Quando si parla di guerra commerciale ci si sofferma con la giusta attenzione sulla relazione più tesa e più rilevante, quale quella tra Stati Uniti e Cina.

Tuttavia, si corre il rischio di dimenticare che, in realtà, l’amministrazione Trump ha aperti diversi dossier con altri partner globali, come l’Unione Europea.

In particolare, proprio per quanto concerne i rapporti con l’Unione Europea, gli Stati Uniti sembrano assumere un atteggiamento di varia natura. Qualche settimana fa hanno deciso di lasciare passare la scadenza di metà novembre senza assumere alcuna decisione in merito alle importazioni di auto e componentistica legata all’automotive, quali settori di principale controversia futura con il vecchio Continente.

Per quanto concerne il presente, le controversie in corso (e in particolare quelle relative ai sussidi all’industria aeronautica) hanno condotto a misure di rappresaglia che hanno colpito circa il 2% del flusso complessivo tra le due parti.

E per il futuro? I negoziati sono ancora in corso, con le barriere tariffarie medie sull’interscambio complessivo ancora basse (3%), ma con barriere non tariffarie che soprattutto gli Stati Uniti vorrebbero ridurre, oltre a dazi più elevati in alcuni settori merceologici che i negoziatori americani intendono far scendere.

La situazione non sembra dunque essere ancora molto tesa, visto e considerato che la finalità di riduzione delle barriere al trade è condiviso in linea di principio anche dall’Unione Europea, che ha conferito mandato alla Commissione Europea nell’aprile 2019.

Vedremo dunque nelle prossime settimane che cosa accadrà, anche se l’escalation sembra essere per il momento evitata.

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