Mercati emergenti, le difficoltà derivanti dalla guerra commerciale

Continuano le difficoltà per i mercati emergenti, stretti in una guerra commerciale che dovrebbe durare ancora a lungo. Le azioni delle principali piazze sono infatti in lizza per poter elevare maggio come mese peggiore da ottobre, mentre le valute hanno subito la loro più grande retrocessione settimanale da un anno a questa parte, cancellando buona parte dei precedenti guadagni maturati.

In particolare, a finire nel mirino sembra esser stata la valuta del Brasile, e quella del Sudafrica, dove pesano diverse difficoltà politiche. “Non ci sono scadenze utili per allentare la pressione sulle attività rischiose – ha dichiarato a Bloomberg Alejandro Cuadrado, senior strategist al BBVA – Le valute emergenti stanno iniziando ad essere quotate a buon mercato, ma la domanda sarà limitata dall’incertezza e dal fatto che, anche quando stavamo valutando scenari più favorevoli, non hanno dato i loro frutti”.

Dunque, è possibile (per certi versi, probabile) che nel breve termine alcune valute emergenti possano fare addirittura di peggio, come il già rammentato real brasiliano e il peso cileno, mentre per l’analista il peso messicano e il sol peruviano potrebbero sovraperformare.

È la difficoltà nei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina ad essere il principale problema per le valute emergenti, considerato che gli investitori stanno rivalutando le probabilità di un accordo tra le due maggiori economie mondiali. Il tono dei colloqui si è inasprito dopo che la Casa Bianca ha impedito alle aziende che ritenevano una minaccia per la sicurezza nazionale di vendere negli Stati Uniti e ha minacciato di mettere la Huawei Technologies Co. sulla lista nera dell’acquisto di componenti essenziali. Venerdì scorso, inoltre, diversi media cinesi hanno segnalato da parte delle autorità nazionali una mancanza di interesse a riprendere i colloqui commerciali con gli Stati Uniti.

La stessa Morgan Stanley ha in tal senso assunto una posizione pessimistica, affermando di notare rischi sul breve termine per i mercati emergenti, e con un aumento del rischio di tariffe aggiuntive tra le due parti. “I commenti dei media statali cinesi suggeriscono che le possibilità di ulteriori negoziati con gli Stati Uniti sulle questioni commerciali siano improbabili nel breve termine” – ha poi aggiunto la società.

Ad ogni modo, gli investitori non sembrano aver interamente prezzato quanto sta accadendo, perché ritengono in buona parte che l’ultima escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina sia solo una tattica negoziale per ottenere concessioni in vista di un prossimo accordo. Si tratta di un approccio che ci lascia piuttosto fiduciosi, ma che non evita, comunque, gravi ripercussioni sul breve medio termine.

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