Il mese di ottobre, storicamente positivo per Bitcoin, si è chiuso con una sorpresa amara: per la prima volta dallo scorso giugno, la principale criptovaluta ha ceduto terreno sotto la soglia psicologica dei 100.000 dollari, cancellando i guadagni accumulati nei mesi precedenti. Un segnale che, insieme al clima di incertezza sui mercati globali, sta spingendo gli investitori a interrogarsi sul futuro del rally crypto.
Solo un anno fa, Bitcoin festeggiava l’ascesa di Donald Trump alla Casa Bianca con un balzo record, guadagnando oltre il 46% dalle elezioni del 2024 e superando persino la performance dell’oro. Oggi, invece, il sentiment sembra essersi invertito, e le prese di profitto stanno colpendo non solo il comparto digitale, ma anche Wall Street e gli altri asset rifugio.
I mercati globali in affanno: cresce la paura di una correzione
L’aria di sell-off che ha investito i mercati non nasce da un singolo evento, ma da una combinazione di fattori ben noti agli operatori. Come sottolinea Ipek Ozkardeskaya, senior analyst di Swissquote, le preoccupazioni ruotano intorno a valutazioni eccessive nel settore tecnologico, a un rally sempre più ristretto e ai paragoni inquietanti con la bolla delle dot-com. A questo si aggiungono la speranza di un imminente taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, i segnali di rallentamento dell’economia USA e la persistenza di un’inflazione più ostinata del previsto.
“Potrebbe essere l’inizio di una correzione”, spiega Ozkardeskaya, anche se al momento non ci sono prove che indichino un crollo sistemico. La prudenza però cresce, perché la volatilità e l’incertezza stanno tornando protagoniste.
Sulla stessa linea Gabriel Debach, market analyst di eToro, che evidenzia come non ci sia stato un vero motivo scatenante per le vendite generalizzate: “Abbiamo semplicemente assistito a un segnale di stanchezza dei mercati dopo una lunga fase rialzista. Oro, criptovalute, titoli tech e azioni legate all’intelligenza artificiale hanno contemporaneamente perso slancio, mostrando un calo di momentum su più fronti”.
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Bitcoin manca il suo “Uptober”: solo quattro volte nella storia
L’analisi sul fronte crypto conferma la particolarità del momento. Per la prima volta in anni, Bitcoin ha chiuso il mese di ottobre in territorio negativo, mancando quello che nel gergo del settore viene definito “Uptober”, ovvero un ottobre quasi sempre positivo nella storia delle criptovalute.
Un’anomalia rara, accaduta solo quattro volte, e che in tre casi su quattro è stata seguita da un calo nel resto dell’anno. Nonostante ciò, Bitcoin ha mostrato un rimbalzo dell’8% nelle ultime ore, a conferma della sua proverbiale volatilità.
Eppure, all’inizio di ottobre, tutto sembrava diverso: il 6 ottobre, la regina delle criptovalute aveva toccato i 126.186 dollari, segnando nuovi massimi storici. Da allora, però, il trend si è indebolito e la correzione attuale, pari a circa il 19%, mette alla prova la tenuta del bull market.
Secondo Debach, la fase rialzista di Bitcoin resta intatta ma sempre più fragile: “Siamo di fronte a un ciclo record di 211 sedute positive, contro le 102 del 2024 e le 184 del 2023. Questa longevità testimonia la forza del trend, ma anche il rischio crescente di esaurimento. Se i supporti tecnici dovessero cedere, potremmo assistere a una correzione più ampia”.
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L’effetto leva e il rischio di liquidazioni a catena
Uno degli elementi più delicati di questa fase riguarda la leva finanziaria. Le analisi sui contratti BTC/USDT di Binance mostrano una forte concentrazione di posizioni ad alta leva (50x-100x) nella zona compresa tra 100.000 e 105.000 dollari.
Questi livelli rappresentano una sorta di “muro tecnico”: se il prezzo dovesse scendere sotto quota 100.000, si attiverebbe una cascata di liquidazioni forzate, con vendite automatiche che amplificherebbero il ribasso. Al contrario, un ritorno sopra i 105.000-110.000 dollari potrebbe generare uno short squeeze, spingendo i prezzi rapidamente verso l’alto mentre i trader ribassisti si ricoprono in fretta.
In entrambi i casi, il messaggio è chiaro: la volatilità di Bitcoin rimane estrema e i margini d’errore per chi opera con leva sono minimi. Dopo oltre duecento giorni consecutivi di rally, forse la domanda più saggia non è quanto ancora possa salire, ma quanto a lungo possa resistere prima di una pausa fisiologica.
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