Dal Sudafrica una nuova variante Covid-19: cosa sappiamo e cosa possono fare i vaccini

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha comunicato che oggi si riunirà per discutere della presenza di una nuova variante del Covid-19.

La variante – conosciuta come B.1.1.529 – è stata rilevata in piccoli gruppi in Sud Africa e, stando alle prime osservazioni, contiene più di 30 mutazioni alla proteina spike, la componente del virus che si lega alle cellule. Si tratta, purtroppo, di un numero significativamente più alto di quello della variante Delta, che si è diffusa a macchia d’olio all’inizio di quest’anno, per diventare rapidamente il ceppo dominante in tutto il mondo. Molte di queste mutazioni sono legate a una maggiore resistenza anticorpale, che può ridurre l’efficacia dei vaccini e influenzare il comportamento del virus dinanzi a trattamenti e trasmissibilità.

Ciò premesso, gli scienziati non sanno ancora molto su questa mutazione e, probabilmente, ci vorranno almeno alcune settimane per avere un quadro completo di come la variante reagisce ai vaccini esistenti.

In ogni caso, alcune nazioni come il Regno Unito si sono mosse immediatamente per vietare i voli da Sudafrica, Lesotho, Botswana, Namibia, Eswatini e Zimbabwe.

I primi genomi della nuova variante sono stati caricati sul database internazionale GISAID il 22 novembre, ma il fatto che dal Sud Africa siano stati registrati casi di tale variante anche ad Hong Kong, rende l’estensione della diffusione piuttosto ignota. Il focolaio principale dovrebbe comunque essere stato nella regione del Gauteng, quella più popolata del Sudafrica, e sede di quasi 16 milioni di persone.

Dunque, è ancora troppo presto per capire se i vaccini attuali possono o meno costituire una buona arma contro la nuova variante e, in particolare, quelli in uso nel nostro Paese.

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