Un laptop mostra un grafico

Il derivato è uno strumento finanziario il cui prezzo è basato sui valori di mercato di una o più attività sottostanti, come indici azionari, azioni, obbligazioni, materie prime, tassi d’interesse, etc. Il prezzo di un derivato dipende dunque dal valore di una certa attività che non si possiede, in modo da negoziarne il rischio senza acquistarla direttamente sul mercato. La negoziazione di derivati non può essere considerata una normale attività di investimento: questo strumento solitamente viene utilizzato a copertura di un rischio finanziario (hedging), oppure per speculazione o arbitraggio, ossia acquisto di un prodotto in un mercato e vendita in un altro mercato.

Alcuni tipi di derivati, come ad esempio i contratti a termine, hanno origini antiche, risalgono addirittura ai tempi dei greci e dei romani mentre i primi mercati organizzati per il loro scambio risalgono al XVII e XVIII secolo. ll primo mercato a trattare derivati fu il CBOT (Chicago Board Of Trade) fondato nel 1848 mentre il più grande mercato al mondo per numeri di scambi ad oggi è il Korea Exchange. A seguire troviamo l’Eurex, e il CME Group (nato dalla fusione nel 2007 del Chicago Mercantile Exchange e del Chicago Board of Trade, e dall’acquisizione nel 2008 del New York Mercantile Exchange). Il vero e proprio boom di diffusione di derivati si ebbe tra il 1989-1992: al termine di questo periodo la loro consistenza complessiva arrivò a sfiorare i 20.000 miliardi di dollari.

Secondo la Bank for International Settlements (BIS) a fine giugno 2012 il volume dei derivati ammontava a circa 639.000 miliardi di dollari, somma enorme se paragonata al PIL mondiale del periodo, pari a 70.000 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti il 93% del totale dei derivati è detenuto da solo quattro banche: si tratta di JP Morgan, Bank of America, Goldman Sachs e Morgan Stanley (Fonte: Office of the Currency Comptroller). Al mondo le dieci nazioni più esposte verso i derivati sono Stati Uniti, Giappone, Francia, Germania, Gran Bretagna, Cina, Corea del Sud, Svizzera, Canada e Paesi Bassi (Fonte: ISDA – International Swaps and Derivatives Association).

I derivati sono trattati in molti mercati finanziari ma spesso vengono negoziati anche fuori dai circuiti borsistici ufficiali, sui mercati alternativi, detti over the counter (OTC). Trattandosi perlopiù di mercati creati da istituzioni finanziarie o professionisti, questi non sono regolamentati. Il mercato italiano dei derivati è l’Italian Derivative Market (IDEM). In gergo borsistico, le tipologie standard vengono dette plain vanilla mentre i tipi più complessi sono detti Esotici. Le tipologie più note e diffuse dei prodotti finanziari derivati sono: Futures; Opzioni; Swap; Forward rate agreement (vedi Tabella 1).

TABELLA 1

I Futures sono contratti a termine standardizzati, con i quali un soggetto si impegna ad acquistare o a vendere merci o attività finanziarie a una certa data a un prezzo prefissato. Ne esistono diverse tipologie in base alla natura finanziaria del sottostante: financial futures; interest rate futures; currency futures; stock index futures; commodity futures.
Le Opzioni invece consentono al loro acquirente la facoltà, e non l’obbligo come nei futures, di acquistare o vendere il sottostante a una certa data a un prezzo prefissato. Le opzioni call consentono l’acquisto mentre le put la vendita.

Gli Swap sono dei contratti con i quali i contraenti si impegnano a scambiarsi flussi monetari futuri. I due tipi principali sono gli interest rate swap e i currency swap. Nei primi una parte si obbliga a pagare per un dato tempo interessi calcolati su un capitale ad un tasso fisso mentre l’altra parte si obbliga a pagare interessi calcolati su un tasso variabile. I secondi sono come i primi ma oltre ad avere come oggetto lo scambio di flussi in valute diverse prevedono flussi di capitali oltre che di interessi.
Infine i Forward Rate Agreement (FRA) sono dei contrati attraverso I quali una parte si impegna a scambiare somme di denaro determinate sulla base della differenza tra un tasso fisso concordato (contract rate) e un tasso di riferimento quale il LIBOR.
Il 67% dei derivati trattati sull’OTC sono interest rate contract, l’8% sono credit default swap (CDS), il 9% foreign exchange contracts, il 2% commodity contracts, l’1% equity contracts mentre il restante 12% è rappresentato da altri generi di derivati (fonte: Bank for International Settlements). (vedi Tabella 2).

I derivati generalmente sono caratterizzati dalla leva finanziaria, strumento che permette di controllare una quantità di strumenti finanziari superiore a quelli che avremmo potuto acquistare con il capitale in nostro possesso. In sintesi permette di moltiplicare gli effetti dei nostri investimenti, amplificando così i guadagni e le perdite.

TABELLA 2

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