La formula della prestazione occasionale nel mondo del lavoro autonomo è diventata estremamente diffusa nel corso degli anni. Inizialmente utilizzata principalmente da neolaureati e giovani studenti in cerca di un primo approccio al mercato del lavoro, si è diffusa ampiamente tra diverse categorie professionali.
Questo tipo di prestazione si adatta particolarmente a lavori saltuari e non continuativi, fornendo una flessibilità sia per i prestatori che per i committenti.
Cos’è e come funziona la prestazione d’opera occasionale
Le prestazioni occasionali sono regolate dal Decreto Legge n. 50 del 24 aprile 2017, successivamente convertito nella Legge n. 96 del 21 giugno 2017. Questa forma di collaborazione lavorativa coinvolge due soggetti: il committente e il prestatore d’opera.
È importante sottolineare che si tratta di una forma di collaborazione non subordinata, che non impone orari predeterminati e rigidi. Il prestatore ha la libertà di decidere autonomamente quando svolgere la propria attività lavorativa.
Poiché i prestatori occasionali non sono lavoratori dipendenti, non sono tenuti a pagare i contributi all’INPS. Sulla base del compenso lordo pattuito, viene applicata una tassazione del 20%, conosciuta come ritenuta d’acconto.
Ad esempio, se il compenso lordo concordato è di 800 euro, il prestatore dovrà considerare una ritenuta d’acconto di 160 euro, quindi il netto che riceverà sarà pari a 640 euro. La ritenuta d’acconto deve essere versata dal committente, che è responsabile del pagamento delle tasse per conto del prestatore. Quest’ultimo dovrà semplicemente emettere una ricevuta per la prestazione svolta e consegnarla al committente.
Come si svolge la prestazione d’opera occasionale
Il contratto di prestazione occasionale ha una durata che deve rispettare alcune regole fondamentali. Innanzitutto, l’attività svolta non deve essere di natura continuativa, ma piuttosto occasionale. Ciò significa che non può essere un incarico che si protrae nel tempo in maniera regolare.
In secondo luogo, non deve esserci alcun vincolo di subordinazione tra il prestatore e il committente. Questo implica che il prestatore agisce in modo autonomo e non è sottoposto a direttive o controlli dettati dal committente.
Infine, l’attività svolta non deve rientrare nella professione principale del prestatore. Questo criterio mira a garantire che la prestazione occasionale rappresenti un’opportunità extra, piuttosto che una sostituzione del lavoro abituale del prestatore.
Quanto può durare un contratto per prestazione occasionale nel 2023
I contratti di prestazione occasionale sono soggetti a vincoli e limiti di tempo al fine di mantenere la loro natura occasionale e non continuativa.
Secondo l’articolo 61 del D.Lgs. 276/2003 e l’articolo 4 della legge 30, la durata delle prestazioni occasionali non doveva superare i 30 giorni durante l’anno solare, ossia da gennaio a dicembre.
Tuttavia, l’articolo 52 del Decreto legislativo n. 81/2015 ha abrogato l’articolo 61 del D.Lgs. 276/2003 che disciplinava le cosiddette “mini co.co.co.” e ha generato confusione riguardo alla durata delle 30 giornate.
Questo limite non si applica alle prestazioni di lavoro occasionale, quindi la prestazione occasionale non ha una durata massima di 30 giornate come comunemente si crede erroneamente. Nonostante ciò, non è possibile prolungare una prestazione occasionale per tutto l’anno o più a lungo, poiché ciò ne lederebbe la caratteristica principale: l’occasionalità del lavoro svolto.
Qual è il compenso massimo per la prestazione d’opera occasionale nel 2023
Un altro vincolo e limite per la prestazione occasionale riguarda il compenso. Le prestazioni possono essere remunerate con un compenso annuo. Secondo la normativa vigente, il reddito del prestatore non può superare i 5000 euro e, per le prestazioni occasionali di tipo accessorio, il limite per il committente è pari a 2000 euro.
Questo era il limite fino all’anno scorso. Tuttavia, la Legge di Bilancio del 2023 ha introdotto delle novità in merito a questa forma particolare di collaborazione. La nuova manovra finanziaria stabilisce che il limite massimo per il compenso annuo che può essere erogato da ciascun utilizzatore del contratto di prestazione occasionale è ora di 10.000 euro.
Il limite per il compenso del lavoratore rimane invece invariato, ovvero 5.000 euro per l’utilizzatore nel suo complesso e 2.500 euro per le prestazioni fornite allo stesso datore di lavoro. Poiché si tratta di un’attività sporadica e non continuativa, il lavoratore è esentato dall’apertura di una Partita IVA, sempre rispettando la soglia dei compensi stabilita dalla legge.
Il decreto Lavoro ha ampliato l’utilizzo dei voucher in alcuni settori. È ammesso un compenso complessivo fino a 15.000 euro per tutti i prestatori che operano in ambiti specifici, tra cui congressi, fiere, eventi, parchi divertimento e stabilimenti termali.
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