavoro migliore di altri e che alcuni indici sono più facili da tracciare di altri.
Vuoi un esempio?
Cominciamo con lo scenario di base. Per un popolare indice azionario statunitense a larga capitalizzazione, come l'S&P 500, la maggior parte degli ETF che traccia quel fondo utilizzeranno quella che viene chiamata una strategia di "replica completa".
In altre parole, essi acquisteranno ogni titolo dell'S&P 500 con un rapporto esatto al modo in cui sono rappresentati nell'indice. Così facendo, al netto dei costi di transazione, questo fondo dovrebbe tracciare perfettamente l'indice.
Non sempre è però facile compiere una replica così completa. A volte, infatti, l’ETF ha come obiettivo quello di replicare l’andamento di un settore di Borsa, e la sua strategia di replica sarà evidentemente molto più versatile, andando a campionare o ottimizzare il presidio di tale settore e, di conseguenza, ottenendo una prestazione superiore o inferiore alla media dei titoli che detiene.
Inoltre, ci sono anche altri fattori possono influenzare il tracking, come la bravura del gestore dell'ETF nel supervisionare le posizioni e nell’eseguire le operazioni, o ancora nel gestire il proprio portafoglio.
Ad ogni modo, ai nostri fini è importante considerare che più bassa è la differenza di tracciamento, soprattutto per quanto riguarda il segno negativo, meglio è.
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La liquidità
La liquidità di un ETF deriva da due elementi: la liquidità del fondo stesso e la liquidità degli strumenti finanziari sottostanti. I fondi con volumi medi giornalieri di negoziazione più elevati e un maggior numero di asset in gestione tendono a negoziare con spread più ristretti rispetto ai fondi con meno negoziazioni giornaliere o con un patrimonio inferiore.
Non esiste una regola perfetta su cosa costituisca un volume sufficiente ma, in generale, è lecito affermare che un ETF con un volume medio di scambi giornaliero superiore all’equivalente di 10 milioni di dollari può essere considerato liquido. Spread di domanda e offerta che in media sono inferiori allo 0,10% possono invece essere considerati stretti.
Evidentemente, anche i fondi con volumi di negoziazione limitati possono operare con spread ristretti se i titoli sottostanti del fondo sono liquidi. Un ETF che investe in azioni S&P 500, ad esempio, sarà probabilmente più liquido e scambierà a spread più ristretti rispetto a uno che investe in small cap brasiliani o in società di energia alternativa.
Leggi anche: Qual è la differenza tra ETF e fondi comuni di investimento?
Conclusioni
In definitiva, gli investitori che desiderano investire in un ETF devono porsi tre domande:
- Quale esposizione ha questo ETF?
- In che misura l'ETF garantisce questa esposizione?
- Quanto è liquido e efficiente l'ETF?
Ti ricordiamo in tal proposito che puoi investire sugli ETF utilizzando le piattaforme di trading dei migliori broker in circolazione, come eToro (sito ufficiale), e che prima di investire con capitale reale, puoi “allenarti” un po’ aprendo un conto demo.
Buon trading!