La start-up danese Pleo, che vende software di gestione delle spese aziendali e carte di pagamento smart, vale 1,7 miliardi di dollari grazie a un round di finanziamento azionario da 150 milioni di dollari che ne ha incrementato il valore di mercato. L’investimento, condotto da Bain Capital Ventures e Thrive Capital, rende così Pleo l’ultima fintech in Europa a superare l’ambita valutazione di 1 miliardo di dollari, acquisendo così lo status di “unicorno”.
“L’intera digitalizzazione e automazione dei processi finanziari è in corso da diverso tempo“, ha dichiarato alla stampa Jeppe Rindom, CEO e co-fondatore di Pleo, ricordando che l’azienda ottiene il 70% delle sue entrate dalle commissioni bancarie che vengono ottenute da un commerciante ogni volta che un cliente usa la carta. L’altra fetta principale delle vendite dell’azienda proviene dai servizi in abbonamenti.
Rindom ha poi condiviso il fatto che la pandemia di coronavirus sia stata un “acceleratore” per Pleo, e che la tendenza a lavorare da casa ha compensato il calo dei viaggi d’affari internazionali. La base di clienti della società è più che raddoppiata nel corso del 2020, a quota 17.000 unità.
Dopo l’investimento, Keri Gohman di Bain Capital Ventures si unirà al consiglio di Pleo. Gohman ha precedentemente ricoperto posizioni esecutive presso il fornitore di software di contabilità Xero e la banca statunitense Capital One.
Pleo è anche un raro esempio di un’azienda tecnologica da un miliardo di dollari ad emergere in Danimarca. I fondatori di Pleo erano i primi dipendenti di Tradeshift, una fintech da 1,1 miliardi di dollari che originariamente aveva sede a Copenaghen, ma si è poi trasferita a San Francisco.
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