Tassa prelievo contanti e credito imposta pagamenti digitali: ecco come funziona la proposta anti-evasione

E’ la notizia clou della giornata: il Centro Studi di Confindutria ha proposto l’introduzione di una tassa sui prelievi di denaro contante dai bancomat a fronte di sconti per chi effettua pagamenti digitali. L’idea, come era da attendersi, ha diviso opinione pubblica e associazioni. 

Il concetto di fondo della proposta è il seguente: introdurre una tassa prelievi dal bancomat per favore i pagamenti digitali e far emergere, in questo modo, il sommerso. La tassa sul prelievo in contanti dal bancomat si inserisce a più nel più generale contesto della lotta all’evasione fiscale che ha già avuto un ottimo riscontro grazie all’introduzione della fatturazione elettronica. In particolare il Centro Studi di Confindustria, per bocca del capo economista Andrea Montanino, ha affermato che attualmente la perdita di gettito fiscale e contributivo in Italia è pari a circa 100 miliardi di euro. Si tratta di una cifra immensa che sfugge all’erario e che dovrebbe indurre ad adottare ulteriori provvedimenti di contrasto come, appunto, la tassa sul prelievo di contante dai bamcomat.

Tassa prelievi bancomat: come funziona 

Ma come funzionerebbe la nuova tassa? Il punto di partenza del discorso del Centro Studi di Confindustria è un dato oggettivo: oggi l’Italia è uno dei paesi europei fanalino di coda per quello che riguarda l’uso di carte. La media europea per quello che riguarda le transazioni con carte di pagamento è pari a 100 transazioni all’anno. Ebbene in Italia la media arriva ad appena 50 transazioni all’anno. Il nostro paese, quindi, è molto indietro per quanto concerne l’uso delle carte di pagamento. 

Da qui la proposta di introdurre un meccanismo che consenta un credito d’imposta del 2 per cento per pagamenti elettronici che verrebbe compensato da una commissione del 2 per cento sui prelievi presso i bancomat Atm di importo superiore ai 1.500 euro mensili. La tassa sui prelievi di contante dai bancomat, quindi, scatterebbe solo per in caso di importo complessivo mensile oltre i 1500 euro mentre nulla sarebbe dovuto per prelievi mensili sotto questo livello.

Ebbene secondo il calcolo del Centro Studi di Confindustria, la tassazione sui prelievi di contante dagli Atm garantirebbe un gettito stimato di 3,4 miliardi l’anno. Tutto avverrebbe senza alcun onere per lo Stato.

Sconto pagamenti digitali: come funziona

La proposta elaborata da Confindustria prevede l’appicazione di uno sgravio del 2 per cento a favore di chi effettuta pagamenti con carta di credito, carta di debito, bonifico bancario e carte prepagate nonimative. Il meccanismo di funzionamento dello sconto è semplice perchè il cliente paga il prezzo pieno ma, allo stesso tempo, accumula un redditi che sarà quindi contabilizzato e comunicato dalla banca di radicamento. 

Tassa sul prelievo contante: le critiche 

La proposta del Centro Studi di Confindustria ha già incontrato molte critiche. Secondo la Confocommercio è ovvio che vada incoraggiata la diffusione dei sistemi elettronici di pagamento sicuri e tracciabili. Per raggiungere questo obiettivo, però, andrebbero ridotti i costi che connessi con l’uso di tali strumenti ed oggi a carico di imprese e clienti. Sarebbe quindi certamente utile un credito di imposta a favore degli esercenti per sostenere le commissioni che vengono pagate per accettare carte di debito e di credito. Viceversa, una tassa in più sui prelievi di contante da bancomat non appare “francamente una buona idea“. Insomma per la Confcommercio non sono una buona idea nè lo sgravio del 2 per cento per i soggetti che effettuano pagamenti digitali nè tantomeno (e soprattutto) la tassa sui prelievi dai bancomat. 

Durissimo anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che condivide la finalità di Confindustria ma ritiene che una tassa sui prelievi mensili sopra 1500 euro porterebbe ad una stangata inaccettabile a carico delle famiglie italiane di cui tutti farebbero volentiere a meno. 

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