Il capo economista della Banca centrale europea, Peter Praet, ha confermato che la riunione della BCE in programma per la prossima settimana sarà fondamentale per raggiungere una decisione su quando porre fine al programma di acquisto di titoli, nell’orbita del quantitative easing.

I commenti di Praet rafforzano l’opinione secondo cui il Consiglio direttivo è oramai vicino a risolvere la questione di quanto a lungo continuerà ad acquistare il debito per sostenere l’economia dell’area dell’euro. Secondo alcuni, il meeting potrebbe concludersi con un annuncio su quando avverrà la cessazione degli acquisti.

È chiaro che la prossima settimana il Consiglio direttivo dovrà fare questa scelta, valutando se i progressi fatti finora sono stati sufficienti a garantire un graduale abbandono dei nostri acquisti di asset” – ha detto Praet in un discorso a Berlino, pochi minuti fa. Praet ha anche detto che “le aspettative in calo del mercato, per ulteriori considerevoli espansioni del nostro programma, sono state accompagnate da aspettative di inflazione sempre più coerenti con il nostro obiettivo”, e che “i segnali di inflazione sono migliorati”.

Le osservazioni di Praet sono state assunte in grande considerazione dai mercati finanziari, considerato che il capo economista elabora le proposte politiche per il Consiglio direttivo. Attualmente, gli acquisti di asset sono programmati per essere in vigore almeno fino a settembre, e i responsabili politici dovrebbero discutere in che modo porre fine agli acquisti, anche se non è ancora certo che si possa effettivamente materializzare qualcosa. In particolar modo, nutrita è la schiera di osservatori che ritiene che il presidente Mario Draghi userà la sua conferenza stampa per segnalare che un annuncio arriverà non prima di luglio.

Ad ogni modo, anche solo avviare ufficialmente le discussioni su tale punto costituirebbe un significativo passo in avanti sulla via dell’abbandono del maxi stimolo monetario, dopo mesi in cui la BCE ha evitato di affrontare la questione. Giugno potrebbe dunque rivelarsi un’opportunità fondamentale per la banca centrale, di far capire ai mercati quanta fiducia ha nell’economia dell’area dell’euro. Se infatti è vero che il ritmo di crescita è rallentato rispetto allo scorso decennio, è anche vero che l’espansione rimane intatta e l’inflazione è finalmente cresciuta lo scorso mese. Il timore dei mercati obbligazionari sull’Italia – che la scorsa settimana ha provocato un balzo dello spread – sembra per ora essere contenuto, divenendo così improbabile che possa influenzare la politica monetaria.

Non solo. Una decisione assunta nel mese di giugno ha anche il vantaggio di essere accompagnata da nuove previsioni economiche, pubblicate ogni trimestre dallo staff della banca. A luglio invece la prospettiva potrebbe apparire più offuscata: l’inflazione potrebbe infatti subire un rallentamento a causa del picco dei costi energetici e della spinta del nuovo governo italiano, che si è impegnato a perseguire un’agenda ad alto budget che potrebbe mettere l’esecutivo tricolore in conflitto con le linee guida dell’Unione europea.

Insomma, la BCE per il momento sembra essere intenzionata a continuare a comprare il debito a un ritmo di 30 miliardi di euro al mese fino a settembre, ma ha anche segnalato che gli acquisti non si interromperanno bruscamente. Gli economisti ritengono in larga misura che vi sarà una riduzione progressiva del programma entro la fine dell’anno, anche se i proventi delle obbligazioni in scadenza continueranno a essere reinvestiti. I tassi di interesse saranno mantenuti ai minimi storici attuali fino a ben oltre la fine degli acquisti netti.

È infine possibile che, effettivamente, niente sia ancora stato deciso. I preparativi per l’incontro di giugno, che si terrà nella capitale lettone di Riga, hanno infatti ancora un bel pezzo di strada da percorrere, inclusa la finalizzazione delle proiezioni economiche.

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