Asia Pacifico: la recessione ora è “assicurata”, ecco quanto sarà grave

Se fino a poche settimane fa vi era qualche dubbio, oggi le incertezze sembrano essere state abbattute. E, secondo un recente report di S&P Global Ratings, è “garantito” che l’area Asia Pacifico entrerà in recessione.

Secondo gli analisti della società, infatti, la crescita economica Asia Pacifico nel 2020 si dimezzerà a meno del 3%, considerato che l’economia globale entrerà in recessione. “Un enorme shock del primo trimestre in Cina, le chiusure negli Stati Uniti e in Europa e la trasmissione locale del virus garantiscono una profonda recessione in tutta l’Asia Pacifico“, ha poi precisato Shaun Roache, capo economista dell’Asia Pacifico di S&P Global Ratings.

Roache ha poi precisato che la stima delle perdite di reddito dovrebbe almeno raddoppiare fino a superare i 400 miliardi di dollari. “Per i mercati del credito, una questione chiave è come queste perdite saranno distribuite tra i titoli sovrani, le imprese, le banche e le famiglie” – ha quindi aggiunto.

Per quanto concerne poi la prima protagonista di questa pandemia, la Cina, Roache ricorda come il Paese si stia gradualmente riprendendo dal duro colpo economico di inizio del 2020. I dati di febbraio confermano un enorme shock all’attività nel primo trimestre, con gli investimenti – che rappresentano circa il 45% dell’economia cinese – che a gennaio e febbraio sono scesi complessivamente di quasi il 25% rispetto a un anno fa. Nello stesso periodo, la produzione industriale e le vendite al dettaglio sono diminuite del 14% e del 21%. “Sono numeri senza precedenti“, ha precisato Roache.

È evidente che gli shock esterni dovuti alle ricadute della diffusione virale globale stiano assumendo una nuova e inattesa dimensione. I flussi di persone provenienti dagli Stati Uniti e dall’Europa saranno decimati per almeno due trimestri, aumentando la pressione sull’industria del turismo.

La risposta politica globale, che comprende il taglio a zero del tasso di politica della Federal Reserve e l’acquisto di attività su larga scala da parte della Banca del Giappone, aiuterà ad attenuare, ma non ad invertire questi shock. Le misure locali volte a sostenere i settori vulnerabili e i lavoratori possono essere d’aiuto, ma il loro effetto si attenuerà con il protrarsi della crisi.

Se la persistente incertezza si traduce in una forte preferenza per il dollaro americano, i politici dei mercati emergenti asiatici potrebbero essere costretti a un dannoso giro di vite prociclico”, ha quindi detto Roache. “I Paesi più vulnerabili ai flussi di capitali in uscita rimangono l’India, l’Indonesia e le Filippine”.

Di qui, l’abbassamento delle previsioni economiche di S&P per Cina, India e Giappone per il 2020 al 2,9%, 5,2% e -1,2% (dal 4,8%, 5,7% e -0,4% in precedenza).

E la ripresa?

Sempre secondo le elaborazioni di S&P, i tempi di una ripresa dipendono soprattutto dai progressi nel contenimento della diffusione virale. Anche se nel corso del secondo trimestre si dovessero registrare progressi importanti, dopo un periodo sostenuto di cash flow stressante molte aziende non saranno in grado di riprendere rapidamente gli investimenti. Le famiglie che hanno perso il lavoro o che hanno lavorato meno ore spenderanno meno. E le banche saranno impegnate a gestire il deterioramento della qualità degli attivi. Ci sarà una domanda repressa, ma più la crisi si trascina a lungo, più debole sarà.

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