Con l’approvazione del testo definitivo della Legge di Bilancio 2022 abbiamo finalmente la possibilità di valutare i reali effetti della riforma dell’Irpef voluta dal governo di Mario Draghi. Possiamo quindi valutare con maggior precisione quali sono le fasce di reddito che traggono i maggiori benefici da questa riforma, e quali sono gli importi aggiuntivi che i lavoratori dipendenti si ritroveranno accreditati in busta paga.

La Legge di Bilancio 2022 infatti cambia le buste paga di milioni di lavoratori italiani grazie alla nuova Irpef. Il governo ha infatti deciso di tagliare le aliquote e ridisegnare le detrazioni portando un maggior guadagno per le varie fasce di reddito.

Il primo grande cambiamento naturalmente è costituito dal passaggio dai vecchi 5 agli attuali 4 scaglioni, ma non è di certo l’unico. Non dimentichiamo che nel 2022 entra anche in vigore l’assegno universale unico, che scalza l’assegno temporaneo per i figli a carico introdotto quest’estate.

Per capire meglio in che modo le novità introdotte con la Legge di Bilancio 2022 incidono sulla retribuzione dei lavoratori italiani si può fare affidamento sulla circolare numero 2 del 13 gennaio 2022 emessa dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro.

Si tratta di un documento nel quale vengono forniti degli esempi pratici di quali sono gli effetti delle misure per la riforma dell’Irpef contenute nella nuova manovra economica, nonché quelle che riguardano la revisione del sistema di supporto economico per le famiglie, sul reddito delle famiglie italiane. I risultati, come viene evidenziato nella circolare, non sempre sono positivi.

Infatti come si era visto già nelle prime fasi dei lavori del governo Draghi sulla riforma dell’Irpef, le modifiche avvantaggiano soprattutto le classi medio-alte. Indubbiamente positivo invece, per i lavoratori con reddito più basso, il fatto che il bonus da 100 euro in busta paga alla fine non viene soppresso.

Come cambiano le buste paga con la riforma dell’Irpef

Il primo punto su cui si sofferma la circolare emessa dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro è quello della modifica degli scaglioni Irpef e delle relative aliquote. Vengono inoltre analizzati gli effetti delle altre modifiche come la nuova modalità di calcolo delle detrazioni per lavoro dipendente per la pensione, per i redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente e altri redditi, nonché sul cosiddetto bonus Renzi.

Per quanto riguarda la nuova Irpef ricordiamo che da 5 scaglioni si passa a 4 per via della cancellazione dell’aliquota al 41%. Le due aliquote centrali invece subiscono una modifica passando dal 27 al 25% e dal 38 al 35%.

Avremo quindi:

  • 1° scaglione: reddito fino a 15.000 euro aliquota al 23%
  • 2° scaglione: reddito tra 15.000 e 28.000 euro aliquota al 25%
  • 3° scaglione: reddito tra 28.000 e 50.000 euro aliquota al 35%
  • 4° scaglione: reddito oltre 50.000 euro aliquota al 43%.

Sulla base di questo schema viene ridisegnato il sistema delle detrazioni per i lavoratori dipendenti, per i lavoratori autonomi e per i pensionati.

In particolare vediamo che per i lavoratori dipendenti con reddito fino a 15.000 euro, appartenenti quindi al primo scaglione che è quello più svantaggiato dalle nuove misure, le detrazioni in busta paga prevedono da un minimo di 690 fino ad un massimo di 1.880 euro l’anno. Per lavoratori con contratto a tempo indeterminato l’importo minimo della detrazione sale a 1.380 euro.

Particolarmente agevolati dalle novità in ambito fiscale introdotte con la Legge di Bilancio 2022 sono i contribuenti con reddito compreso tra 25 e 35 mila euro, che beneficeranno di un importo della detrazione maggiorato di 65 euro.

Bisogna poi tenere in conto anche le novità sul bonus in busta paga, il bonus da 100 euro precedentemente conosciuto come bonus Renzi. Questo bonus continuerà ad essere erogato in busta paga a tutti i lavoratori con redditi compresi tra 15.000 e 28.000 euro.

Invece per i lavoratori con reddito tra 28 e 40 mila euro, (che prima beneficiavano comunque del bonus seppur in misura ridotta che si azzerava al raggiungimento dei 40 mila euro di reddito) questa detrazione è stata abrogata. Infine ricordiamo che per i dipendenti con reddito fino a 34.996 euro è previsto un esonero contributivo parziale.

Sono queste le novità che divengono effettive a partire dal 1° gennaio 2022, poi a partire dal 1° marzo avremo anche l’introduzione dell’assegno universale unico, e questo comporterà ulteriori cambiamenti per quel che riguarda le detrazioni in busta paga.

Riforma Irpef in Legge di Bilancio 2022, quali fasce di reddito ci guadagnano di più

A trarre maggior beneficio dalle novità introdotte con la riforma dell’Irpef inserita in Legge di Bilancio, come accennato, sono i redditi medio-alti. Infatti grazie alle modifiche che entrano in vigore a partire da gennaio 2022 un dipendente che guadagna ad esempio 10.000 euro l’anno rispetto all’anno scorso ottiene un maggior risparmio quantificabile il 158 euro.

Al tempo stesso però per un dipendente che guadagna 15.000 euro l’anno il guadagno si traduce in 422 euro in più in busta paga rispetto all’anno precedente.

I maggiori guadagni però sono ancora più evidenti man mano che si sale verso fasce di reddito più alte. Per i lavoratori con reddito di 30.000 euro l’anno le novità si tradurranno in un maggior risparmio rispetto all’anno precedente per un totale di 1.151 euro l’anno.

Anche per i lavoratori con 40.000 euro di reddito le buste paga saranno decisamente più sostanziose, infatti potranno incassare 1.143 euro l’anno in più grazie alle novità introdotte con la manovra economica del governo Draghi.

Oltre i 40 mila euro circa di reddito il maggior guadagno rispetto all’anno scorso va poi via via riducendosi, scendendo a 990 euro nel caso di lavoratori con reddito di 50.000 euro l’anno. Oltre la soglia dei 50.000 euro non vi sono maggiori guadagni derivanti dalla riforma dell’Irpef.

In conclusione possiamo affermare quindi che le fasce di reddito più avvantaggiate dalle novità contenute nella riforma dell’Irpef sono quelle tra 30 e 45 mila euro che, evidentemente, non rappresentano esattamente il reddito medio dei lavoratori italiani.

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