Le ultime trimestrali da parte delle principali banche europee hanno dimostrato una discreta tenuta dei conti societari, con gli istituti di credito che hanno battuto di gran lunga le aspettative di mercato. I profitti sono stati sostenuti da costi più bassi, ma anche da maggiori volumi di trading e da un rimbalzo complessivo dei mercati globali.
Tuttavia, quanto appartiene al recente passato non può e non deve cancellare i gravi problemi che rimangono nel settore, e il fatto che in futuro le banche europee dovranno affrontare alcune sfide particolarmente difficili.
Di fatti, anche se i profitti del periodo sono stati migliori del previsto, non sfugge il fatto che siano comunque piuttosto “deboli”, e che una quota crescente di investitori sta mettendo in discussione il livello degli accantonamenti contro le perdite sui prestiti e su quale sarà l’impatto di medio lungo termine di questa crisi.
Il rischio è, insomma, che archiviata meglio delle stime la prima parte dell’anno, le banche europee affrontino la seconda parte con eccessivo ottimismo, sottovalutando i gravi problemi a cui andranno incontro.
Secondo gli analisti di Benor Capital, ad esempio, sono proprio gli accantonamenti a caratterizzare la maggiore fonte di incertezza, con atteggiamento incoerente tra le banche europee. Gli esperti della società sottolineano infatti come il rapporto tra gli accantonamenti e le perdite su crediti sia aumentato fino a cinque volte in alcune banche, mentre altri istituti di credito sono stati molto meno conservatori.
Questi accantonamenti, il cui volume è recentemente cresciuto proprio per far fronte al deterioramento dei crediti a causa del Covid-19, sono stati una costante negli ultimi due trimestri. BNP Paribas ha ad esempio aumentato le riserve di 329 milioni di euro nel solo secondo trimestre, mentre alla fine di giugno Deutsche Bank aveva stanziato 761 milioni di euro. Nel frattempo, Unicredit ha accantonato nello stesso periodo 937 milioni di euro.
Un altro punto di attenzione è rappresentato dalla concorrenza degli istituti statunitensi, che nel secondo trimestre hanno rivelato una prestazione migliore, grazie soprattutto al contributo dell’investment banking e del trading. Una sovraperformance che, secondo gli esperti, aggiungerà ulteriore pressione sugli istituti di credito europei.
Come ulteriore spunto di condivisione, è bene rammentare come sia molto difficile prevedere per quanto tempo durerà la crisi sanitaria e il conseguente shock economico. Anche se le banche sono riuscite a ottenere buoni risultati nel secondo trimestre, potrebbero essere solo all’inizio delle criticità.
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