Dopo il via libera della Cassazione, in arrivo la tassa sulle mance. Ecco cos’è e come funziona

Tutto è iniziato quando un capo ricevimento di un hotel a 5 stelle che si trova in Costa Smeralda si è ritrovato ad aver accumulato nel corso dell’anno qualcosa come 84 mila euro di mance.

Una somma che per l’Agenzia delle Entrate doveva essere catalogata come reddito da lavoro dipendente ma il capo ricevimento del lussuoso hotel sardo non ci sta e decide di rivolgersi alla Corte di Cassazione. Il lavoratore infatti sosteneva che non ci fosse alcuna norma che stabilisse che il denaro ottenuto attraverso le mance è soggetto a tassazione.

La sentenza della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione però ha dato ragione all’Agenzia delle Entrate, e con la sentenza n. 26512 depositata il giorno 30 settembre 2021 ha stabilito che anche sulle mance bisogna pagare le tasse, stabilendo che le entrate da esse derivanti sono equiparabili al reddito da lavoro dipendente.

Per il concierge non può che essere stata una vera doccia fredda, soprattutto se si considera che persino la Commissione tributaria regionale aveva appoggiato la sua tesi, ricordando che sulla base del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir) le donazioni non potevano essere considerate tassabili in quanto non comprese nel reddito da lavoro dipendente.

Su QuiFinanza viene sottolineato a tal proposito che “l’attuale articolo 51 del Testo unico delle imposte sui redditi, nel testo post riforma Irpef del 2004, prevede, infatti, una nozione onnicomprensiva di reddito da lavoro dipendente, non più limitata al salario percepito dal datore di lavoro”.

Ne fanno parte quindi tutte le somme ed i valori in genere, percepiti a qualunque titolo nel periodo d’imposta anche nel caso in cui vengano erogati in forma del tutto libera a patto che siano collegati al rapporto di lavoro.

Sono quindi comprese le mance che appunto dipendono dall’esercizio dell’attività lavorativa di dipendente e costituiscono un’entrata “sulla cui percezione il dipendente può fare, per sua comune esperienza, ragionevole, se non certo, affidamento” hanno spiegato i giudici.

Nessuna importanza è stata quindi riconosciuta alla natura aleatoria delle mance né al fatto che queste arrivassero direttamente dal cliente senza nessuna relazione con il datore di lavoro.

La sentenza della Corte di Cassazione sulla tassabilità delle mance stabilisce pertanto che “in tema di reddito da lavoro dipendente, le erogazioni liberali percepite dal lavoratore dipendente, in relazione alla propria attività lavorativa, tra cui le cosiddette mance, rientrano nell’ambito della nozione onnicomprensiva di reddito fissata dall’articolo 51, primo comma, del Dpr 917/1986, e sono pertanto soggette a tassazione”.

Una sentenza che viene emessa nonostante vi sia una circolare dell’Agenzia delle Entrate, per l’esattezza la n. 3/2018, che esclude la tassazione per le donazioni di modico valore, richiamando l’articolo 783 del Codice Civile.

Dalla sentenza ai controlli sul campo per la tassazione delle mance

Una volta appurato che per legge le mance erogate dai clienti a lavoratori dipendenti come i camerieri sono soggette a tassazione in quanto correlate al rapporto di lavoro, resta da capire in che modo l’Agenzia delle Entrate può esercitare un controllo su questi importi.

Non dimentichiamo che per i piccoli importi il discorso cambia, appunto per quanto stabilito dalla circolare della stessa Agenzia delle Entrate, la n. 3 del 2018 che ha dichiarato non tassabili le donazioni “di modico valore”.

Resta da capire qual è la soglia oltrepassata la quale non si parla più di “modico valore” ma soprattutto non è chiaro in che modo sarà possibile effettuare adeguati controlli. Ad occuparsene dovrebbe essere la Guardia di Finanza, già impegnata sul campo anche per verificare che le varie attività emettano regolarmente gli scontrini.

Tra i compiti assegnati alle Fiamme Gialle potrebbe esserci quindi anche quello di controllare l’eventuale erogazione di mance destinate al personale dipendente. Un metodo questo che però non si rivelerebbe sufficientemente efficace da permettere di tener traccia di un così ampio numero di transazioni.

Uno degli esempi che potrebbero essere presi come spunto per dei controlli sugli importi elargiti sotto forma di mance è quello dei casinò degli Stati Uniti. In questi ambienti quella di lasciare la mancia è un’abitudine molto più consolidata che in Italia, ed è lo stesso soggetto ricevente in questi casi ad avere l’obbligo di rendicontare le donazioni.

In caso di mancato adempimento di quest’obbligo è quindi il lavoratore stesso, negli Usa, ad esporsi al rischio di multe e sanzioni.

Anche in Italia un meccanismo collaudato esiste già, ma solo nell’ambiente dei casinò appunto, e con una distinzione tra camerieri e croupier. Le mance destinate al croupier infatti sono tassate al 75%, mentre per i camerieri il regime di tassazione viene calcolato sul 100% degli importi ricevuti, ma a rendere possibile tutto questo in realtà è l’utilizzo delle fiches.

Le mance nei casinò vengono infatti erogate dai clienti in fiches, il che significa che il croupier o il cameriere a fine giornata lavorativa dovrà per forza di cosa cambiare le fiches in denaro, e a quel punto calcolare gli importi ottenuti diventa molto facile.

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