Cos’è la flat tax? Tutto quello che c’è da sapere per la tassazione 7%, 15% e 20%

E’ Geneve Invest che ci illustra la misura fiscale di cui tanto si è parlato negli ultimi mesi e che sembra essere ad un passo dalla sua approvazione. Ma prima di far questo, si deve comprendere bene:

Che cos’è la flat tax?

Secondo Geneve Invest, la società di gestione patrimoniale indipendente con una lunga esperienza in materia finanziaria, la flat tax è un provvedimento che andrebbe a implementare un’imposizione fiscale uguale per tutti i soggetti che hanno una certa fascia di reddito. Al di sopra della quale dovrebbero essere invece applicate aliquote differenti.

Essa si pone lo scopo di sostituire l’attuale sistema di tassazione vigente nel nostro sistema; al momento infatti esso prevede una tassazione progressivo Irpef, basato su aliquote e scaglioni differenti a cui si devono sottrarre le detrazioni per lavoro dipendente.

Ricordiamo anche che la flat tax è stata introdotta nel nostro sistema (e che ancora oggi non è attiva) dal governo Conte. Essa però al momento viene identificata come una riforma parziale, approvata con legge di Bilancio 2019 che ha preso il via dal 1° gennaio 2019.

>>Leggi anche: Vantaggi e svantaggi della flat tax

Cosa prevede la flat tax e il nuovo modello fiscale?

Grazie al nuovo modello fiscale viene prevista l’applicazione di due sistemi:

  1. un regime forfettario, che a ben vedere è già operativo;
  2. un regime analitico, che dovrebbe entrare in vigore dal 2020.

Il primo, ovvero il regime forfettario è un regime di agevolazione, riservato esclusivamente alle Partite Iva che nell’anno precedente all’introduzione della nuova legge si è fermato sotto la soglia di 65mila euro di fatturato. In breve tutte le partite IVA che non superano questa soglia, possono optare per questo regime.

Secondo quanto disposto dalla norma, il sistema prevede l’applicazione di una tassa proporzionale pari al 15% (ridotta al 5% per i primi 5 anni di attività) nel rispetto di ben precisi requisiti.

Si potrà acceder a questo regime (secondo quanto dettato da Geneve Invest) se ricorrono i requisiti richiesti anche perché si tratta dell’estensione del cosiddetto vecchio ‘regime dei minimi” e che ad oggi interessa circa un 1,5 milioni di italiani con partita Iva.

Il nuovo regime prevede anche l’imposta sostitutiva forfettaria al 7%, della quale si potrà godere per nove anni e che potranno usufruirne tutti i soggetti che hanno maturato redditi all’estero i quali derivano da pensione e che negli ultimi 5 anni hanno risieduto fuori dall’Italia. Se questi decidono di rientrare nel nostro paese, possono scegliere la tassazione agevolata come detto prima, solo se scelgono di risiedere in un comune con meno di 20.000 abitanti della Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia.

>>Leggi anche: Flat Tax 5% e regime forfettario: a chi conviene?

Falt Tax al 20% e flat tax familiare: cosa succede dal 2020?

A partire dal 2020, poi, secondo quanto previsto dalla legge di Bilancio 2019, verrà attuata la flat tax al 20% per tutte le partite IVA con ricavi entro i 100.000 euro.

Si parla anche della possibilità di applicare una flat tax familiare.

E’ stato lo stesso ministro dell’Interno Matteo Salvini ad affermare che la flat tax familiare prevedrà un’aliquota Irpef al 15% per tutte le famiglie con reddito complessivo fino a 50.000 euro.

Questo vuol dire che le 5 aliquote Irpef, che oggi sono scaglionate dal 23% al 43%, diventeranno 3. Anche la tassazione non sarà sempre calcolata sul singolo contribuente, ma solo nel caso in cui il reddito non sia superiore a 50.000 euro, sul nucleo familiare.

Nel caso delle imprese, invece, si parla della possibilità di versare un’IRES pari al 20%, ridotta di 4 punti percentuali rispetto alla pressione attuale.

In Europa, al momento sono solo i paesi dell’Est ad adottare un sistema fiscale di questo tipo, basato sulla flat tax. Nello specifico, parliamo di:

  • Russia (13%);
  • Estonia (20);
  • Lituania (15);
  • Lettonia (23);
  • Romania (16);
  • Macedonia (10);
  • Bosnia-Erzegovina (10);
  • Bulgaria (10);
  • Ucraina (13);
  • Ungheria (15).

Nel caso invece di Repubblica Ceca, Slovacchia, Albania e Serbia, la flat tax è stata applicata per un determinato periodo di tempo, ma oggi hanno ben deciso di tornare al vecchio regime con aliquote multiple.

Oggi possiamo notare che Repubblica Ceca e Slovacchia sono passate dall’aliquota del 19% all’aliquota del 25%, mentre l’Albania è passata dal 10% alle seguenti aliquote: 10% e 25%. Infine, la Serbia è passata da una tassazione del 14% a 3 aliquote: 10%, 20% e 35%.

>>Leggi anche: Cos’è la flat tax? Esempio pratico

Flart tax Italia: costi e benefici

E’ difficile valutare tutti i benefici effettivi legati ad una tassazione di questa portata in Italia. Al momento non lo si può fare in quanto non abbiamo riferimenti storici legati a paesi economicamente sviluppati che abbiano deciso di percorrere una politica fiscale di flat tax.

Questo è quanto affermato da Gianmaria Panini, direttore del desk italiano di Geneve Invest a seguito delle sue analisi.

In teoria si tratta di un provvedimento che dovrebbe agevolare la lotta all’evasione, facendo riemergere dei capitali che al momento sono nascosti.

Dovrebbe trattarsi di un sistema che permette alle famiglie un maggiore potere d’acquisto e alle imprese invece di acquistare un margine più ampio per gli investimenti.

Sulla base dei dati in nostro possesso, possiamo affermare che in vista di una valutazione complessiva, l’Italia potrebbe ricavare da questa riforma fiscale un forte stimolo alla crescita.

Uno dei punti più importanti della riforma dovrebbe riguardare l’analisi di sostenibilità legata al minor gettito per le casse dello Stato, che in un paese con un debito pubblico così alto come quello italiano, potrebbe avere conseguenze del tutto imprevedibili. Questo è quanto affermato da Geneve Invest il quale, afferma anche che la riforma del governo, punta ad una riduzione dell’evasione fiscale, la quale dovrebbe servire come bilanciamento al calo del gettito diretto, grazie a una tassazione meno pesante.

Allo stesso tempo, però, non avendo dati in mano, possiamo solo dire che si tratta di una scommessa al buio. Sarà decisivo quindi monitorare tutti i mercati al fine di comprendere bene quelle che saranno le reazioni.Infine, Geneve Invest illustra una serie di misure fiscale di cui tanto si è parlato negli ultimi mesi.

In breve, i dati riguardanti l’evasione fiscale nei paesi Ue, smentiscono la correlazione tra pressione fiscale ed evasione. Questo vuol dire che riducono il problema del sommerso al contesto sociale e politico.

Ad esempio, in:

  • Austria, la tassazione è del 40%, con un’evasione del 9,1%;
  • Danimarca: la pressione fiscale è di oltre il 48%, con un’evasione ferma al 17,7%.

Al contrario, invece, l’imposizione fiscale in Romania è al 27% della Romania si confronta con un’evasione al 32,6%. Anche Bulgaria, presenta un rapporto con un regime di tassazione al 28,9% e un’evasione oltre quota 35%.

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