Coronavirus, le conseguenze si ripercuotono anche sull’Ambiente con calo drastico emissioni inquinanti

L’epidemia di Coronavirus in Cina ha portato ad oggi oltre 2 mila morti, paralizzando intere città, a cominciare proprio da Wuhan, città epicentro del contagio nella provincia dello Hubei, nella quale si concentra la stragrande maggioranza dei casi e delle vittime.

La diffusione del virus ha prodotto conseguenze anche sul piano economico, inevitabilmente, è ha drasticamente cambiato le abitudini di vita dei Cinesi, in un modo che tutti ci auguriamo sia il più presto reversibile sotto tutti gli aspetti.

Inoltre non solo nella madrepatria, ma anche nel resto del mondo i cittadini cinesi stanno risentendo della diffusione del virus, con negozi deserti a causa di quella che sempre più sembra assumere le sembianze di una psicosi di massa, i cui effetti si possono toccare con mano specie nei quartieri come la China Town di Milano, dove la loro concentrazione di popolazione di origine cinese è maggiore.

In Cina precipitano le emissioni inquinanti

In questo quadro di per sé tutt’altro che incoraggiante, un elemento positivo pur tuttavia è possibile trovarlo, ed è il drastico calo delle emissioni inquinanti registrato nelle ultime settimane in Cina.

La produzione industriale nel Paese si è praticamente fermata, riducendosi al 30% della normale operatività. A questo si va poi ad aggiungere la pesante riduzione del traffico più o meno in tutto il Paese e in particolare nella città di Wuhan, che conta diversi milioni di abitanti, dove la circolazione dei mezzi è praticamente azzerata.

Il risultato? La qualità dell’aria in Cina non è mai stata così alta. Un effetto che non si può che ricondurre ad altro se non alla diffusione dell’epidemia di Coronavirus che sta affliggendo il Paese. Le emissioni di CO2 si sono ridotte di una quantità pari a 100 milioni di tonnellate metriche, vale a dire all’incirca quante ne produce l’intero Cile in un anno.

Purtroppo però la maggior parte dei cittadini non ha modo di godere di questa, seppur magra, consolazione. D’altra parte in molte città cinesi gli abitanti sono sottoposti a rigide regole imposte dalla quarantena estesa praticamente all’intero territorio nazionale. Nella provincia dello Hubei poi il coprifuoco è assoluto con uniche eccezioni previste per consentire ai cittadini di provvedere settimanalmente al rifornimento di viveri e medicinali.

Nel grafico sottostante possiamo infatti osservare quanto sia cambiata la situazione per quel che riguarda il consumo del combustibile ritenuto più inquinante in assoluto, vale a dire il carbone.

Qui si compara la media storica relativa al consumo quotidiano di carbone in Cina negli ultimi 10 anni con il consumo attuale, reso praticamente nullo dal drastico calo della domanda di energia, a sua volta dovuto ad una produzione industriale estremamente ridimensionata.

Ora come ora quindi la Cina si è del tutto involontariamente trovata a ridurre le emissioni in un modo che nessuna normativa emanata in ottica green sarebbe riuscita ad ottenere. Intanto però il PIL cinese relativo al primo trimestre 2020, secondo le previsioni di Morgan Stanley non potrà superare il 3,5%.

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