L’inflazione in Europa è destinata a calare. Questa è l’indicazione che è emersa all’indomani della pubblicazione dei dati sui prezzi al consumo nel Vecchio Continente. Ad ottobre l’inflazione in Italia ha registrato un leggero ribasso all’11,8 per cento contro l’11,9 per cento di settembre. Il nostro paese non è stato un caso isolato visto che anche da altre nazioni dell’Europa, a partire dalla Francia e della Germania, sono arrivate indicazioni moderatamente positive che fanno sperare.

L’impressione è che il rally dell’inflazione nell’area Euro sia in via di esaurimento. Ovviamente guai a lasciarsi andare ad un eccesso di ottimismo che, nelle situazioni attuali, sarebbe del tutto immotivato poichè per parlare di inversione nella dinamica dell’inflazione, sono assolutamente necessarie delle conferme (quindi occhio ai dati sull’inflazione dei prossimi mesi).

Se in Europa ci sono i primi segnali su un possibile rallentamento dell’inflazione, in Usa ci sono le prime prove. Negli Stati Uniti, infatti, il momento del cambio di passo sembra essere molto più vicino rispetto all’Europa.

Come mai questa differenza tra Usa e area Euro? Come è oramai ampiamente dimostrato
gli stessi meccanismi di trasmissione della politica monetaria tra PPI e CPI hanno bisogno di un tempo maggiore per poter manifestare i propri effetti.

La moderata euforia non deve però indurre a perdere di vista i dati attuali (realissimi). Se si esclude dal calcolo dell’inflazione le voci di spesa che presentano le variazioni più estreme (siano essa positive o negative), resta una misurazione della componente di fondo (tecnicamente nota come inflazione media-troncata) che nel mese di ottobre è stata pari a circa il 7 per cento. Inoltre non si deve mai dimenticare che l’aumento dell’inflazione core non fa altro che amplificare il rischio che la dinamica dei prezzi possa restare su alti livelli.

Inutile dire che questi elementi rendono più cupa la view. Per addolcire il tutto, però, ci si può limitare a riconoscere come, alla luce degli ultimi dati, finalmente non è più il pessimismo il solo esito direzionale. Dopo tanti mesi, ci sono finalmente indicazioni incoraggianti che sarebbe sbagliato non valorizzare.

Alla luce di questa situazione “diversa” rispetto a quella di ottobre, come conviene posizionarsi? Per rispondere a questa domanda è sufficiente proseguire con la lettura del post. Ricordiamo già adesso che grazie a piattaforme come quella di eToro è possibile fare trading su tantissimi mercati da un solo account. Questo è un vantaggio significativo soprattutto per quei traders che sono soliti operare su più asset oltre che variare spesso il loro posizionamento sulle varie classi di mercato. Sempre eToro consente anche di fare prima pratica con la demo gratuita per poi passare solo dopo al conto reale.

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Come investire quando l’inflazione è in calo?

Cerchiamo adesso di capire come si può operare in una fase in cui l’inflazione è destinata a calare. Costruire una strategia operativa anti-inflazione significa creare un portafoglio con rendimento che, in prospettiva, sia più alto del trend dell’inflazione. Si tratta della classica operazione che è facile a dirsi ma difficilissima a farsi. Se per quello che riguarda le obbligazioni, sono solo i bond inflation-linked a consentire una contro l’inflazione (ma solo se essi restano in portafoglio fino alla scadenza) è sull’azionario che il discorso diventa più complesso.

Vanno infatti considerate una serie di caratteristiche diverse. Da un lato, in presenza di costi che crescono (ma senza strappi eccessivi), le quotate possono trarre beneficio da un effetto positivo sui prezzi di vendita. Dall’altro, in presenza di costi che crescono troppo rapidamente, le conseguenze non possono che essere negative.

Per investire in una fase caratterizzata da forte inflazione, bisogna poi considerare altri elementi a partire dall’obbligo di diversificare.

Operativamente si tratta poi di usare una strategia di tipo bottom up che sia focalizzata su tutte quelle società che sono esposte meno di altre alla dinamica dell’inflazione o anche su quelle quotate che, grazie alla loro struttura e al loro business, possono aumentare i prezzi di vendite per far fronte all’incremento dei costi di produzione.

La curiosità a questo punto è d’obbligo: quali sono queste azioni a cui guardare? Senza fare nomi specifici, le caratteristiche che le quotate devono avere per essere anti-inflazione sono tre: devono essere in grado di produrre cassa, devono avere una redditività che sia mediamente superiore a quella del settore di rifermento e in ultimo devono essere leader del mercato in cui operano.

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