Thomas Cook fallisce, centinaia di migliaia di viaggiatori a terra

Centinaia di migliaia di viaggiatori sono rimasti bloccati, nella giornata di ieri, dal crollo della più antica agenzia di viaggi del mondo, Thomas Cook. Una situazione d’emergenza, che ha scatenato quello che è stato il più grande sforzo di rimpatrio in tempo di pace in tutta la storia della Gran Bretagna.

La chiusura di Thomas Cook segna la fine di un’azienda britannica che ha iniziato le sue avventure imprenditoriali nel 1841, quando gestiva escursioni in treno, per poi evolversi e diventare pioniere degli spostamenti in Europa, America, Africa e Medio Oriente.

Prima del suo crollo, Thomas Cook gestiva hotel, resort e compagnie aeree per 19 milioni di persone ogni anno, e al momento della cessazione delle operazioni “aveva” circa 600.000 persone all’estero, richiedendo così l’aiuto di governi e compagnie di assicurazione per riportare a casa tutti i viaggiatori.

Annunciato nelle prime ore della giornata di ieri, dopo aver invano tentato di ottenere un accordo con i creditori o un piano di salvataggio del governo, il fallimento di Thomas Cook ha scatenato l’allarme negli hotel dove ad alcuni clienti è stato chiesto di pagare nuovamente i propri servizi.

Sul bilancio di Thomas Cook pesano debiti per 2,1 miliardi di dollari, a causa di una serie di iniziative non proprio fortunate, e della crescente concorrenza online. L’azienda è inoltre stata colpita nel 2016, dal tentativo di golpe in Turchia, una delle sue destinazioni principali, e dall’ondata di caldo del 2018 in tutta Europa, che ha scoraggiato i clienti dal viaggiare all’estero.

Prima del suo default, la società aveva concordato un pacchetto di salvataggio di 900 milioni di sterline con le banche e il maggiore azionista, il cinese Fosun, ma gli istituti di credito hanno chiesto ulteriori 200 milioni di sterline di garanzia per mantenere le operazioni durante la stagione invernale. In riunioni disperate tenutesi durante il fine settimana, Thomas Cook non è però riuscito ad assicurarsi più fondi, con il governo britannico che ha, dal canto suo, rifiutato un salvataggio, giudicando questo intento come una scommessa non particolarmente vincente sul lungo termine.

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