L’Italia verso il federalismo fiscale. La riforma è prevista dal Pnrr ma si dovrà attendere il 2026

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) prevede tra le numerose riforme che introdurrà, anche quella del fisco e quindi il federalismo fiscale. Il cronoprogramma che è già stato inviato dal Capo di Gabinetto, Roberto Garofoli, al ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, e contiene le tappe previste per il raggiungimento degli obiettivi entro il 2026.

Ma quali sono i risultati che ci si prefigge di raggiungere attraverso il federalismo fiscale, e in cosa consiste esattamente questa riforma? In particolare dovranno essere conseguiti tre obiettivi, ma vediamo quali sono esattamente.

Con il federalismo fiscale tre obiettivi da raggiungere

Quello che prevede la riforma che porterà al federalismo fiscale viene spiegato nel documento ancora non ufficialmente pubblicato ma già divulgato dal quotidiano ItaliaOggi, dove leggiamo anzitutto che gli obiettivi sono quelli fissati nella legge 42 del 2009 e sono tre: 

  • Implementare la trasparenza delle relazioni fiscali tra i diversi livelli di governo
  • Assegnare le risorse alle amministrazioni territoriali sulla base di carichi oggettivi
  • Incentivare un uso efficiente delle risorse messe a disposizione

Attraverso la riforma fiscale si dovrà riuscire a definire i parametri applicabili e andare appunto verso la realizzazione del federalismo fiscale per le Regioni a statuto ordinario, per le province e per le città metropolitane. L’intero processo dovrebbe essere completato entro il 31 marzo 2026.

Quali sono i primi passaggi che porteranno al federalismo fiscale

Prima di tutto è bene chiarire cosa si intende per federalismo fiscale. Possiamo dire che si tratta di una dottrina politico-economica con la quale si mira ad instaurare una proporzionalità diretta tra le imposte riscosse da un certo ente territoriale, come può essere un Comune, una Provincia, una città metropolitana o una Regione appunto, e le imposte che l’ente stesso può poi effettivamente utilizzare.

Con il documento che definisce le riforme da attuare nell’ambito del Pnrr, l’esecutivo guidato da Mario Draghi prevede di ripartire da dove i lavori si sono interrotti nel 2019. Gli obiettivi da raggiungere per primi sono quelli inerenti la materia di autonomia di entrata delle Regioni a statuto ordinario come previsto dal decreto legislativo 68/2011.

Su ItaliaOggi viene precisato che si parte dalla fiscalizzazione dei trasferimenti statali e dall’attribuzione di una quota di gettito riferibile al concorso di ciascuna Regione nell’attività di recupero fiscale in materia di IVA.

Con la Legge di Bilancio 2021 si prevede invece di congiungere a partire dal 2022, sia per le province che per le città metropolitane, i contributi e i fondi degli enti in due fondi da ripartire secondo le regole stabilite dalla Commissione tecnica per i fabbisogni standard. Nella ripartizione si terrà conto della differenza tra i fabbisogni e le capacità fiscali.

Una delle scadenze più importanti è quella del 31 marzo 2023, data entro la quale secondo la tabella di marcia tracciata dal Pnrr dovranno essere velocizzati i pagamenti della Pubblica Amministrazione e del sistema sanitario.

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