
Il token Shiba Inu (SHIB) è stato uno dei fenomeni più discussi del mercato crypto, capace di trasformare piccoli investimenti in fortune durante il boom del 2021. Oggi, però, molti si chiedono se questo progetto possa davvero arrivare a valere 1 dollaro per token entro il 2026. La risposta, guardando numeri e dinamiche del mercato, è meno scontata di quanto sembri.
Dall’exploit del 2021 al crollo del valore
Creato nel 2020 dall’anonimo sviluppatore Ryoshi come alternativa a Dogecoin, Shiba Inu ha raggiunto rendimenti da capogiro: nel 2021 la crescita ha superato il 45 milioni per cento, trasformando un investimento di 3 dollari in un milione. Tuttavia, la fase speculativa si è spenta rapidamente e oggi SHIB quota circa 0,000013 dollari, in calo di oltre l’85% dal massimo storico.
Nonostante questo, il contesto generale resta positivo: la capitalizzazione totale del settore crypto ha toccato i 4,2 trilioni di dollari, favorita da politiche governative più aperte verso le criptovalute. Ciò spinge alcuni investitori a chiedersi se Shiba Inu possa vivere una seconda giovinezza.
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Le politiche pro-crypto non bastano a risolvere i problemi strutturali
Le recenti mosse governative, come la creazione di riserve statali in asset digitali e un approccio normativo meno restrittivo, hanno dato fiducia al comparto. Tuttavia, Shiba Inu soffre ancora di limiti fondamentali:
- L’adozione come metodo di pagamento resta marginale: poco più di 1.000 esercenti nel mondo accettano SHIB.
- La rete Ethereum su cui si basa è costosa e poco scalabile, e le soluzioni Layer-2 non hanno risolto del tutto il problema.
- La forte volatilità rende il token inadatto alla gestione dei flussi di cassa aziendali.
Anche come riserva di valore, SHIB non ha ancora dimostrato solidità: da quattro anni non segna nuovi massimi e rimane molto distante dal picco del 2021.
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L’enorme offerta di token rende impossibile il traguardo di 1 dollaro
L’ostacolo principale è la supply astronomica di Shiba Inu: circa 589,2 trilioni di token. Con l’attuale prezzo di 0,000013 dollari, la capitalizzazione è già oltre i 7,5 miliardi di dollari.
Un valore di 1 dollaro per token porterebbe la capitalizzazione a 589 trilioni di dollari, ossia più di cinque volte l’intero PIL mondiale e undici volte il valore di tutte le aziende dell’S&P 500. È un traguardo matematicamente irrealizzabile nelle condizioni attuali.
Il “token burning” come soluzione? I tempi sono proibitivi
La community ha avviato meccanismi di token burning, cioè la distruzione definitiva di SHIB per ridurre l’offerta e sostenere il prezzo. In teoria, bruciando abbastanza token, il valore unitario potrebbe crescere fino a livelli più alti.
Ma i dati smontano l’illusione: solo 64 milioni di token sono stati bruciati lo scorso mese. A questo ritmo, servirebbero circa 763.000 anni per ridurre l’offerta al punto da rendere plausibile la soglia di 1 dollaro.
Inoltre, anche se ciò avvenisse, gli investitori non guadagnerebbero: avrebbero sì token più rari e più cari, ma in quantità infinitamente minore, mantenendo inalterato il valore complessivo del loro investimento.
Conclusione: il sogno di 1 dollaro resta irrealizzabile
La narrativa di Shiba Inu a 1 dollaro entro il 2026 è suggestiva ma non supportata da alcun dato concreto. L’enorme offerta, la mancanza di un utilizzo reale su larga scala e il ritmo troppo lento dei burn rendono questo scenario impossibile.
Ciò non significa che SHIB sia destinato a scomparire: la forza della sua community, eventuali miglioramenti tecnologici e politiche favorevoli potrebbero garantire rialzi nel tempo. Tuttavia, parlare di 1 dollaro resta pura fantasia, più vicina al marketing che all’analisi finanziaria.
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