Brexit, accordo raggiunto: e ora cosa succede?

I negoziatori del Regno Unito e dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla Brexit. Tuttavia, la telenovela sembra essere tutt’altro che finita. Gli oppositori della premier Theresa May in Parlamento si sono mobilitati contro di lei nel tentativo di ostacolare l’accordo, e il rischio che effettivamente la timoniera britannica possa essere politicamente rovesciata è ben esistente. D’altronde, è attualmente arduo cercare di capire come possa ottenere la necessaria approvazione del Parlamento, dove non ha una maggioranza e dove dovrà affrontare un’opposizione piuttosto diffusa.

Cerchiamo allora di chiarire che cosa potrebbe accadere, e come evitare di perdere di vista i prossimi step fondamentali.

Quanto rischia May con Brexit?

Molto, ma non moltissimo. I membri pro-Brexit del proprio partito conservatore non hanno gradito l’accordo e proprio per questo motivo stanno cercando di pianificare un voto di sfiducia contro la May. Se 48 dei 315 tories riusciranno a firmare una mozione di sfiducia, si terrà un voto ufficiale. Naturalmente, per poter vincere questa contesa, avranno bisogno di un numero maggiore (158), e non è detto che non ci riescano, anche se appare evidente che molti conservatori sono riluttanti a scardinare dalla poltrona il primo ministro appartenente al la propria parte politica, in un contesto in cui il Partito Laburista socialista di Jeremy Corbyn vuole prendere il potere.

Quante possibili ci sono che vi sia una nuova elezione?

Non tantissime. È vero che la legge britannica afferma che le elezioni si tengono una volta ogni cinque anni. Tuttavia, May ha anche indetto uno scrutinio anticipato nel 2017, e se il suo accordo dovesse essere respinto in Parlamento, allora molti ritengono che il passo successivo più logico sia un’elezione anticipata. Un simile evento potrebbe essere innescato da un voto di sfiducia nel governo, o se i due terzi della camera votano in tale direzione.

Cosa prevede l’accordo siglato con l’UE?

In breve, l’accordo – il più importante accordo internazionale nella storia britannica del dopoguerra – stabilisce i termini di separazione che permettono al Regno Unito di lasciare l’UE il 29 marzo 2019 in modo ordinato. L’intesa porta con sé un periodo di grazia di 21 mesi per dare a tutti il tempo di adattarsi alle novità, ed è accompagnata da una dichiarazione politica che stabilisce come le due parti desiderano intraprendere relazioni commerciali in futuro, anche se i dettagli di un accordo di libero scambio potrebbero richiedere anni per essere elaborati.

Allora quale è il problema dell’accordo?

Un gruppo di conservatori pro-Brexit ritengono che May abbia ceduto troppo spazio all’UE e abbia tradito l’appello dell’elettorato a riconquistare la sovranità del territorio. Alcuni ministri sono anche preoccupati che l’accordo possa intrappolare il Regno Unito in un’unione doganale con l’UE a tempo indeterminato, lasciando che si attenga a troppe regole dell’UE. Su queste basi, è molto difficile per la May ottenere l’approvazione del Parlamento.

Cosa succede se il Parlamento non vota l’accordo?

Se il Parlamento dovesse respingere l’accordo, i laburisti vorranno a tutti i costi il ricorso a un’elezione anticipata, per giocarsi la possibilità di governare il Paese. Tuttavia, il caos che ne conseguirebbe probabilmente fornirebbe anche la migliore opportunità per innescare un secondo referendum nella speranza di invertire il processo Brexit. Un gruppo interpartitico sta attualmente già cercando di organizzare una nuova votazione sull’uscita dall’UE, ma finora non c’è stata una maggioranza concorde nel muovere verso questa direzione. C’è inoltre una reale possibilità che, se l’accordo dovesse essere respinto dal Parlamento, il Paese possa finire fuori dal blocco in un limbo che nuocerebbe a commerci e mercati.

Quando voterà il Parlamento?

L’aspettativa è che a dicembre, dopo il vertice speciale dell’UE del 25 novembre, si possa procedere con il voto. Tuttavia, affinchè ciò accada, May dovrà galleggiare in sopravvivenza per un altro paio di settimane. Il Parlamento va inoltre in pausa di fine anno dal 20 dicembre…

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