Una decisione resa nota al termine della due giorni di incontri del Fomc (comitato di politica monetaria presieduto dal presidente Jerome Powell) quella della Federal Reserve, la banca centrale degli USA, che ha reso nota l’intenzione di alzare i tassi di interesse di 25 punti base a un intervallo tra 2 e 2,25%.

Si tratta della terza stretta del 2018, dopo quelle dei mesi di marzo e di giugno. Partendo dal mese di dicembre 2015 si tratta invece dell’ottava volta che la Fed decide di alzare i tassi di interesse. A quei tempi la Federal Reserve era guidata da Janet Yellen, il quale aveva dato inizio ad una lenta normalizzazione della politica monetaria, e non si vedeva un aumento dei tassi dal giugno 2006.
Prima riunione del Fomc per il Vicepresidente Fed neoeletto Richard Clarida, repubblicano, economista di esperienza, che ha prestato giuramento lo scorso 17 settembre.

Il buon andamento dell’economia, per certi versi, legittima una politica monetaria non più accomodante. Le stesse stime di crescita dell’economia USA sono state riviste al rialzo, sia per l’anno 2018 che per il 2019. Per l’anno in corso si prevede ora una crescita del 3,1%, rispetto alla precedente stima che indicava una percentuale più contenuta: 2,8%. Per il 2019 invece si parla ora di una crescita del 2,5%, mentre il dato che era venuto fuori nel mese di giugno era quello del 2,4%.

Gli esperti ritengono che non si possa escludere un ulteriore rialzo dei tassi di interesse nei prossimi mesi del 2018, ed altri 3 rialzi nel corso del 2019. Una crescita quella degli USA definita solida nel comunicato della Fed, con un’inflazione sotto controllo che si attesta intorno al 2%. “I nuovi rialzi” precisa la Fed “saranno in linea con una sostenuta espansione dell’economia”, e precisa che la Fed si accerterà che l’economia stia crescendo come da previsioni, prima di procedere con ulteriori rialzi dei tassi di interesse.

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