Mentre il panorama finanziario europeo evolve sotto la spinta dell’innovazione digitale, le criptovalute stanno guadagnando spazio come strumenti di investimento alternativi. Tuttavia, l’adozione di questi asset non procede in modo uniforme: se da un lato cresce l’interesse degli investitori, dall’altro si riscontrano ancora barriere legate alla conoscenza, alla percezione del rischio e a un’offerta bancaria che fatica a tenere il passo con la domanda. È quanto emerge da questo studio di Bitpanda e Zeb Consulting, che fotografa lo stato attuale e le prospettive del settore cripto in Europa, analizzando i comportamenti di 10.000 investitori in 13 Paesi.
Un mercato con ancora grandi margini di crescita
L’Europa si configura come un mercato dal grande potenziale, con 411 milioni di investitori privati e istituzionali e oltre 25.000 miliardi di euro in asset liquidi. All’interno di questo scenario, le criptovalute sono sempre più presenti nei portafogli degli investitori: circa un investitore retail su sette possiede già asset digitali, mentre il 12% dichiara l’intenzione di entrarvi a breve.
Un dato molto significativo riguarda gli investitori ad alta disponibilità economica: il 50% di loro ha già investito o sta pianificando di farlo. Le criptovalute vengono percepite sempre più spesso come strumenti di diversificazione o come opzione per la crescita a lungo termine, superando la logica puramente speculativa.
Bitcoin non è più l’unico riferimento nell’ambito dei cripto-asset
Il 33% degli investitori retail europei riconosce le criptovalute come una classe di asset distinta e la centralità di Bitcoin comincia ad attenuarsi: solo il 15% ritiene che sia l’unica criptovaluta rilevante, mentre cresce l’attenzione verso altre valute digitali. Ethereum, per esempio, è spesso considerato un asset strategico grazie al suo impiego nell’ambito degli smart contract e della finanza decentralizzata. Non sorprende che molte analisi sul tema abbiano iniziato a considerare gli scenari futuri legati alla possibilità di comprare Ethereum, proprio per la sua crescente rilevanza nei portafogli diversificati.
Gli ostacoli: scarsa conoscenza, rischio percepito, assenza di una regolamentazione chiara
Nonostante l’interesse in aumento, il 67% degli investitori retail non ha ancora investito in criptovalute. I motivi principali sono legati alla carenza di conoscenze (47% degli intervistati) e alla percezione elevata del rischio (42%). Questi dati segnalano la necessità di una maggiore alfabetizzazione finanziaria e di strumenti informativi più accessibili.
L’assenza di una regolamentazione chiara è percepita come un ostacolo solo dal 19% degli investitori europei, ma acquisisce un peso maggiore nel Regno Unito, dove la percentuale sale al 29%. Un dato che riflette non solo la storica cautela normativa britannica, ma anche il fatto che il regolamento MiCAR non sarà applicato nel Paese. Al contrario, proprio nei Paesi dell’UE, l’implementazione di MiCAR potrebbe contribuire a rafforzare la fiducia e a ridurre le incertezze legate al quadro normativo degli asset digitali.
Il regolamento MiCAR e il ruolo delle banche
Il regolamento europeo MiCAR (Markets in Crypto-Assets Regulation) punta a offrire un quadro normativo condiviso per gli operatori del settore, con l’obiettivo di rafforzare la fiducia degli investitori e tutelare i consumatori. Attualmente, però, meno del 50% delle istituzioni finanziarie offre servizi legati agli asset digitali, nonostante l’80% degli operatori riconosca l’importanza crescente delle criptovalute.
Questo scollamento tra domanda e offerta ha favorito la crescita di soluzioni cripto-native, mentre solo una parte del mercato – il 30% circa – esprime la preferenza per l’accesso agli asset digitali attraverso canali bancari regolamentati. Le banche europee, per rispondere a questa richiesta, dovranno potenziare i propri servizi e investire in educazione finanziaria.
Lo spazio di crescita resta ampio. Con milioni di investitori potenzialmente attivi e una regolamentazione in via di definizione, le criptovalute sono sempre più parte integrante del dibattito sul futuro dei mercati finanziari in Europa.
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