tasse

Il debito pubblico italiano segna un nuovo record storico raggiungendo a giugno 3.070,7 miliardi di euro, con un incremento mensile di 18 miliardi secondo i dati diffusi da Bankitalia. Nonostante la crescita del debito, i conti pubblici mostrano segnali incoraggianti sul fronte delle entrate, con le tributarie in forte crescita e lo spread ai minimi degli ultimi quindici anni.

Le entrate tributarie trainano i conti pubblici

A bilanciare parzialmente il quadro del debito arrivano le performance positive delle entrate tributarie. Nei primi sei mesi del 2025, Bankitalia registra un aumento di 8,5 miliardi di euro, portando il totale a 257,3 miliardi con una crescita del 3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il trend positivo si conferma anche nell’ultimo mese rilevato: le entrate tributarie di giugno hanno raggiunto 43,8 miliardi di euro, segnando un incremento del 4,2% pari a 1,8 miliardi rispetto al giugno 2024.

I partiti guardano già alla manovra

Questi dati incoraggiano i partiti di maggioranza a formulare proposte per la prossima legge di bilancio. Forza Italia, attraverso il responsabile Economia Maurizio Casasco, propone di utilizzare parte dell’incremento previsto delle entrate per ridurre le tasse: “Con una previsione annua di un aumento di 17 miliardi, occorre investire un quarto di questa cifra, pari a 4,2 miliardi, nell’abbattimento delle tasse al ceto medio dal 35 al 33% fino a 60mila euro”.

Dal fronte di Fratelli d’Italia, il senatore Giorgio Salvitti della Commissione Finanze rivendica la strategia governativa: “Meno tasse più entrate”, sottolineando come la riduzione della pressione fiscale possa paradossalmente aumentare il gettito complessivo.

Spread ai minimi dal 2010

Il mercato premia la stabilità italiana con lo spread Btp-Bund che scende stabilmente sotto i 77 punti base, toccando un minimo di giornata a 76,4 basis point. Si tratta dei livelli più bassi dal marzo 2010, quando all’inizio di gennaio si registrò il minimo assoluto a 68 punti base. In chiusura, il differenziale si è attestato a 77,6 punti.

Questo risultato viene spesso citato dagli esponenti del governo Meloni come termometro di stabilità e fiducia, particolarmente significativo in un contesto internazionale caratterizzato da due conflitti in corso e dalla necessità di aumentare consistentemente le spese per la Difesa. Gli analisti sottolineano tuttavia che il calo dello spread dipende anche dalle difficoltà economiche della Germania e dal conseguente ridotto appeal dei titoli tedeschi.

I vincoli strutturali restano

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti mantiene un approccio prudente, ricordando che “il debito pubblico e i ridotti spazi di bilancio per il nostro Paese sono un dato di fatto, un vincolo di cui bisogna tener conto in qualsiasi tipo di decisione”. Una consapevolezza che dovrà guidare le scelte della prossima manovra di bilancio.

La composizione del debito

Nell’analisi della struttura del debito, emergono dinamiche differenziate tra i vari livelli di governo. Il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 19,7 miliardi, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 1,7 miliardi, confermando una gestione più virtuosa da parte degli enti territoriali. Il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.

La vita media residua del debito si mantiene stabile a 7,9 anni. Sul fronte della distribuzione, la quota detenuta dalla Banca d’Italia continua a diminuire, attestandosi al 19,6% dal 20% del mese precedente. A maggio, ultimo dato disponibile, la quota detenuta dai non residenti era salita al 33,2% dal 33% precedente, mentre quella degli altri residenti, principalmente famiglie e imprese non finanziarie, è scesa al 14,1% dal 14,3%.

I fattori di crescita del debito

L’incremento di giugno, spiega Via Nazionale, riflette principalmente il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche per 16,4 miliardi, la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro per 0,8 miliardi portandole a 47 miliardi, e l’effetto di scarti, premi, rivalutazioni e variazioni dei tassi di cambio per altri 0,8 miliardi. Quest’ultimo dato, pari a 800 milioni, dipende specificamente dall’andamento del rapporto euro-dollaro.

Commentando i dati, Osvaldo Napoli di Azione evidenzia come “i Comuni si confermano un modello di gestione virtuosa”, sottolineando il contributo positivo degli enti locali al contenimento del debito complessivo.

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