
Negli ultimi giorni il mercato delle criptovalute è stato messo alla prova dai nuovi dati sull’inflazione statunitense, che hanno spaventato gli investitori e rallentato la corsa di Ethereum (ETH). Dopo essere tornata vicina ai massimi storici, tra il 21 e il 26 settembre la seconda criptovaluta per capitalizzazione ha perso circa il 13% del suo valore, lasciando molti a chiedersi se sia ancora il momento giusto per puntare su di essa.
La domanda cruciale è: il calo è solo un assestamento temporaneo o ci sono segnali più profondi che mettono a rischio la sua crescita di lungo periodo?
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Perché Ethereum è scesa: il ruolo dell’inflazione e dei tassi di interesse
I ribassi delle criptovalute spesso hanno più a che fare con le condizioni macroeconomiche che con i fondamentali. In questo caso, il dato sull’inflazione USA superiore alle attese ha portato gli analisti a rivedere le previsioni sulla politica monetaria della Federal Reserve.
Un taglio dei tassi meno probabile significa un costo del denaro più alto e rendimenti più interessanti su asset sicuri come i Treasury americani. Di conseguenza, gli investitori istituzionali sono meno incentivati a esporsi su strumenti rischiosi come le criptovalute. Questo meccanismo spiega perché, dopo una salita vicina ai massimi, Ethereum sia apparsa “cara” agli occhi di alcuni operatori e sia finita sotto pressione.
I fondamentali restano solidi: tokenizzazione e stablecoin in crescita
Se si guarda oltre le oscillazioni di breve termine, i dati on-chain raccontano un’altra storia. Ethereum continua a essere il cuore pulsante della finanza decentralizzata (DeFi) e la sua rete vede un costante afflusso di capitali.
- Al 29 settembre, il valore degli asset del mondo reale (RWA) tokenizzati su Ethereum ammontava a circa 9,1 miliardi di dollari, con una crescita del 3% nell’ultimo mese e oltre 93.000 detentori attivi.
- A livello globale, gli asset tokenizzati hanno raggiunto 31,5 miliardi di dollari, in aumento del 9% mese su mese. Una parte consistente di questo capitale confluisce proprio su Ethereum.
- Anche il mercato delle stablecoin continua a rafforzarsi: sulla sola rete Ethereum la capitalizzazione ha toccato circa 175 miliardi di dollari, in crescita del 10% in 30 giorni. Questo significa maggiore liquidità disponibile per pagamenti, prestiti e attività DeFi.
In altre parole, mentre il prezzo di Ethereum oscilla, la sua infrastruttura economica si espande. Per gli investitori di lungo periodo, questo è un segnale che il progetto sta accumulando valore reale e non solo speculativo.
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Ethereum: occasione o rischio?
Il quadro complessivo suggerisce che la recente correzione potrebbe rappresentare un’opportunità di accumulo piuttosto che un motivo di fuga. Naturalmente, restano dei rischi: un’eventuale nuova fiammata dell’inflazione o una stretta prolungata della Fed potrebbero deprimere gli asset rischiosi, così come eventuali cambi di rotta nelle regolamentazioni su stablecoin e tokenizzazione.
Tuttavia, se lo scenario macro rimarrà favorevole, i segnali on-chain dimostrano che Ethereum continua a costruire fondamenta solide. Per chi guarda al lungo periodo, la debolezza attuale del prezzo può essere interpretata come un momento interessante per entrare o incrementare la propria posizione.
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