Draghi punta a ridurre l’evasione fiscale (Tax Gap) del 15%, il Fisco dovrà recuperare 12,6 miliardi di euro

Il governo di Mario Draghi punta a ridurre considerevolmente il fenomeno dell’evasione fiscale, un obiettivo che è stato del governo Conte prima della crisi e dell’insediamento del nuovo esecutivo e che ora l’ex presidente della Bce si appresta a perseguire con ancor maggiore determinazione.

Abbiamo anche dei numeri piuttosto precisi che ci permettono di capire quanto intende investire in questo progetto l’attuale esecutivo il cui obiettivo ora come ora sembra proprio essere quello di battere cassa. D’altra parte tutte le risorse messe in campo per aiuti, bonus e ammortizzatori sociali nel contesto dell’emergenza Covid dovranno pur essere recuperate.

Così ecco che viene fuori uno schema dettagliato di quello che si dovrà fare, lo ricorda il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ex capo di gabinetto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, al titolare del Tesoro Daniele Franco: potenziare l’infrastruttura informatica al fine di semplificare gli adempimenti dei contribuenti e per ridurre la distanza tra quanto dovrebbe entrare nelle casse dello Stato e quanto effettivamente versato dai contribuenti.

Ma di quanto dovrà essere ridotta questa distanza, vale a dire il cosiddetto Tax Gap? L’obiettivo è fissato al 5% per il 2023, ma entro il 2024 si dovrà raggiungere il 15%. Su IlSole24Ore viene tuttavia specificato che si tratta di “una somma al ribasso” in quanto come spiegato da Roberto Garofoli “la differenza tra incassato e dovuto riferito al 2019 non deve tener conto del differenziale su accise e imposte sul mattone”.

Qual è il piano per la riduzione del Tax Gap

Si tratta di un obiettivo raggiunto il quale si riuscirebbe di fatto a recuperare in modo strutturale delle risorse che attualmente alimentano solo il sommerso.

Un risultato che il noto quotidiano di finanza definisce “ambizioso” ma il Ministero del Tesoro ritiene di poterlo raggiungere agendo anche sul potenziamento della compliance, vale a dire di quella pratica attraverso la quale il contribuente inadempiente può regolarizzare la propria posizione contributiva in maniera spontanea.

Parallelamente si dovrà agire anche su un altro fronte che è quello del “completamento del processo di pseudonimizzazione e analisi dei big data” attraverso il quale si potranno potenziare le analisi di rischio nella selezione dei soggetti che dovranno essere sottoposti ai controlli del fisco.

Per quel che riguarda il primo fronte, come spiegato dallo stesso Garofoli, si punta a obiettivi che non sono solo quantitativi ma anche qualitativi. Entro il 2022 il numero degli alert inviati ai contribuenti dovrà aumentare del 20%, mentre il gettito dovrà subire un incremento del 15%.

La percentuale di aumento del gettito comunque dovrà essere rapportata all’ultimo anno prima della pandemia, cioè al 2019, il che dovrebbe tradursi in 2,6 milioni di lettere e 2,5 miliardi di recupero.

Fin qui le previsioni che riguardano il cosiddetto target quantitativo, ma vi è anche il target qualitativo, nell’ambito del quale si prevede di ridurre almeno del 5% il numero dei falsi positivi. Si dovrà quindi perfezionare il tiro, puntando a comunicazioni mirate a quei contribuenti che si trovano effettivamente in situazioni di anomalia dal punto di vista fiscale.

È stato quindi fissato l’obiettivo di aumentare del 40% il numero di lettere ed il gettito fiscale del 30% entro il 2024. Anche in questo caso il termine di paragone è l’ultimo anno prima dell’emergenza Covid-19 vale a dire il 2019. Dovranno essere inviate quindi circa 3 milioni di lettere per 2,8 miliardi di euro di gettito aggiuntivo.

Per quanto riguarda la seconda linea d’azione, quella della pseudonimizzazione e analisi dei big data come previsto dalla Legge di Bilancio 2020, si prevede di usare il patrimonio informativo dell’amministrazione per sviluppare dei modelli di rischio evasione con dati che sono già stati anonimizzati.

Il passo successivo sarebbe quello di “calare nella realtà gli indici di rischio e procedere alla fase dei controlli sui soggetti ritenuti più pericolosi”. Il rischio è quello che l’operazione finisca per impantanarsi in questioni legate al trattamento dei dati personali, motivo per cui sarà necessario trovare una linea d’azione consultando il Garante della Privacy.

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