Standard & Poor’s (abbr. S&P) è una delle principali agenzie di rating al mondo. Prima di esaminare quali sono le attività di S&P e delle sue colleghe, vediamo innanzitutto cosa si intende per “rating“.

Secondo la Banca d’Italia il rating è “un simbolo che esprime la valutazione formulata da agenzie private specializzate (appunto le c.d. agenzie di rating, ndR) del merito di credito di un soggetto”. Esso è, in altri termini, la rappresentazione di un giudizio di sintesi sulla solvibilità di un soggetto, privato o pubblico.
Il rating non è pertanto né un consiglio né tanto meno una garanzia di insolvenza o di affidabilità per coloro giudicati in maniera negativa o positiva. Il rating è “semplicemente” una valutazione dell’agenzia sulla presunta capacità del debitore di onorare i propri debiti. Tale giudizio viene considerato indipendente visto che viene espresso da un terzo soggetto esterno che si basa su dati oggettivi revisionati periodicamente. Il fatto che sia una mera opinione non significa, ovviamente, che tale valutazione sia priva di effetti.
I soggetti che divengono principale oggetto di valutazione da parte delle agenzie di rating sono gli emittenti di titoli obbligazionari (imprese, Stati), per i quali la valutazione assume il significato di un giudizio sul loro grado di solvibilità.

Standard & Poor’s, come detto, è solo una delle tante agenzie di rating presenti sul globo. Tuttavia i suoi giudizi autorevoli e l’ampia gamma di osservazioni condotte ne hanno fatto col tempo uno dei componenti più importanti del panorama delle agenzie di rating, di fianco a Moody’s e Fitch. Il fatto che le tre agenzie appena citate appartengano all’area statunitense non deve far dimenticare che ovunque esistono nel mondo “colleghe” delle agenzie più famose: basti citare, a titolo di esempio, la giapponese Japanese Bond Rating, o la canadese Canadian Bond Rating Service.

Standard & Poor’s non è nemmeno l’agenzia di rating più antica. La prima agenzia nasce infatti nel 1841 grazie a Luis Tappan, con l’obiettivo di valutare l’affidabilità finanziaria delle imprese: è proprio questa agenzia che, nel 1933, contribuirà alla nascita della “Dun and Bradstreet”, figlia delle intenzioni di Dun (che aveva rilevato anni prima l’agenzia di Tappan) e Bradstreet (che aveva fondato quasi novant’anni prima un’altra agenzia di rating).
I nomi più noti arriveranno di lì a breve, quando John Moody propose di estendere il rating ai singoli titoli obbligazionari; lo stesso fece poco dopo la Poor’s Publishing Co. e la Standard Statistics Co., che poi si uniranno nel 1941 con il nome di Standard & Poor’s.

Come la S&P, ogni agenzia di rating ha sviluppato al proprio interno una struttura di valutazione del tutto specifica. Moody’s ad esempio suddivide i suoi giudizi in short term debt rating (per le obbligazioni con scadenza inferiore all’anno) e long term debt rating (per le obbligazioni con scadenza superiore all’anno), separandoli da altre valutazioni che abbracciano la qualità dei fondi di investimento (mutual fund ratings) o la solidità delle compagnie d’assicurazione (insurance financial strength ratings).

Standard & Poor’s invece possiede un’articolata gamma di rating, che si riferiscono alle emissioni di obbligazioni delle società per azioni (corporate credit ratings) o ancora alle singole tipologie di strumenti finanziari (esistono perciò dei ratings specifici per certificati di deposito, fondi comuni, ecc.).

All’interno di S&P di particolare importanza è il c.d. issuer credit ratings, valutazione in merito alla solvibilità del singolo debitore, che nel caso in cui oggetto di valutazione sia uno Stato viene chiamato sovereign rating, ed esprime il giudizio di affidabilità sulle obbligazioni primarie dello stesso Stato o di un Ente Statale.
L’elenco delle tipologie di ratings prodotte da Standard & Poor’s si arricchisce poi di specifiche tipologie di operazioni: esistono rating per i trasferimenti di valuta all’estero, valutazioni in merito alla possibilità che uno Stato possa generare eventuali barriere all’uscita di denaro dai propri confini e così via.

Per quanto riguarda i famosi simboli utilizzati per sintetizzare i giudizi, occorre affermare che al mondo non vi è uniformità nelle rappresentazioni che le agenzie di rating utilizzano per sintetizzare la loro valutazione. Fitch, Moody’s e Standard & Poor’s usano delle lettere combinandole in scale piuttosto ampie.
Per il rating societario, Moody’s ad esempio utilizza dei valori da Aaa a C per il lungo termine e da P-1 a NP per il breve termine. Fitch e Standard & Poor’s hanno due sistemi di valori simili per il lungo termine, ma mentre la prima ha valori da F1 a F3 e da B a D per il breve termine, la seconda usa valori da A1 a C.

Con dei piccoli accorgimenti, tuttavia, le scale sono equiparabili. Ad esempio, sempre con riferimento al rating societario, il giudizio migliore, che è AAA per S&P diventa Aaa per Moody’s, e da entrambe viene assegnato agli emittenti con un’elevatissima probabilità di rimborso del capitale e degli interessi: di conseguenza appartengono a questa categoria le società e gli stati il cui rischio di insolvenza è minimo.

Tornando a Standard & Poor’s, è facile osservare come una delle “creazioni” più famose dell’agenzia sia sicuramente l’indice Standard & Poor’s 500, uno degli indici sui mercati azionari più importanti al mondo, probabilmente il più importante nell’ambito statunitense. Lo S&P 500 riguarda infatti i principali 500 titoli azionari quotati a Wall Street, la stragrande maggioranza di nazionalità statunitense (le società estere sono solamente undici).
Tra i titoli presi in considerazione dal comitato che gestisce il paniere dello S&P 500 vi sono attualmente 87 titoli appartenenti alla categoria industriale dei consumi secondari e altrettanti del settore finanziario, e 79 titoli del mondo dell’information technology. Tra le altre categorie industriali vi sono la salute (55 titoli), l’industria (52), i consumi primari (38), i servizi pubblici (32), l’energia (31), le materie prime (29) e le telecomunicazioni (10).

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