Tra le misure previste dal decreto Rilancio, il bonus per i lavoratori autonomi che viene portato a 1.000 euro, ma è destinato solo a chi ha perso il 33% dei guadagni rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, così restano fuori dal provvedimento tutti coloro che già prima dell’emergenza coronavirus guadagnavano poco.

Ne hanno parlato i diretti interessati, come Emiliana Alessandrucci, consulente di organizzazione del lavoro, che come riporta IlFattoQuotidiano ha spiegato: “sono ferma da metà febbraio, ma a marzo ho ricevuto due pagamenti per lavori fatti nel 2019. Quindi per me niente indennità, anche se nel frattempo per vivere avevo chiesto un finanziamento che sto ripagando”.

Un prestito per andare avanti, però lo Stato a questa lavoratrice non destina alcun bonus. Il motivo è uno dei paletti fissati con il decreto Rilancio, che taglia fuori tutti quelli che prima dell’arrivo della pandemia facevano già fatica a restare a galla, e che come in questo caso magari raccolgono in ritardo i frutti del lavoro svolto prima della crisi legata all’emergenza sanitaria.

Per i mesi di marzo ed aprile il bonus per i lavoratori autonomi era di 600 euro, invece nel mese di maggio chi ne avrà il diritto potrà incassare un bonus da 1.000 euro, ma in molti casi si tratta di lavoratori che hanno sempre guadagnato cifre consistenti, e che paradossalmente sono stati meno danneggiati dalle conseguenze del lockdown.

Il paradosso nasce dall’articolo 84 del decreto Rilancio, con il quale si vanno a modificare i requisiti per accedere al bonus. La misura è rivolta ai liberi professionisti iscritti alla gestione separata Inps ed ai collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co). Chi per il mese di marzo ha già intascato il bonus da 600 euro, viene riconosciuto un bonus di pari importo anche per il mese di aprile, e questo viene assegnato di default.

Per il mese di maggio cambiano un po’ le regole, oltre all’importo che viene appunto portato a 1.000 euro. “I soldi spettano solo a chi può dimostrare di aver subìto nel secondo bimestre 2020 una riduzione di almeno il 33% del reddito (calcolato come differenza tra ricavi e spese sostenute) rispetto al secondo bimestre 2019″ ci spiega il consigliere nazionale dell’Ordine dei commercialisti, Gilberto Gelosa.

Una norma che per i lavoratori indipendenti però non funziona come dovrebbe, come spiega ancora a IlFattoQuotidiano Anna Soru, presidente dell’associazione di freelance Acta. “Quella norma può andar bene per i commercialisti, ma applicata ai lavoratori indipendenti non ha senso” commenta.

“Come è noto una fattura può essere pagata a 30 o 90 giorni, quindi può essere che per un lavoro fatto a marzo o aprile i soldi arrivino a ottobre. E allo stesso modo ci sono persone che nel marzo o aprile 2020 hanno ricevuto i pagamenti per progetti finiti l’anno scorso” sottolinea Anna Soru.

E torniamo quindi ad Emiliana Alessandrucci, che è anche presidente del Coordinamento libere associazioni professionali (Colap), del quale fanno parte 200 associazioni con un totale di 300 mila professionisti iscritti.

Alessandrucci ha infatti evidenziato il bug portando ad esempio la sua stessa situazione: “non rientro nei requisiti solo perché ho incassato dei soldi che avrei dovuto prendere nel 2019. Ma durante il lockdown non ho fatturato nulla” e lo dimostra il fatto che ha dovuto chiedere un prestito in banca per tirare avanti.

Naturalmente non si tratta di un caso isolato, e una parte del problema risiede nel fatto che lo schema si può applicare a chi ha uno stipendio fisso, ma non va bene per i lavoratori autonomi. Infatti la misura non assegna il bonus a chi non ha ricevuto alcun pagamento nei mesi di marzo e aprile dell’anno scorso, che anche realizzando dei guadagni minimi a marzo-aprile 2020 non otterrà alcun contributo.

Risulterà infatti in questo caso una variazione comunque positiva, a meno che nel bimestre 2020 non abbia sostenuto ingenti spese, visto che il confronto viene fatto appunto sui guadangi netti, risultanti dai “redditi” calcolati meno le spese sostenute per l’attività svolta.

A non aver diritto al bonus da 1.000 euro ci sono poi i tanti lavoratori autonomi che nei mesi di marzo e aprile 2020 hanno continuato a realizzare degli utili per vecchi lavori/contratti in essere, ma che a partire dal mese di maggio, a causa del blocco determinato dal lockdown non hanno guadagnato nulla.

Un esempio è quello di Maria Angela Silleni, freelance nel settore dell’editoria libraria, che spiega: “io a marzo e aprile non ho avuto un calo perché ho lavorato in base ad accordi precedenti. Ma adesso, finiti quegli incarichi, le nuove uscite sono state bloccate e bisognerà aspettare che il mercato riparta”.

Nel frattempo però siamo arrivati a ridosso delle scadenze fiscali previste per il mese di giugno che non sono state prorogate, come l’Irpef e il sando Inps. Situazione simile anche quella di chi opera in uno di quei settori che ancora non sono ripartiti, che si rivela persino più preoccupante se il settore in questione si ferma fisiologicamente nel periodo estivo, nel qual caso i guadagni riprenderanno in autunno.

I casi da prendere in esame sono molti purtroppo, su IlFattoQuotidiano troviamo la testimonianza di Andrea, collaboratore con partita Iva in uno studio di commercialisti, che spiega: “con la riduzione del lavoro hanno deciso di tenere gli assunti e lasciare a casa noi. In aprile ci hanno dato un preavviso di due mesi. Quindi fino a fine giugno fatturerò, da luglio più nulla. Lavoro solo per loro, quindi è come perdere il posto. Ma io, oltre a non prendere i 1.000 euro, non avrò diritto a cassa integrazione o altri ammortizzatori”.

La soluzione? In teoria ci sarebbe ancora la possibilità di correggere il tiro, intervendo con una modifica della norma attraverso l’iter parlamentare del decreto che è appena iniziato. Anna Soru propone di chiedere al “Governo di garantire l’aiuto a tutti e prevedere un controllo a consuntivo. A fine anno chi non ha avuto un calo di reddito restituirà la somma”.

Non è tutto, perché c’è sempre il problema delle scadenze fiscali, per le quali si potrebbe chiedere il rinvio a gennaio 2021. I pagamenti di Irpef e Inps dovrebbero essere effettuati infatti entro la fine di giugno, e non è esattamente il momento migliore.

Il Colap però propone una gestione diversa, sostenendo che la necessità di dimostrare la perdita deve essere eliminata per tutti i professionisti non iscritti agli ordini. Bisognerebbe adottare il sistema già previsto per i lavoratori stagionali del turismo e degli stabilimenti termali e per i lavoratori somministrati rimasti senza lavoro, ai quali il bonus di 1.000 euro viene riconosciuto senza che occorra dimostrare il calo dei guadagni.

Unica condizione in questo caso è che non abbiano nel frattempo trovato un altro impiego come lavoratori dipendenti, oppure abbiano accesso ad altre misure di sostegno del reddito come pensione oppure disoccupazione Naspi.

La sottosegretaria al Lavoro, Francesca Puglisi parla di “margini di intervento in Parlamento”. “Dobbiamo trovare il modo per modificare la norma, magari sostituendo quel criterio con un limite reddituale. In modo da evitare casi come quelli accaduti nei mesi precedenti, quando persone con redditi altissimi hanno chiesto i 600 euro” propone la sottosegretaria.

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