Circa due terzi dei top manager dei fondi di investimento pensano che gli investitori retail non dovrebbero possedere criptovalute nei loro portafogli, in gran parte per motivi legati alla trasparenza e alla regolamentazione.

A sostenerlo è un sondaggio di Natixis Investment Managers, secondo cui il 68% del campione non ritiene che gli individui dovrebbero avere accesso alle criptovalute, con una presa di posizione netta, che tuttavia si scontra con l’alta domanda di valute digitali come Bitcoin ed Ethereum, soprattutto tra gli investitori più giovani (il 40% degli intervistati dice che i clienti chiedono sempre più spesso l’accesso alle criptovalute).

Più del 10% degli investitori possiede criptovalute, posizionando così Bitcoin & co. dietro i beni immobili, le azioni, i fondi comuni e le obbligazioni nella lista degli strumenti finanziari più posseduti dagli investitori. Due terzi di loro hanno inoltre acquistato criptovalute nell’ultimo anno, soprattutto per la facilità con cui è diventato possibile scambiare tali asset.

Ma allora perché i professionisti degli investimenti sono così riluttanti nel suggerire l’investimento in criptovalute?

A ben vedere, la timidezza nei confronti di questa asset class sembra essere in gran parte dovuta alle sfide relative alla trasparenza delle criptovalute e a un’apparente mancanza di regolamentazione. Di fatti, circa l’87% del campione è d’accordo nell’affermare che le attività criptovalutarie devono essere più trasparenti, e l’84% pensa che avranno bisogno di qualche tipo di supervisione normativa.

Forse, però, a nuocere al futuro delle raccomandazioni criptovalutarie da parte dei top manager c’è anche il fatto che circa il 70% ha ammesso che la loro azienda ha bisogno di una maggiore formazione sulle attività digitali e sulle criptovalute…

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