Le azioni della malese Top Glove, il più grande produttore di guanti medici al mondo, sono scese di oltre il 50% quest’anno. Non è una sorpresa: il varo della campagna vaccinale Covid-19 in tutto il Pianeta ha smorzato la domanda di guanti in lattice & co. che, in un primo momento, avevano invece rappresentato una barriera efficace per contenere la diffusione del virus.
Insomma, a conferma che – come avviene in ogni business – ci sono sempre alti e bassi, forse è il momento di allontanarsi con consapevolezza dalle società che hanno questo come core business.
Soffermandosi su Top Glove, la società ha annunciato venerdì scorso una flessione del 48% anno su anno dell’utile netto a 608 milioni di ringgit malesi (circa 145,11 milioni di dollari) nel periodo giugno-agosto. Le entrate sono state di circa 2,1 miliardi di ringgit, il 32% in meno rispetto a un anno fa.
I risultati – commenta la società in una dichiarazione resa ai media – sono stati più deboli a causa della normalizzazione della domanda, in seguito al lancio di massa dei vaccini su scala globale, che ha portato a un minor volume di vendite e prezzi medi, non accompagnati da una corrispondente riduzione dei prezzi delle materie prime.
Inoltre, le vendite dell’azienda sono state colpite da un divieto di importazione negli Stati Uniti a causa delle accuse di pratiche di lavoro forzato. Il divieto è stato revocato all’inizio di questo mese.
Si tenga anche conto che altre azioni di società produttrici di guanti, come Hartalega, Supermax e Kossan, hanno ceduto terreno.
L’anno scorso le azioni di Top Glove erano cresciute del 290%.
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