Pensioni: come andare in pensione con 14 anni di contributi e quanto spetta di assegno

È davvero possibile andare in pensione con soli 14 anni di contributi? In realtà sì, ma non è un’opzione valida per chiunque, infatti bisogna che sussistano alcune condizioni ben precise. Inoltre va detto subito che andando in pensione con così pochi contributi versati l’importo dell’assegno sarà piuttosto basso.

Il fatto di poter uscire dal mondo del lavoro e accedere alla pensione nonostante siano stati versati molto meno di 20 anni di contributi è comunque un dato positivo, ma è chiaro che l’ideale sarebberiuscire a soddisfare i requisiti della legge Fornero in modo da poter beneficiare di un assegno più dignitoso.

Andare in pensione con 14 anni di contributi conviene?

Sappiamo che per andare in pensione con la legge Fornero bisogna raggiungere i 20 anni di contributi ed avere 67 anni di età. Fortunatamente non si tratta dell’unico modo possibile per accedere alla pensione, infatti vi sono anche diversi tipi di pensione anticipata e non solo.

Esiste ad esempio la possibilità di uscire dal mondo del lavoro con solo 14 anni di contributi versati, tuttavia in questo caso bisogna attendere il compimento dei 71 anni di età per ricevere effettivamente il trattamento previdenziale previsto.

Quello di dover aspettare il raggiugimento del 71esimo anno di età inoltre non è l’unico aspetto negativo di questa soluzione per andare in pensione con qualche anno di contributi in meno.

Non dimentichiamo che con l’attuale sistema pensionistico più anni di contributi risultano versati più elevato sarà l’importo dell’assegno, mentre meno contributi significa meno soldi nella pensione. Ed è proprio questo l’aspetto su cui occorre focalizzare l’attenzione, perché gli importi riconosciuti nell’assegno previdenziale risulterebbero particolarmente bassi.

Chi va in pensione senza aver raggiunto i requisiti previsti dalla legge Fornero si ritrova infatti con un assegno piuttosto basso, e comunque potrà iniziare ad incassarlo solo al raggiungimento dei 71 anni di età, invece che a 67 anni come previsto dalla legge attualmente in vigore.

Chi può andare in pensione con 14 anni di contributi versati

Non tutti possono optare per questa soluzione per l’uscita dal mondo del lavoro e l’accesso alla pensione. Infatti questa possibilità è riservata se risultano soddisfatte delle condizioni ben precise, quindi vediamo quali sono.

Possono andare in pensione con soli 14 anni di contributi versati quei lavoratori e quelle lavoratrici che hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996 e che pertanto rientrano interamente nel sistema contributivo.

Solo i lavoratori che risultano in regime contributivo puro possono infatti andare in pensione con meno di 20 anni di contributi versati.

In caso contrario, cioè se risultano essere stati versati dei contributi prima del 1° gennaio 1996 il lavoratore si ritroverebbe in regime misto, cioè in parte con sistema contributivo e in parte con sistema retributivo, quindi non potrebbe beneficiare di questa uscita dal mondo del lavoro.

In questo caso per uscire con meno di 20 anni di contributi versati il lavoratore può valutare le varie opzioni di pensionamento anticipato che sono previste oggi e che sono:

  • Quota 103
  • Opzione Donna
  • Rendita Integrativa Temporanea Anticipata
  • Pensione Anticipata
  • Ape Sociale
  • Uscita agevolata con la Legge 104.

Qual è l’importo della pensione con solo 14 anni di contributi versati

Il modello contributivo prevede, in parole povere, che più contributi si versano più elevato sarà l’importo dell’assegno percepito con la pensione. Allo stesso modo meno contributi risultano essere stati versati tanto minore risulterà l’importo dell’assegno previdenziale.

Nel caso di un lavoratore che si trova interamente nel regime contributivo e che non riesce a raggiungere i 20 anni di contributi versati esiste la possibilità di ricevere comunque un trattamento previdenziale, ma con un importo particolarmente basso.

Per l’esattezza l’importo della pensione per chi non versa almeno 20 anni di contributi sarà pari al 25-35% dello stipendio annuo medio percepito calcolato in Retribuzione annua lorda.

Questo si traduce, per un lavoratore con uno stipendio lordo di 20 mila euro annui, in una pensione che può andare da un minimo di 5.000 ad un massimo di 8.500 euro annui.

Siamo quindi persino al di sotto degli importi previsti per la pensione minima, che è quella che spetta a chi ha versato meno di 20 anni di contributi. Il trattamento previdenziale minimo ad oggi è calcolato intorno ai 571 euro mensili netti, importo che poi viene periodicamente aggiornato sulla base dell’andamento dell’inflazione e l’aumento del costo della vita.

Tuttavia dal momento che questo importo non consente di condurre una vita dignitosa, e che sulla base della situazione del mercato del lavoro in Italia da diversi anni a questa parte saranno in molti a doversi accontentare del trattamento minimo, se non si interviene elevando questi importi si rischia una catastrofe sociale.

Oggi ci sono delle forze di maggioranza che infatti spingono sulla necessità di portare la pensione minima ad almeno 1.000 euro entro la fine della legislatura, ma si tratta di un obiettivo che appare tutt’altro che di facile conseguimento.

Per ora tutto quello che si è riusciti a fare è portare la pensione minima fino a 600 euro ma non per tutti. Potranno beneficiare di questa novità solo i pensionati con oltre 75 anni di età a patto che sia rispettato anche il requisito del tetto Isee.

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