
Carlo Cottarelli, nelle sue analisi pubblicate su L’Espresso, ha individuato nella Spagna un modello da seguire per rilanciare l’economia italiana. L’economista cremonese, già direttore del dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale, basa la sua argomentazione su un confronto impietoso tra le performance economiche dei due paesi del Sud Europa.
Il divario che si allarga
I numeri parlano chiaro e testimoniano un gap crescente tra Italia e Spagna. Negli ultimi tre anni, la crescita spagnola ha nettamente superato quella italiana. Rispetto alla fine del 2019, l’Italia è cresciuta del 6,3% mentre la Spagna dell’8,8% – due punti e mezzo percentuali in più. Nell’ultimo anno analizzato da Cottarelli, la Spagna ha registrato una crescita vicina al 3%, “robe americane” come le definisce l’economista, paragonandola ai tassi di crescita degli Stati Uniti pre-Trump.
Questo divario è particolarmente significativo se si considera che inizialmente la Spagna aveva subito uno shock Covid più forte dell’Italia, con una ripresa più lenta. Ora che quell’effetto è scomparso, la superiorità della crescita spagnola non può più essere attribuita a fattori contingenti.
Le cinque dimensioni del vantaggio spagnolo
Cottarelli identifica cinque aree specifiche in cui la Spagna presenta vantaggi strutturali rispetto all’Italia, rappresentando altrettante direzioni per le riforme necessarie:
1. Pressione fiscale più leggera
La differenza è sostanziale: nel 2023 l’Italia aveva una pressione fiscale del 42,6% contro il 37% della Spagna. Questo gap di oltre 5 punti percentuali rappresenta un peso significativo sulle imprese e sui cittadini italiani, riducendo la competitività del sistema economico nazionale.
2. Burocrazia più snella
Pur non avendo statistiche precise, Cottarelli si basa sulle “abbondanti testimonianze” di una maggiore velocità burocratica in Spagna. La capacità di ottenere permessi e autorizzazioni più rapidamente rappresenta un fattore cruciale per l’attività d’impresa, riducendo i costi indiretti e i tempi di avvio dei progetti.
3. Giustizia civile più rapida
Il confronto sui tempi della giustizia è impietoso per l’Italia. Nonostante i progressi degli ultimi anni, i processi civili italiani che arrivano all’ultimo grado di giudizio durano in media ancora cinque anni e mezzo, contro i tre anni spagnoli. Questa lentezza crea incertezza per gli investimenti e complica la risoluzione delle controversie commerciali.
4. Costi energetici inferiori
La Spagna beneficia di un mix energetico più favorevole, che include il nucleare – opzione che l’Italia non ha. Questo si traduce in costi energetici più bassi per le imprese, migliorando la competitività del sistema produttivo spagnolo.
5. Forza lavoro in crescita
La Spagna beneficia di flussi migratori regolari provenienti dall’America Latina, un bacino geografico con cui condivide cultura, religione e lingua. Questo facilita l’integrazione e alimenta una crescita demografica positiva (1% annuo) che contrasta con la lenta decrescita italiana.
La questione migratoria: il nodo più complesso
Cottarelli riconosce apertamente che l’ultima questione – quella migratoria – è “la più difficile da risolvere” per l’Italia, che “non ha l’equivalente dell’America Latina”. La mancanza di un bacino geografico culturalmente affine limita le possibilità di attrarre flussi migratori regolari e qualificati che possano sostenere la crescita demografica ed economica.
Le quattro riforme possibili
L’economista è però ottimista sulle altre quattro aree, sostenendo che “dovremmo lavorare al più presto” su questioni che rappresentano “problemi che ci trasciniamo dietro da decenni”. La responsabilità di agire su questi fronti “sta alla politica”, che deve affrontare:
- La riforma del sistema fiscale per ridurre la pressione sui contribuenti
- La semplificazione burocratica per accelerare i processi amministrativi
- La riforma della giustizia per accorciare i tempi processuali
- La diversificazione del mix energetico per ridurre i costi
Il contesto europeo
L’analisi di Cottarelli si inserisce in un quadro più ampio di confronto con altri paesi del Sud Europa. Come ha sottolineato in diverse occasioni, “più rapidamente di noi vanno Spagna e Portogallo”, evidenziando come l’Italia non sia riuscita a sfruttare appieno le opportunità offerte dalla ripresa post-Covid.
La Spagna, in particolare, è riuscita a trasformare quello che inizialmente era uno svantaggio (l’impatto più forte del Covid) in un’opportunità di rilancio strutturale, implementando riforme che hanno migliorato l’ambiente per l’attività d’impresa.
La lezione spagnola
Il modello spagnolo secondo Cottarelli dimostra che è possibile “diventare spagnoli” attraverso riforme concrete e mirate. Non si tratta di copiare acriticamente un altro sistema, ma di affrontare con determinazione i nodi strutturali che frenano l’economia italiana da decenni.
La ricetta è chiara: ridurre la pressione fiscale, snellire la burocrazia, accelerare la giustizia, contenere i costi energetici. Quattro riforme che potrebbero trasformare l’Italia da paese in “persistente anemia” a economia dinamica capace di competere con i migliori partner europei.
L’esempio spagnolo dimostra che la crescita economica sostenuta non è un miraggio, ma il risultato di scelte politiche precise e coraggiose. La sfida per l’Italia è trovare la volontà politica per intraprendere questo percorso di modernizzazione strutturale.
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