Quali tasse si pagano sulle crypto? Ecco come funziona l’affrancamento delle criptovalute

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Come funziona l'affrancamento delle criptovalute - BorsaInside.com

Con l’entrata in vigore del Decreto proroghe, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 228 del 29 settembre, si è aperta una nuova finestra temporale per gli investitori di criptovalute in Italia. La scadenza per il versamento dell’imposta sostitutiva sul reddito derivante dalle cripto-attività è stata prorogata dal 30 settembre 2023 al 15 novembre 2023, in conformità al comma 133 della legge di Bilancio 2023. Quest’ultima ha introdotto una nuova imposta per la rideterminazione del valore fiscale delle cripto-attività al 1° gennaio 2023.

Affrancamento delle criptovalute: cos’è e come funziona

Le regole fiscali introdotte dalla Legge di Bilancio 2023 hanno radicalmente cambiato il panorama della tassazione delle criptovalute in Italia, con un focus particolare sull’affrancamento delle cripto-attività detenute prima del 31 dicembre 2021.

La tassazione sulle plusvalenze rimane al 26%, ma la nuova soglia che attiva l’imposta è di 2.000 euro di guadagno annuo, al netto delle minusvalenze. Questa nuova disciplina impone al contribuente la sfida di monitorare attentamente tutte le transazioni delle cripto-attività. In mancanza di documentazione certa, la plusvalenza viene calcolata considerando un costo di acquisto pari a zero.

Nel caso in cui manchino documenti certi sul costo o valore di acquisto delle cripto-attività, il legislatore ha introdotto la possibilità di “affrancare” il loro valore. Questo consente di ottenere un vantaggio fiscale pagando una tassa del 14% sul valore al 31 dicembre 2022, rateizzabile in tre pagamenti annuali, con il primo dovuto entro il 15 novembre (scadenza prorogata già due volte dal 30 giugno 2023).

Per comprendere il funzionamento dell’affrancamento, consideriamo un esempio pratico. Supponiamo di possedere un Bitcoin al 31 dicembre 2022, con un valore di 15.400 euro. L’affrancamento consente di fissare questo importo come costo, pagando un’impresa del 14%, pari a 2.156 euro.

Questa strategia diventa cruciale in caso di futura vendita a un prezzo superiore. Le tasse saranno applicate solo sul 26% della differenza tra il costo affrancato e il nuovo valore, garantendo un risparmio sostanziale. Senza affrancamento, la base imponibile sarebbe proprio questo valore, generando una tassazione simile a quella già versata in fase di affrancamento.

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La Guida dell’Agenzia delle Entrate all’affrancamento delle criptovalute

Secondo la recente Circolare dell’Agenzia delle Entrate (n. 30 del 27 ottobre 2023), l’affrancamento delle cripto-attività segue precise regole.

  • La rideterminazione del valore delle cripto-attività deve essere fatta per l’intera quantità detenuta.
  • Il valore imponibile deve essere preso dalla piattaforma di acquisto. In caso di impossibilità, è consentito utilizzare piattaforme simili o siti specializzati.
  • Il valore così ottenuto può essere utilizzato per calcolare plusvalenze ma non ammette minusvalenze.

La Circolare identifica tre scenari chiave in relazione all’affrancamento delle cripto-attività:

  1. Chi ha versato l’imposta o almeno una rata senza considerare il valore rideterminato al momento della determinazione delle plusvalenze non ha diritto a un rimborso e deve effettuare i pagamenti successivi, se il pagamento è rateale.
  2. Chi ha versato l’intera imposta o la prima rata oltre il termine previsto non può utilizzare il valore rideterminato per calcolare la plusvalenza. In questa situazione, il contribuente può richiedere il rimborso dell’imposta sostitutiva del 14%, versata.
  3. Se il contribuente ha rispettato i termini di legge per il versamento della prima rata ma ha omesso i pagamenti successivi, gli importi correlati sono iscritti a ruolo secondo le disposizioni vigenti.

Come mettersi in regola con le criptovalute

L’omessa dichiarazione delle criptovalute, considerate strumenti finanziari detenuti all’estero, comporta sanzioni sotto il vigile occhio del Fisco. La legge di Bilancio 2023 ha introdotto un meccanismo di sanatoria, offrendo un’opportunità per rimettersi in regola.

Attraverso l’istanza di emersione, è possibile regolarizzare tutte le attività legate alle criptovalute svolte entro il 31 dicembre 2021. Se non sono stati generati guadagni entro il 31 dicembre 2022, la procedura prevede la dichiarazione delle attività detenute, accompagnata da una sanzione dello 0,5% del valore delle attività non dichiarate per ogni anno di trasgressione.

Tassazione delle criptovalute con sostituto d’imposta

Nonostante gli sforzi del legislatore per creare un ambiente più regolamentato, la tassazione delle criptovalute rimane complessa e richiede molta attenzione da parte degli investitori.

Una soluzione praticabile è l’utilizzo di exchange italiani che agiscono come sostituti d’imposta. Al momento, Fineco, una piattaforma broker online interamente italiana, agisce come sostituto d’imposta facilitando la vita del trader quando si tratta di pagare le tasse sugli utili derivanti dall’attività nel mercato delle criptovalute.

Inoltre, i redditi generati dallo staking, considerati reddito da capitale, possono essere soggetti a una ritenuta d’acconto del 26% se le attività sono riconducibili a un intermediario italiano, come precisato dalla direttiva dell’Agenzia delle Entrate n.433 del 24 agosto e la n. 437 del 26 agosto 2022.

Quindi, l’affrancamento delle criptovalute è un’opportunità strategica per gli investitori, ma è essenziale comprendere le regole e aderire alle scadenze per massimizzare i benefici fiscali. La proroga della scadenza offre un respiro, ma l’attenzione e la conformità alle normative sono fondamentali per navigare con successo nel mondo in evoluzione della tassazione delle criptovalute in Italia.

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