I principali titoli azionari cinesi nel settore delle terre rare hanno registrato un calo significativo venerdì, a seguito della decisione di Pechino di concedere nuove licenze di esportazione per materiali considerati sensibili.
La mossa, che arriva in un momento di apparente distensione commerciale con gli Stati Uniti, ha avuto un impatto immediato sulle quotazioni delle principali società coinvolte nell’estrazione e nella lavorazione di questi elementi strategici.
Mercati in ribasso dopo l’annuncio cinese
A Hong Kong, China Nonferrous Mining Corp Ltd (HK:1258) e JL Mag Rare Earth Co Ltd (HK:6680) hanno visto una flessione tra il 2% e il 3%. Anche in Cina continentale la reazione è stata negativa: China Northern Rare Earth Group (SS:600111), Yongxing Special Materials (SZ:002756) e Rising Nonferrous Metals (SS:600259) hanno perso tra lo 0,4% e il 5% del loro valore di mercato.
- Titoli in calo a Hong Kong tra il 2% e il 3%
- Perdite tra lo 0,4% e il 5% per le società della Cina continentale
- Settore in flessione dopo l’annuncio di nuove licenze di esportazione
Il calo riflette l’aggiustamento delle aspettative degli investitori, che nei mesi precedenti avevano puntato su un aumento dei prezzi delle terre rare in virtù di un’offerta limitata. Ora, con il possibile ritorno a livelli di esportazione più alti, le quotazioni sembrano essersi raffreddate.
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Segnali di apertura verso l’Occidente
Il Ministero del Commercio cinese ha confermato di star riesaminando l’intero sistema delle licenze di esportazione per i materiali soggetti a controllo, con particolare riferimento a terre rare e magneti industriali.
L’annuncio arriva dopo che gli Stati Uniti hanno parzialmente revocato alcune restrizioni sull’esportazione di semiconduttori verso la Cina, suggerendo una ripresa del dialogo economico tra le due superpotenze.
- Revisione in corso delle licenze di esportazione cinesi
- Rimozione parziale delle restrizioni USA sui chip verso Pechino
- Riavvicinamento commerciale tra Cina e Stati Uniti
Non solo gli USA: Pechino ha cercato di tranquillizzare anche l’Europa, assicurando che le richieste di esportazione presentate regolarmente verranno accolte. Un messaggio volto a ridurre le tensioni commerciali e a rassicurare i partner occidentali sulla disponibilità futura delle risorse.
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Le terre rare tornano al centro della geopolitica industriale
Le terre rare sono fondamentali per la produzione di tecnologie avanzate: dai motori elettrici alle turbine eoliche, dai dispositivi elettronici ai sistemi di difesa. La Cina controlla oltre il 70% della produzione globale, il che le conferisce un potere strategico di primo piano.
All’inizio dell’anno, Pechino aveva drasticamente ridotto le esportazioni di questi materiali, come risposta alla crescente pressione commerciale e politica da parte di Washington. Tuttavia, a partire dalla fine di giugno, il governo ha iniziato a rilasciare nuove licenze alle imprese locali, in seguito a un accordo quadro con gli Stati Uniti.
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Ripercussioni anche sui mercati internazionali
La tendenza negativa non ha risparmiato nemmeno i concorrenti internazionali. Lynas Rare Earths Ltd (ASX:LYC), principale produttore non cinese di terre rare con sede in Australia, ha chiuso in calo dell’1,4% nella seduta di venerdì.
Questo riflette il timore che una maggiore disponibilità globale possa ridurre i margini di profitto anche per i player non cinesi.
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Prospettive: cooperazione o nuova competizione globale?
Le ultime mosse di Pechino potrebbero rappresentare un tentativo di allentare le tensioni e favorire una ripresa del commercio globale, soprattutto in settori altamente strategici come quello delle terre rare.
Tuttavia, resta da capire se si tratti di un’apertura strutturale o solo di una tattica temporanea nell’ambito di negoziati più ampi.
Per ora, i mercati sembrano aver colto il segnale, aggiustando rapidamente le valutazioni dei principali titoli coinvolti. Ma la partita delle terre rare, tra diplomazia e industria, è tutt’altro che conclusa.
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