Il mondo delle criptovalute è in costante evoluzione. Nonostante sia ancora fresco il ricordo di quanto avvenuto a cavallo tra il 2017 e il 2018 (improvviso rally seguito da un crollo rovinoso), l’appeal per il settore delle valute digitali non è mai venuto meno ma si è invece progressivamente rafforzato. 

Lo scenario attuale vede la Cina essere entrata nella fase finale dell’implementazione del renminbi digitale. Se l’operazione dovesse andare definitivamente in porto allora la Cina sarebbe la prima grande economia al mondo capace di sfruttare i principi della blockchain per riuscire a creare una criptovaluta di Stato.

C’è poi un altro evento che potrebbe rappresentare uno spartiacque nella storia delle valute digitali. Nella primavera del 2020 dovrebbe essere lanciata Libra, la moneta elettronica di Facebook. Libra sarà si basata sulla blockchain ma nella sua forma centralizzata. Questo significa che sia per quanto riguarda la valuta digitale cinese che per quanto concerne la crypto di Facebook, siamo nell’ambito di qualcosa di diverso rispetto al Bitcoin. Il BTC, infattiì, è un asset digitale decentralizzato mentre le crypto citate sono in qualche modo prodotte da stati, come nel caso della crypto cinese, o da aziende, come nel caso di Libra.

Il fenomeno delle criptovalute di stato potrebbe essere solo all’inizio. Stando ad alcune indiscrezioni, infatti, molto presto potrebbe essere il Giappone a lanciare un suo yen digitale che potrebbe vedere la luce tra due o tre anni. Per ora il progetto di una criptovaluta giapponese è solo una proposta, tuttavia rappresenta un esempio concreto dello sviluppo delle monete basate su blockchain private.

In pratica si sta assistendo al classico effetto domino. La possibilità che Facebook lanciasse una sua criptovaluta, ha determinato una accelerazione dei progetti cinesi di sviluppo. Allo stesso tempo la possibilità che presto si potesse andare verso un renminbi digitale, ha spinto il Giappone a studiare il progetto per lanciare una sua criptovaluta.

I motivi che hanno determinato la decisione di Tokyo sono stati riassunti dall’esponente del partito di governo giapponese, Akira Amari, secondo il quale “Oggi viviamo in un mondo stabile e guidato dal dollaro ma come dovremmo rispondere se questa stabilità dovesse venire meno e se la mossa della Cina desse il via a una battaglia per la supremazia monetaria?“. Insomma il Giappone ha paura di subire l’iniziativa cinese e quindi reagisce nel solo modo possibile: creando una sua criptovaluta. 

Tokyo tra l’altro è solo l’ultimo di una lunga lista di paesi che sono pronti a lanciare valute digitali proprie. Non va dinenticato, infatti, che tra le prime nazioni a sbarcare in questo segmento, c’è stato il Venezuela che, come ricorderanno gli amanti delle valute digitali, aveva lanciato Petro con l’obiettivo di riuscire ad aggirare le sanzioni e a combattere l’inflazione galoppante. Dopo il Venezuela c’è stata la Corea del Nord anche se in questo caso non si può assolutamente dire nulla sul progetto vista fa fama del regime non coreano. Anche la Russia e l’Iran hanno preso in considerazione il lancio di proprie criptovalute. 

E l’Unione Europea? Per adesso l’UE è la grande assente ma forse qualcosa si sta per muovere. C’è infatti una bozza di documento con la quale si invita la BCE a prendere seriamente in considerazione la possibilità di immettere sul mercato una sua valuta digitale. Nel documento di legge che la Banca Centrale Europea dovrebbe esplorare le opportunità per emanare una sua criptovaluta. L’impegno, almeno quello, c’è. Il resto, ossia la nascita di una criptovaluta dell’Unione Europea, è una storia tutta da scrivere. 

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