Come noto, i certificates (certificati finanziari), sono strumenti che permettono di prendere posizione su un asset sottostante. Ma che cosa accade quando l’asset sottostante – per esempio, una società sulla quale il certificato ha “puntato” attraverso la scelta delle sue azioni – va in default?
In realtà, per prima cosa, occorre comprendere che cosa si intenda per default dell’emittente. Con tale termine possiamo infatti intendere all’impossibilità, da parte della società, di onorare in maniera temporanea alcuni dei propri obblighi nei confronti dei creditori, come ad esempio l’impossibilità di pagare una o più cedole, o rimborsare un prestito obbligazionario. Oppure, il fatto che il titolo azionario venga definitivamente annullato, evidentemente per liquidazione societaria o altra situazione straordinaria.
In linea di massima, le ipotesi del primo caso non hanno alcun effetto diretto sulla posizione dell’investitore in un certificato. O, meglio, quanto accaduto potrebbe comportare una variazione del prezzo di mercato del titolo sottostante, che non potrà che essere incorporato nel prezzo di mercato del certificato.
Nel secondo caso, con annullamento del prezzo del titolo azionario, non essendoci più alcun riferimento di conteggio per il valore del certificato, lo strumento scade anticipatamente e viene liquidato a favore dell’investitore considerando l’equo valore di mercato.
Si ricorda con tale occasione che l’investitore di un certificato finanziario non vanta alcun diritto nei confronti della società che emette il titolo azionario (non diventa dunque creditore della società): l’unico rapporto dell’investitore è infatti con la società emittente il certificato, anche se – evidentemente – il valore del certificato dipenda dall’andamento del titolo azionario sottostante.
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